Esclusi i tumori della pelle, rappresenta il tumore più diffuso nel sesso maschile. In Italia, secondo le stime dell’Istituto Nazionale dei Tumori e dell’Istituto Superiore di Sanità, si verificano circa 36 mila nuovi casi ogni anno. Fortunatamente, oggi il tumore della prostata è quasi sempre trattabile, tanto che la sopravvivenza a cinque anni supera ormai il 90%. Ma quali sono le cure?
Che cos’è il tumore della prostata
Per tumore della prostata si intende una categoria multiforme di malattie tumorali diverse, sotto tanti aspetti. Ciascun tipo presenta una propria genesi, determinate manifestazioni, un vario grado di aggressività. Basti sapere che solamente dal punto di vista genetico esistono oltre 100 varianti, che si traducono in comportamenti biologici e clinici assai differenti. È normale, dunque, che esistano diverse opzioni di trattamento.
Non sempre va curato
Quando il tumore della prostata appartiene a una classe di rischio bassa e molto bassa, in alcuni casi si opta per la sorveglianza attiva, che consiste nel sottoporre semplicemente l’uomo a controlli regolari. Occorre sapere, infatti, che più della metà dei tumori non è letale, per cui non richiede un trattamento. Attualmente, al mondo esistono quattro principali protocolli di sorveglianza attiva. Il più utilizzato prevede di ripetere il test del PSA al terzo e nono mese di distanza dalla diagnosi, una visita ogni sesto e dodicesimo mese e una biopsia di riclassificazione del tumore al primo, al quarto, al settimo e al dodicesimo anno.
Chirurgia e radioterapia sono efficaci allo stesso modo
Se la malattia ha una classe di rischio intermedia o alta, si può scegliere fra la chirurgia e/o la radioterapia. Entrambe, infatti, hanno la stessa efficacia, ma diversi effetti collaterali. Per esempio, coloro che vogliono togliere al più presto il tumore della prostata, anche a costo di subire un intervento invasivo, possono optare per la chirurgia. Chi, invece, preferisce evitare l’intervento, anche a costo di sottoporsi a un trattamento più lungo, può optare per la radioterapia, che nella sua forma classica richiede cinque sedute a settimana, per sei-otto settimane.
Quando serve la cura ormonale
Nei tumori più aggressivi, specialmente quando sono comparse metastasi ad altri organi, la radioterapia e la chirurgia non sempre sono efficaci. Solitamente è necessaria una cura farmacologica, chiamata ormonoterapia, che prevede il ricorso a farmaci in grado di bloccare la produzione o l’attività del testosterone, un ormone che influenza la crescita del tumore e che viene prodotto anche dalle cellule malate. Nei pazienti che non rispondono più all’ormonoterapia si possono utilizzare i farmaci chemioterapici, che sono in grado di eliminare o tenere sotto controllo le cellule tumorali. Le molecole più usate sono il docetaxel e, da pochissimo, il cabazitaxel, un nuovo chemioterapico indicato nei pazienti refrattari al docetaxel.
Le novità per il tumore della prostata
Negli ultimi anni, hanno iniziato a essere introdotte nuove cure ormonali, che agiscono modulando la produzione di testosterone da parte delle cellule malate e che possono essere usate nel tumore della prostata resistente all’ormonoterapia tradizionale, prima e/o dopo la chemioterapia. Da poco è stato immesso sul mercato l’abiraterone, una nuova e potente molecola, in grado di impedire la produzione di testosterone nei testicoli, nelle ghiandole surrenali ma soprattutto nelle cellule tumorali. A breve, invece, sarà concessa l’autorizzazione del rimborso della enzalutamide, un nuovo antiandrogeno che blocca la attività di crescita delle cellule tumorali. Recentemente le autorità regolatorie hanno approvato anche un nuovo radiofarmaco per il trattamento dei pazienti affetti da tumore della prostata con esclusive metastasi ossee resistente all’ormonoterapia: il radio-223 dicloruro.
Sono in cura ormonale per tumore alla prostata dal 2001. Ora compiuto 87 anni. La cura attuale é la seguente:
Enantone 11,2 Iniezione ogni tre mesi, oltre a Casodex 50 una alla sera. PSA da 10,6, con casodex in un anno é sceso a PSA 6,5. Improvvisamente in tre mesi é risalito a 10,4. Devo cambiare cura? Mi devo preoccupare? Occorre fare la scintilgrafia ossea total body? Però, il contrasto può influire sulla creatinina che ho a 2,42?.
Scusate le troppe domande , ma sono spaventato !