Prostata, effetto dei farmaci ormonali
Sono nove su dieci, oggi, gli uomini che superano il cancro alla prostata. La diagnosi precoce e mirata e i nuovi trattamenti combinati, che prevedono l’utilizzo di farmaci, chirurgia, radioterapia, hanno portato, dal 1995, a un miglioramento della sopravvivenza globale. Le cure sono sempre meno invasive. Molto utili sono le terapie ormonali di nuova generazione e il Radium 223, da affiancare alla chemioterapia, utili per i tumori più complessi da aggredire. Se il carcinoma è in fase avanzata, metastatico e resistente alla castrazione i nuovi farmaci, da affiancare alla chemioterapia, migliorano la sopravvivenza.
I farmaci ormonali
Ecco i farmaci ormonali. C’è l’abiraterone acetato, che inibisce gli ormoni in ogni sede di produzione, tumore compreso e blocca la produzione autonoma di testosterone da parte delle cellule prostatiche: toglie, in un’espressione, il carburante alle cellule. L’enzalutamide, invece, blocca i recettori cui il testosterone aderisce per essere trasportato all’interno della cellula fino al nucleo e al DNA: in questo modo, la crescita del tumore diminuisce. La molecola si assume una volta al giorno per via orale e in alcuni casi induce la morte delle cellule tumorali.
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Il Radium 223, un radio-farmaco, si incorpora nell’osso, nella sede delle metastasi scheletriche e libera radiazioni alfa, che uccidono le cellule tumorali. Il midollo osseo viene preservato e si riducono al minimo gli effetti collaterali sui tessuti sani. Si riduce il rischio di eventi scheletrici come le fratture patologiche.
Aspettativa di vita migliorata
Con le nuove tecniche e il male viene tenuto sotto controllo, si può cronicizzare. La sopravvivenza si prolunga, l’aspettativa della vita risulta quasi quintuplicata in pochi anni e la qualità della vita migliora. Le diagnosi sono trentaseimila l’anno. Tra i tumori diagnosticati, del resto, i tumori alla prostata sono il 20% a partire dai 50 anni. Oltre i 60, l’incidenza è maggiore. Nel 30-40% dei pazienti il carcinoma prostatico è indolente e cresce molto lentamente: non dà disturbi e non porta a morte. Che cosa si fa in questi casi? Si adotta la sorveglianza attiva. Il tumore viene tenuto sotto controllo e il trattamento avviene soltanto quando necessario. Si predispongono esami del sangue periodici con controllo del Psa, da attuare ogni tre mesi, visite cliniche con esplorazione rettale ogni sei mesi e biopsie di riclassificazione a uno, quattro, sette e dieci anni dalla diagnosi. Se queste prestazioni danno segnali, si procede a ulteriori esami.
Che fare per non incorrere nel tumore alla prostata?
Il consumo di tabacco può essere responsabile della malattia. Conviene, inoltre, tenere sotto controllo l’alimentazione: ottima è la dieta mediterranea, equilibrata e povera di grassi. L’abuso di alcool è controproducente. Posto che la malattia spesso non ha sintomi fino allo stadio avanzato, bisogna prevenire.
Fino a ieri, in Roma, se ne è parlato alla presenza di seicento esperti da tutta Italia, per il venticinquesimo congresso nazionale Siuro.