Medicina, sempre più un lavoro di équipe

Medicina, sempre più un lavoro di équipe

Il futuro della medicina è nella sinergia: specialisti di tutti gli ambiti professionali dovrebbero per quanto possibile lavorare in équipe e collaborare alle diagnosi, creando un mosaico di colori. Si applicano le regole in uso in psicologia sulla dinamica dei gruppi, che insegnano a gestire la voce fuori dal coro, l’opinione dissonante, per volgerla a proprio vantaggio, compiendo passi avanti. Avviene in reumatologia e gastroenterologia: abbiamo intervistato il professor Vincenzo Bruzzese, presidente nazionale Sigr (Società italiana gastroreumatologia, ndr), reumatologo internista, primario della Uoc di Medicina Interna dell’Ospedale nuovo Regina Margherita di Roma. Ha spiegato per noi come questi due ambiti sfumano l’uno nell’altro. Queste le sue parole.

 

Dal 24 al 26 giugno si svolgerà il secondo Congresso Nazionale della Società Italiana di GastroReumatologia (Sigr). Su che cosa si basa il suo intervento al congresso?

 

Come presidente della Sigr, vorrei sottolineare il mio ruolo di moderatore nella sessione dedicata ai progetti della società. Ne verranno presentati due: uno sull’ambulatorio integrato tra reumatologo e gastroenterologo e l’altro sul registro laziale delle spondiloartriti. Si tratta di due progetti innovativi.

Il primo ha come finalità la creazione di ambulatori,sia in ospedale che sul territorio, in cui le due figure del reumatologo e del gastroenterologo lavorano e visitano contemporaneamente pazienti che presentano patologie infiammatorie intestinali con sovrapposizioni di sintomi reumatologici e viceversa. Questa stretta collaborazione potrà portare ad una più rapida diagnosi di queste sovrapposizioni cliniche ed ad una più precisa ed efficace terapia.

Il secondo progetto vedrà impegnate numerose strutture ospedaliere ed universitarie della regione Lazio per la formulazione di un registro delle spondiloartriti. Questo è un progetto ambizioso, considerando che al momento non esiste un registro nazionale, ma neanche regionale di queste malattie. Quindi noi non conosciamo in effetti quale sia la reale incidenza di queste malattie sulla popolazione.

Inoltre interverrò su una patologia molto importante e spesso misconosciuta, soprattutto in ambito gastroenterologico, quale l’osteoporosi in corso di malattie infiammatorie croniche ed il ruolo delle citochine infiammatorie. (molecole proteiche che funzionano come strumento di comunicazione fra le cellule del sistema immunitario e fra queste e diversi organi, ndr)

 

Potrebbe fare un esempio del modo in cui si sovrappongono patologie intestinali e reumatologiche, e di osteoporosi in corso di malattie infiammatorie croniche?

 

Le Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (Mici), ovvero il M di Crohn e la rettocolite ulcerosa, nel loro lungo decorso, possono complicarsi con patologie di tipo reumatologico, quali le spondiloartriti e le artriti periferiche. Il paziente affetto da Mici, può cioè iniziare a soffrire di dolore alla colonna vertebrale, soprattutto a riposo, e/o di dolore e tumefazione alle articolazioni periferiche. Al contrario, ma più raramente, il paziente con spondiloartrite può complicarsi con una Mici, ed avvertire sintomi intestinali, quali diarrea, dolori addominali e rettorragia.

Per quanto riguarda l’osteoporosi in corso di malattie infiammatorie croniche, siano esse di tipo reumatologico o di tipo intestinale, il problema è meno conosciuto e sentito.

Indubbiamente le citochine infiammatorie che innescano e sostengono queste patologie, giocano anche un ruolo fondamentale nel determinare osteoporosi. (Queste citochine , soprattutto il Tumor Necrosis Factor (Tnf) e L’Interleukina 6 (Il6), attivano un’altra citochina, denominata Rankl, la quale è fondamentale per la maturazione degli osteoclasti, le cellule deputate al riassorbimento osseo) Inoltre in queste malattie viene spesso effettuata una terapia cortisonica prolungata. Il cortisone , anche per brevi periodi e per dosi non elevate provoca un’alterazione della qualità dell’osso, con un rischio maggiore di fratture, soprattutto a livello vertebrale.

 

 

Come si struttura la sinergia tra reumatologo e gastroenterologo?

 

 

Occorre una più stretta collaborazione, che non può essere limita ad una semplice consulenza , anche se condivisa. Occorre, come abbiamo detto, creare questi ambulatori in cui entrambe le figure professionali visitino pazienti selezionati e decidano insieme se realmente vi sia un problema sia intestinale che reumatologico.

 

 

Quali sono i sintomi che lei definirebbe di confine?

 

Ci sono dei sintomi che più di confine definirei di allarme. Se un paziente con patologia reumatica inizia a soffrire di diarrea cronica o dolori addominali o sanguinamento rettale ed ha anche una Ves e Pcr (Proteina C reattiva, ndr) elevate, si può ragionevolmente pensare che questo paziente possa avere una Mici (malattia infiammatoria cronica intestinale, ndr). Al contrario se un paziente con Mici inizia a soffrire di dolore alla colonna vertebrale, soprattutto in regione lombare, che dura da più di 3 mesi e non risponde alle normali terapie anti infiammatorie e che peggiora con il riposo, si può ragionevolmente dedurre di essere di fronte ad una complicazione reumatologica delle Mici, denominata spondiloartrite.

 

Quale è il quadro futuro in questo ambito?

 

Il futuro è anche una questione di mentalità. Il reumatologo ed il gastroenterologo devono necessariamente avere un approccio olistico al paziente, in definitiva un approccio di tipo internistico. Non si può essere settoriali, se no le patologie sfuggono.

Poi c’è la necessità di una migliore organizzazione delle strutture sia esse ospedaliere che territoriali.Infine nel prossimo futuro avremo a disposizione altri farmaci cosiddetti biologici, più attivi e più sicuri, con cui potremo controllare, ancora meglio di quanto facciamo oggi, queste malattie e le loro intrinseche correlazioni.

 

 

 

 

About Isabella Lopardi

Isabella Lopardi ha lavorato come giornalista, traduttrice, correttrice di bozze, redattrice editoriale, editrice, libraia. Ha viaggiato e vissuto a L'Aquila, Roma, Milano. Ha una laurea magistrale con lode in Management e comunicazione d'impresa, è pubblicista e redattore editoriale. E' preside del corso di giornalismo della Pareto University.

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