Partorire in Italia è sicuro. Sempre?

Partorire in Italia è sicuro. Sempre?

Alla luce dei recenti fatti di cronaca, ci si chiede se in effetti in Italia sia o meno sicuro partorire. Queste le parole di Paolo Scollo, presidente della Società italiana di Ginecologia e Ostetricia (Sigo): “In Italia si partorisce bene, abbiamo alta qualità e uno dei più bassi indici di mortalità materna. Siamo in linea con gli standard Ue”. I decessi della settimana delle feste sarebbero “un fatto casuale, se vanno accertate le cause”.

Sono cinque le puerpere morte. Ove si sia verificata la precedente morte del feto, non si può fare a meno di ipotizzare che il fatto che il cuoricino non battesse più potesse essere diagnosticato in tempo. Spicca il caso della donna deceduta insieme al suo bambino durante il parto la notte di Santo Stefano a Torino.

Non bisogna aver paura di partorire in Italia

Continua Scollo: “Non penso neanche siano decessi legati a turni di personale nelle festività; sono successi in punti di alta eccellenza che non hanno problemi. Non bisogna aver paura di partorire in Italia, ma ora bisogna forzare la mano sulla chiusura dei punti nascita con meno di 500 parti l’anno a garanzia di mamma e nascituro. Bisogna verificare se le due partorienti tra le cinque morte nei giorni scorsi fossero obese già prima della gravidanza o abbiamo avuto un incremento ponderale eccessivo, dell’ordine di 30 chili, durante la gravidanza perché è sostanziale. Le linee guida vengono aggiornate normalmente e c’è già presso l’Iss un gruppo di lavoro ad hoc. Mentre il Registro dei decessi viene già fatto in alcune Regioni, che comunicano ogni caso di mortalità materna all’Istituto Superiore Sanità (Iss) che ne fa l’audit. Il tema del partorire in sicurezza va ancora una volta a ribadire l’importanza di chiudere punti nascita con meno di 500 parti l’anno”. La chiave è davvero chiudere i punti nascita?

Partorire in Italia, troppe morti di parto

Emilia Grazia De Biasi, presidente della Commissione Sanità del Senato, ha proposto di “istituire, presso l’Istituto Superiore di Sanità, un registro delle morti materne”.

Secondo lei, le indagini ministeriali sono un’azione degna di nota.

“Tuttavia, i metodi ispettivi non sono sufficienti”.

Sussistono differenze regionali, e nella stessa regione differenze tra strutture. Sarebbe una buona idea porre sotto monitoraggio gli eventi avversi. Così conclude De Biasi:

Un registro che segua l’esempio di quello inglese e che permetta “di intervenire sulle cause scientifiche dei decessi” sembra un buon progetto.

About Isabella Lopardi

Isabella Lopardi ha lavorato come giornalista, traduttrice, correttrice di bozze, redattrice editoriale, editrice, libraia. Ha viaggiato e vissuto a L'Aquila, Roma, Milano. Ha una laurea magistrale con lode in Management e comunicazione d'impresa, è pubblicista e redattore editoriale. E' preside del corso di giornalismo della Pareto University.

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