Ti conosco mascherina. Meglio sempre sapere com'è fatta e da dove viene

Ti conosco mascherina. Meglio sapere com’è fatta e da dove viene

Mascherina: chi l’ha usata poco, chi sempre, chi non capisce perchè usarla, chi teme che dobbiamo riprenderla a usarla tutti. Una non vale l’altra e soprattutto è importante sapere quali sono le certificazioni giuste e chi le ha. Lo spiega Rino Bertand, titolare Ti conosco mascherina. Meglio sempre sapere com'è fatta e da dove vienedi un’azienda di Modena che per primo ha avuto la certificazione INAIL insieme alle indicazioni del virologo Fabrizio Pregliasco.

Quasi non ci ricordiamo più quando abbiamo iniziato a metterla, al punto che prima di chiudere la porta di casa, ripassiamo l’elenco delle cose da non dimenticare mettendoci tra le prime la mascherina.

Quanto durerà ancora? E’ stato utile? Finirà? Ce le terremo comunque in borsa?

Ci eravamo abituati a vedere con la mascherina solo i medici, le persone particolarmente indebolite da malattie immuni, quelli forse troppo ipocondriaci. Ora guardiamo con sospetto chi se la sta abbassando per sistemarla o chi se la sposta perchè si sono appannati gli occhiali.

Perchè la distanza è così importante se è obbligatorio l’uso delle mascherine? Non bastano le mascherine a proteggerci? E se ci fosse una ricaduta?

Il termine “chirurgico” attribuito alle mascherine, confonde un po’ il livello di sicurezza che un nome così potrebbe far pensare perchè legato agli ambienti sanitari. Ma in realtà è il primo di una scala ben più lunga, inevitabilmente connessa con i centimetri che ci separano dal rischio contagio di chi ho di fronte.

Mascherina: piatta, a beccuccio, con la valvola o senza, con gli elastici o coi nastri

La forma più o meno elaborata non fa rima con sicurezza, perchè quello che conta è la cerificazione che è riportata e che conferma la conformità.

“Sono molti i passaggi che un’azieda deve tenere in considerazione, valutando bene l’iter che precede la messa in commercio. Quando ci siamo affacciati a questo mercato, decidendo di riconvertire parte delle nostre attività, abbiamo voluto e dovuto adeguarci ai processi che la legge italiana e europea impone, con notevoli sforzi e impegno a parte nostra”, spiega  Bertrand, imprenditore Modenese. “La nostra azienda è stata la prima in Italia a essere certificata Inail, è questo riconoscimento ci sta privilengiando . Ho selezionato con attenzine l’azienda estera alla quale abbiamo chiesto una fornitura di mascherine. Sono molto contento di aver avuto questa intuizione che, grazie al lavoro di squadra, ha potuto soddisfare le numerose richieste in Italia, soprattutto grazie alla nostra gamma di mascherine, tutte nel rispetto delle normative in corso”

Mascherina: quanti tipi ne esistono?

Le categorie di mascherine sono di due e quello che cambia sono i livelli di percentuale di protezione diversi a seconda del dispositivo che stiamo utilizando. Non basta riconscerle e colpo d’occhio: l’unico modo è vedere se c’è il marchio di protezione CE  (lo stesso che siamo abituati a vedere sulle confezioni dei giocattoli, per intenderci).

“Le mascherine definite chirurgiche hanno un’efficacia di protezione del 95% dall’emissione delle goccioline respiratorie, ma solo del 20% dall’esterno verso l’interno”, interviene il virologo Fabrizio Pregliasco. “Il nome deriva dal fatto che sono nate per proteggere il paziente dal chirurgo, durante le attività sanitarie e non viceversa. Ne esiste un’altra di catogoria che viene definita di protezione individuale (DPI o N95 se vogliamo usare il modo americano per definirle) con percentuali di protezione di particelle più piccole e che hanno un nome diverso a seconda della maggiore capacità filtrante. Si parte da quella denominata FFP1, con un livello di filtrazione leggermente superiore a quella chirurgica, passando a quella più utilizzata e denominata FFP2 in grado di proteggere ancora meglio riducendo il rischio di contagio, fino a quella FFP3 decisamente poco indicata per un uso quotidiano della popolazione (perchè troppo sigillante)”.

Mascherina: per quonto tempo è efficace?

Esiste anche una scadenza della mascherina, perchè dopo 4-6 ore andrebbero cambiate.

“La possibile carica virale presente all’esterno della mascherina non è troppo alta, per cui arieggiandole e struzzando gel alcolico si possono utilizzare per qualche ora in più” , continua Pregliasco.

Il valore di un’azienda che si è trasformata con competenza

“Non sono ammesse improvvisazioni o scommesse, soprattutto quando si parla di salute. Un’azienda deve fare attenzione e avere competenze per poter veicolare un prodotto come questo. Noi abbiamo avuto la lungimiranza di essere stata la prima che ha ottenuto la certificazione dell’Inail, che garantisce i requisiti di sicurezza e tutte le caratteristiche necessarie per essere un dispositivo di protezione”, conclude Bertrand, capitano di My Benefit. Questa distinzione è molto importante e ha permesso a un’azienda come la mia di poter raggiungere il mercato anche con questi dispositivi. Ho assistito e contribuito a una vera trasformazione che ha visto un upgrade al punto addirittura di dover aumentare il numero del personale per poter fronteggiare le richieste”

 

 

 

 

About Rita Tosi

Manager della comunicazione, che da circa 20 anni si occupa di di tecniche di relazioni e sviluppo strategico per aziende e privati che cercano visibilità. Dopo un necessario passaggio (e sosta) nelle principali agenzie di comunicazioni internazionali (Edelman, Gruppo Publicis e Hill&Knowlton) con ruoli apicali, continua a creare eventi e rafforzare il proprio know-how attraverso l'attività in proprio. Allena la sua capacità organizzativa, gestionale e di relazione anche in famiglia, con 1 marito, 3 figli, 1 cane, 4 tartarughe, 4 pesci rossi, 1 geco e un terrazzo.

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