E’ stato redatto, primo in Italia, un documento chiamato Consensus, relativo alla vitamina D in età pediatrica. Se ne sono occupate la Società italiana di Pediatria (Sip) e la Società italiana di Pediatria preventiva e sociale (Sipps): hanno collaborato con la Federazione medici pediatri (Fimp).
Sono contenute nel testo le raccomandazioni per prevenire l’ipovitaminosi D in età pediatrica. L’idea è individuare i soggetti a rischio e indicare le modalità di profilassi e trattamento.
Vitamina D, la parola agli esperti
Giuseppe Saggese, presidente della Conferenza permanente dei direttori delle scuole di specializzazione in Pediatria e coordinatore e scientifico della Consensus, si è espresso in questo modo: “La principale novità del documento è rappresentata dalle recenti acquisizioni scientifiche relative alle azioni extrascheletriche della vitamina D nel bambino e nell’adolescente. Sino ad ora sapevamo che la vitamina D previene malattie dell’apparato osseo, come il rachitismo e l’osteoporosi, perché favorisce nell’organismo i processi di assorbimento del calcio, elemento costitutivo dell’apparato scheletrico. Nuove evidenze suggeriscono che la vitamina D ha un ruolo positivo in alcune patologie autoimmuni, come il diabete mellito 1 e l’artrite idiopatica giovanile, ma anche nell’asma, nel broncospasmo e nelle infezioni respiratorie ricorrenti. Alcuni studi hanno messo in luce che i bambini con queste infezioni hanno livelli più bassi di vitamina D e si è visto anche che la vitamina D ne migliora il decorso. Si tratta di letteratura recente ancora oggetto di approfondimento, ma i risultati sono incoraggianti e aprono nuove prospettive di utilizzo della vitamina D. In attesa di dati definitivi, i pediatri devono comportarsi usando i principi del buon senso e facendo riferimento alle raccomandazioni della Consensus”.
Vitamina D carente nei bambini italiani
La maggior parte dei bambini italiani è carente di vitamina D, nonostante i benefici evidenti. Secondo il presidente Sip Giovanni Corsello, “L’ipovitaminosi D, condizione che va dall’ insufficienza al deficit di vitamina D, riguarda oltre un bambino su due, con punte massime in epoca neonatale e nell’adolescenza, dove si arriva a percentuali del 70%”.
Vitamina D, soggetti a rischio di ipovitaminosi
Ci mette a rischio la scarsa esposizione solare, con la quale ci riforniamo di vitamina D. Quest’ultima, in effetti, viene prodotta dal nostro organismo per mezzo della sintesi cutanea, indotta dall’esposizione ai raggi solari.
Gioco e attività fisica per rifornirsi di vitamina D
Aggiunge Corsello: “Gioco e attività fisica all’aria aperta dovrebbero essere maggiormente incoraggiati soprattutto durante la bella stagione, anche perché da novembre a febbraio l’inclinazione dei raggi ultravioletti è insufficiente a favorire la produzione di vitamina D. Il consiglio è rivolto soprattutto agli adolescenti, che registrano i deficit più elevati di vitamina D anche a causa di stili di vita errati, come passare molte ore chiusi in casa davanti al computer o alla tv e non fare attività fisica”.
Vitamina D e allattamento al seno
Il latte materno non contiene quantità sufficienti di vitamina D: per questa ragione l’allattamento al seno esclusivo prolungato, senza supplementazione di vitamina D è un fattore di rischio. Lo applicano culture come quelle araba o quella africana.
Quando manca la vitamina D
Se il bambino è obeso, il tessuto adiposo “sequestra” la vitamina D. Se si ha la pelle scura, poi, i raggi solari non filtrano: bisogna preservare, dunque, i bambini migranti.
Vitamina D, conseguenze dell’ipovitaminosi
Nel neonato la vitamina D previene il rachitismo. Secondo Giuseppe Di Mauro, presidente Sipps, “Nel bambino e nell’adolescente la vitamina D – così come il calcio e l’attività fisica – ha un impatto positivo sui processi di acquisizione della massa ossea. Un individuo raggiunge il suo livello più elevato di massa ossea intorno ai 20 anni: tanto maggiore è il picco, tanto minore è la probabilità di andare incontro all’osteoporosi nelle età successive della vita, soprattutto dopo la menopausa. I bambini italiani mediamente non arrivano al 50% del fabbisogno giornaliero di calcio. Pediatri e genitori devono incoraggiarli di più a fare colazione con una bella tazza di latte, un’abitudine italiana da difendere”.
Vitamina D, le raccomandazioni
Per il primo anno di vita, Consensus raccomanda la profilassi con vitamina D per tutti i neonati, indipendentemente dall’allattamento. Né il latte materno, né quello in formula (anche se addizionato) coprono il fabbisogno giornaliero di vitamina D. Sarebbe necessario, al fine di raggiungerlo, consumare un litro di latte in formula al giorno, soglia che si raggiunge soltanto quando si è prossimi allo svezzamento. Si raccomanda la profilassi a tutte le donne in gravidanza o allattamento.
Da 1 a 18 anni, la profilassi giornaliera deve riguardare soltanto i soggetti a rischio. Parliamo di bambini di etnia non caucasica ed elevata pigmentazione, con ridotta esposizione solare, che seguono regimi alimentari inadeguati come la dieta vegana, fanciulli con insufficienza renale o epatite cronica, obesi, affetti da malattie infiammatorie croniche o da celiachia.
Vitamina D: ma il sole fa bene a tutto?
Il sole, in sintesi, fa bene, in quanto incrementa le nostre riserve di vitamina D. Data l’azione dei raggi ultravioletti sulla nostra pelle, tuttavia, può far male. L’unico consiglio che possiamo dare è perseguire l’equilibrio e aver cura dei soggetti a rischio: parliamo di rischio ipovitaminosi, ma anche di rischio melanoma. Esporsi al sole, del resto, non significa necessariamente abbronzarsi.