Giornata della donna: tra disparità di genere e empowerment femminile

Giornata della donna: tra disparità di genere e empowerment femminile

L’8 marzo si celebra la Giornata internazionale della donna per ricordare sia le conquiste sociali, economiche e politiche ottenute nel corso della storia, sia le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggetto in ogni parte del mondo.

Spesso nell’accezione comune, viene definita come Festa della donna, anche se è più corretto Giornata internazionale della donna perché la motivazione non è la festa, ma la riflessione.

Ecco quindi: spunti di riflessione, informazioni e considerazioni sull’empowerment femminile, sul benessere psicologico delle donne e sulla disparità di genere.

Lavori domestici come attività per donne: è ora di cambiare mindset

Nonostante l’84% degli italiani sia convinto che gli uomini e le donne possano svolgere gli stessi lavori, di fronte alle attività domestiche, invece, sembra che la differenza di genere si faccia ancora sentire.

Non sorprende quindi che i nostri connazionali si fiderebbero più di una donna che di un uomo per pulire la casa (77% vs 41%), per riordinare i vestiti nell’armadio (79% vs 39%) e per stirare (76% vs 36%).

Gli stereotipi di genere sono confermati anche per le attività di manutenzione della casa.

Gli italiani ripongono più fiducia in un uomo che in una donna per riparare un guasto elettrico, con la metà (49%) degli intervistati che si fiderebbe ciecamente di un uomo e il 37% di una donna, per sistemare un tubo che perde (50% vs 39%) e per i lavori di falegnameria (51% vs 39%).

Al contrario, il 29% degli uomini si fiderebbe poco o niente di una donna per riparare un guasto elettrico, il 27% non farebbe aggiustare un tubo che perde a una donna e il 24% metterebbe in dubbio il risultato di un lavoro di falegnameria se a farlo fosse una donna.

Donne vs Donne

Queste percezioni, seppure in proporzione minore, vengono condivise anche dalle donne stesse: il 22% di loro non si fiderebbe di una persona dello stesso genere per le riparazioni elettriche, il 18% non pensa che le donne siano in grado di aggiustare un tubo che perde e il 17% non sarebbe sicura del risultato di un lavoro di falegnameria se a farlo fosse una donna.

Oltre ai lavori domestici c’è di più

Il 46% degli intervistati si fiderebbe ciecamente di una donna per spostare scatoloni per un trasloco, percentuale che sale al 63% se a svolgere questa attività fosse un uomo.

Eppure, nonostante questo, il 60% delle italiane dichiara di essersene occupata senza l’ausilio di altre persone, rispetto al 54% degli uomini.

Il 63% delle intervistate ha affermato di lavare da sola la propria auto, il 42% di montare in autonomia i mobili, il 19% di riparare i tubi quando perdono acqua, il 13% di fare lavori di falegnameria e il 9% di riparare i guasti all’impianto elettrico.

Proprio per accrescere la consapevolezza delle donne nelle proprie capacità e per scardinare gli stereotipi di genere, Taskrabbit ha lanciato un mentorship program per le nuove tasker iscritte alla piattaforma, in cui le mentori saranno proprio le tasker che in questi anni sono state particolarmente attive nei lavori di riparazione e montaggio mobili.

“Siamo lieti di lanciare un mentorship program per riaccendere la fiducia delle donne nelle proprie potenzialità. L’anno scorso in Italia abbiamo notato che il 60% delle persone che hanno visitato la piattaforma per iscriversi come tasker erano donne”, dice Begüm Zarmann, Managing Director di Taskrabbit Europe. “Quando si parla di pregiudizi, c’è ancora molto lavoro da fare e la nostra iniziativa è solo un piccolo passo nella lotta contro gli stereotipi, ma i piccoli passi sono necessari per avviare un movimento più grande”.

Carico mentale: quel peso invisibile che grava sulle donne

In inglese lo chiamano mental load, ovvero carico mentale. Si verifica quando il flusso di pensieri legato ai diversi aspetti della quotidianità e alla loro organizzazione affolla la mente pressoché ininterrottamente e con prepotenza.

Nella maggior parte dei casi, questo sovraccarico psicologico colpisce le donne.

Anzi, il termine stesso è stato cucito proprio “sulle” donne, per accendere l’attenzione su una problematica che affligge principalmente l’universo femminile.

Il termine racchiude in sé il peso di quell’invisibile fardello che deriva dal destreggiarsi tra la vita, il lavoro e le responsabilità della gestione della casa.

Si tratta di un carico cognitivo importante, che va a costituire il fenomeno della “doppia giornata”, che la donna tende a condurre e che la porta a percepire la propria vita come un turno di lavoro infinito.

”Il mental load è quello stato ansiogeno che ci pervade quando sentiamo di aver fallito per non aver rispettato la tabella di marcia che ci eravamo imposti o quando il pensiero di non riuscire a gestire alla perfezione ogni aspetto della vita ci fa sentire oppressi e inermi.

Queste sensazioni negative, che sembrano non volerci mai dare pace, sono gli ingredienti di quel cocktail nocivo e pericoloso che porta il nome di carico mentale”, dice la dottoressa Valeria Fiorenza Perris, Psicoterapeuta e Clinical Director di Unobravo.

“Infatti, spesso, quando si cerca di avere sempre tutto sotto controllo e di stare dietro a ogni incombenza, si finisce col trascurare l’unica cosa che sembrerebbe tralasciabile: se stessi e la propria realizzazione.

Sono molte le donne che, sovraccaricate dagli impegni quotidiani, mettono da parte la carriera o, peggio ancora, rinunciano ad avere interessi, passioni e aspirazioni personali.

Questo, sul lungo periodo, può portare a una progressiva perdita di motivazione e voglia di fare, che potrebbe sfociare in uno stato di profonda insoddisfazione”.

Giornata della donna: Donne e imprenditoria

Imprenditoria femminile: desideri, paure e difficoltà

In termini di parità di genere in campo imprenditoriale, l’Italia è ancora un passo indietro rispetto agli altri Paesi europei: secondo i dati ufficiali di Unioncamere, a fine settembre 2022 le aziende femminili erano più di 1 milione 342 mila, rappresentando il 22,18% dell’imprenditoria italiana, mentre negli altri paesi dell’UE la percentuale media è intorno al 32%.

Secondo l’Osservatorio di SumUp, motivano le imprenditrici italiane ad aprire un’attività soprattutto il desiderio di fare impresa (20,5%) e la possibilità di essere creative (21%), mentre nelle altre nazioni sono la voglia di autonomia professionale (54,5% in Francia) e personale (work-life balance al 37,7% in UK) i principali fattori motivanti.

Tuttavia, in Italia non mancano le difficoltà legate, per oltre metà delle imprenditrici (56,4%), alla burocrazia, cui si affianca il tema della gestione  degli impegni familiari (21,9%).

In altri Paesi le problematiche si presentano in una fase più evoluta dell’impresa, per esempio durante la ricerca di personale qualificato (una sfida nel 41,4% dei casi per le imprenditrici in Germania) e le fasi di accesso al capitale (29,2% in Francia).

D’altro canto, le imprenditrici italiane mostrano di avere obiettivi molto chiari: tra le priorità hanno la ricerca del work life balance (47,5%) e l’espansione della propria attività nel 44,8% dei casi, rispetto per esempio al  20,1% delle inglesi.

L’importanza della mentalità: non abbiate paura di fallire

Emerge inoltre, tra le imprenditrici italiane un mindset non positivo, oltre a un evidente senso di inadeguatezza.

Anche se solo il 13,5% delle imprenditrici indica stereotipi e pregiudizi di genere come un ostacolo alla propria affermazione, è necessario un cambio di mindset nelle donne perché abbiano maggiore fiducia in loro stesse: nel 35,7% dei casi ammettono infatti, di essere frenate dalla paura di fallire e oltre 4 donne su 10 percepiscono di avere più difficoltà a far crescere un’impresa rispetto agli uomini.

Un cambio di mentalità che, guardando i dati, potrebbe essere già in corso: il 38% delle imprenditrici tende ad avere una forza lavoro composta tra il 75 e il 100% da donne, con l’obiettivo di contribuire all’empowerment femminile.

Infine, la tecnologia può fungere da abilitatore positivo per fare impresa, offrendo a tutti le stesse possibilità. A dimostrare il ruolo della tecnologia è anche un ulteriore dato di Unioncamere: sono 2mila le startup innovative femminili registrate a fine settembre 2022, con una crescita del 40% rispetto allo scorso biennio.

La community al femminile: dalle sigaraie alle imprenditrici

Tra i numerosi negozi nel nuovo workplace di Firenze spiccano le realtà imprenditoriali al femminile che hanno scelto l’ex fabbrica di sigari come luogo dove esprimere la creatività e far crescere il proprio business.

Infatti, nella storica fabbrica di sigari fiorentina che ha visto al lavoro oltre 1.400 dipendenti di cui buona parte erano donne, vera anima della produzione e straordinario simbolo di emancipazione femminile, oggi le donne si riconfermano le protagoniste di Manifattura Tabacchi.

Oltre 20 anni dopo la sua chiusura, accoglie una community di realtà fondate o guidate da talenti al femminile che contribuiscono alla creazione di un ecosistema dinamico, capace di favorire sinergie e opportunità di crescita.

Dal food all’alta moda, dal design all’arredo, le nuove realtà rendono Manifattura Tabacchi un nuovo distretto urbano all’avanguardia: un luogo aperto a tutti e connesso col mondo, un quartiere dove lavorare, vivere, incontrarsi, studiare e ispirarsi.

Giornata della donna: considerazioni, aspettative e timori delle donne “attorno agli anta”

In occasione della Festa della Donna, VediamociChiara presenta i risultati di un’indagine che ha coinvolto oltre 2.500 visitatrici del sito (età compresa tra i 48 e i 58 anni), con l’obiettivo di indagare le considerazioni, aspettative e timori delle donne “attorno agli anta”.

I risultati dell’indagine

Scopriamo così che la sindrome del nido vuoto sembra appartenere più al passato che al presente, perché la maggior parte delle intervistate vive il raggiungimento dell’indipendenza economica e sentimentale dei figli come un vero e proprio traguardo per loro (68%), e lo spazio lasciato libero dai figli è stato in parte sostituito da cani e gatti, spesso già in casa, che ora raccolgono tutte le loro premure (57%), incluse quelle del partner (per il 46%).

L’indagine ha anche approfondito la consapevolezza di sé e di ciò che piace e si desidera con risultati sorprendenti: questa, infatti, viene considerata la più grande conquista del giro di boa dei 50 anni, per oltre l’80% delle donne che hanno risposto al sondaggio.

Ovviamente, a fianco delle opportunità e dei desideri legate a questa “nuova età”, emergono anche alcuni timori, tra cui: la paura di non sapere quando e se le sgradevoli sensazioni e i disturbi legati alla menopausa finiranno (62%), e quella di non essere più desiderata e desiderabile (52%) e la paura di diresono in menopausa” (46%), che viene percepita a volte quasi fosse una “malattia” invalidante o uno “stigma”.

Riguardo il tempo libero, sono molte le donne attorno agli anta che, post pandemia, hanno trovato finalmente il tempo per dedicarsi anche ad altro (63%): lettura e svago (62%), amiche e amici (58%), attività fisiche come Yoga, Pilates, Danza e Camminata di gruppo (54%).

Tra i dati emersi ce ne sono alcuni da sottolineare: è molto interessante scoprire, infatti, che oltre il 43% si è iscritta a corsi di vario tipo: dalla cucina, alle lingue, dall’arte, alla cultura, mentre un gruppo significativo, oltre il 33%, si dedica anche ad attività caritatevoli.

 

 

 

 

 

 

Immagine copertina di olia danilevich https://www.pexels.com/it-it/foto/persone-laptop-ufficio-lavorando-8145335/

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