Adolescenza e salute mentale: gli incubi che vivono i giovani
Oltre il 40% dei giovani tra i 13 e i 19 anni afferma di sentirsi, spesso o qualche volta, particolarmente ansioso o impaurito.
Sono i risultati della sezione incentrata sugli aspetti psicologici e psichici dell’indagine sociologica nazionale “Adolescenza, tra speranze e timori”.
L’indagine su abitudini e stili di vita degli adolescenti in Italia, è stata condotta tra marzo e maggio 2022 su un campione nazionale rappresentativo di 5.721 studenti.
Analizza da un punto di vista sociologico l’impatto emotivo della pandemia sullo stile di vita dei giovani, avendo come obiettivo quello di:
- analizzare se si siano verificate variazioni a causa della pandemia nella comparsa di 3 aspetti (tristezza, ansia, variabilità d’umore)
- identificare il livello di prossimità con coetanei che hanno avuto esperienze di autolesionismo, consumo di sostanze e abuso di alcol
- fotografare la percezione degli adolescenti nei confronti di problemi psicologici-psichiatrici.
I risultati dell’indagine
Indagare su alcuni aspetti (tristezza, variabilità di umore, ansia) e verificare se fossero intervenute variazioni percepite a causa del periodo di pandemia.
Riguardo al primo aspetto, gli esiti dell’indagine consegnano un quadro certamente non confortante.
La percentuale di adolescenti che afferma di sentirsi frequentemente triste, senza una specifica ragione, supera di gran lunga la maggioranza.
Analoghe percentuali se ci riferisce ai frequenti (e immotivati) sbalzi di umore.
Mentre più del 40% afferma di sentirsi (spesso o qualche volta) agitato, particolarmente ansioso o impaurito al punto di avere la percezione di non riuscire a respirare.
Le percentuali aumentano passando dalle scuole medie a quelle superiori, ma la differenza risulta essere essenzialmente di genere: la percentuale di ragazze che registra le forme di disagio sopra descritte supera l’80%.
Il 44% (57% delle ragazze) afferma, inoltre, che tristezza, ansia e sbalzi di umore sono aumentati da quando è scoppiata la pandemia, e un ulteriore 15% li ritiene più altalenanti rispetto al passato.
“Pur considerando endemici, probabilmente naturali, in adolescenza, dei momenti di immotivata tristezza”, dice il Dottor Maurizio Tucci, Presidente Laboratorio Adolescenza.
“Le percentuali emerse descrivono indubbiamente un malessere diffuso tra gli adolescenti.
Naturalmente è ragionevole immaginare che la maggioranza di questi “adolescenti tristi” non svilupperà disagi psicologici di rilievo o, addirittura, disturbi psichiatrici, ma il campanello d’allarme deve essere registrato.
Soprattutto, dovrà essere importante per chi è in contatto con adolescenti, per motivi familiari o professionali, “alzare le antenne” e cercare di intercettare precocemente quei segni che possono descrivere un andare oltre la “melancolia” adolescenziale.
Non solo, è anche importante che gli stessi adolescenti siano in grado di “ascoltarsi” e capire se e quando è il momento di chiedere aiuto”.
Accertare il livello di prossimità con coetanei che avevano avuto esperienze di autolesionismo, consumo di sostanze e abuso di alcol.
Il secondo obiettivo d’indagine riguardava la prossimità con situazioni conclamate di disagio.
Questa appare, dai dati raccolti, abbastanza diffusa:
- circa il 40% degli adolescenti intervistati dichiara di conoscere un coetaneo che pratica autolesionismo
- circa un adolescente su due ha amici che fanno uso di sostanze
- l’80% circa ha amici che più o meno frequentemente si ubriacano.
La contiguità con questi fenomeni è spesso un’arma a doppio taglio: se da un lato (ma generalmente quando si assiste direttamente a evoluzioni drammatiche) può essere un freno ad adottare comportamenti simili, dall’altro può innescare dei pericolosi processi imitativi.
Secondo la maggioranza relativa dei maschi (38%) e assoluta delle ragazze (60%), compiere gesti di autolesionismo è un modo estremo per affrontare situazioni di agitazione, tristezza, tensione, da vivere in solitudine.
Non, quindi, con l’intento di lanciare un messaggio agli altri (adulti, genitori).
L’autolesionismo appare, in sostanza, una via di fuga senza secondi fini ed è, proprio per questo motivo, anche più pericoloso.
Per ragioni di privacy la domanda posta non ha potuto indagare sul vissuto personale di chi ha risposto, ma è evidente che nella risposta generica per descrivere il fenomeno il proprio vissuto (agito o meno che sia) c’è eccome.
Verificare quale fosse la percezione degli adolescenti nei confronti di problemi di tipo psicologico-psichiatrico.
Il terzo aspetto ha dato risultati abbastanza confortanti.
È una minoranza a considerare i disturbi psicologici/psichici secondo stigmatici cliché: hanno disturbi psicologici/psichici le persone deboli, soffrono di disturbi psicologici/psichici più le ragazze che i ragazzi, i disturbi di tipo psicologico/psichico sono generalmente meno gravi dei problemi fisici.
Mentre la maggioranza assoluta (58%) ritiene che di fronte a questo tipo di disturbi la soluzione sia il ricorso a uno specialista e non rimedi “fai da te” o il limitarsi a sponde familiari o amicali.
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Nel corso dei lockdown, dovuti alla pandemia COVID-19, i sintomi di depressione e ansia sono raddoppiati rispetto alle stime pre-pandemiche: 1 giovane su 4 (il 25,2%) e 1 su 5 (il 20,5%), a livello globale, sta sperimentando rispettivamente sintomi depressivi e d’ansia.
In Italia, durante la pandemia, il 16,1% dei pazienti psichiatrici ha tentato il suicidio, mentre l’ideazione suicidaria e l’autolesionismo sono state le ragioni di ricovero nel 31,5% dei pazienti, con un’incidenza elevata soprattutto tra le ragazze.
“La pandemia ha aumentato il numero di persone, soprattutto giovani, che hanno avuto esperienza di disturbi d’ansia”, dice il Professore Stefano Vicari, Professore Ordinario di Neuropsichiatria Infantile.
“L’adolescenza è una fase della vita in cui i ragazzi potrebbero non sentirsi liberi di esprimere il proprio disagio per paura del pregiudizio dei coetanei o di non essere compresi dagli adulti.
I genitori e tutte le figure che vivono direttamente a contatto con un adolescente dovrebbero sviluppare una capacità di ascolto e di comprensione.
A oggi purtroppo in Italia c’è una scarsa cultura sulla Salute Mentale e il tema è ancora molto ignorato, bisogna dare tempo alle famiglie di occuparsi dei figli, mettere i ragazzi al centro delle nostre agende e gli insegnanti devono poter avere gli strumenti per essere di supporto”.
Le cause principali di malessere nell’adolescenza
Tra le cause principali del malessere psicologico i giovani hanno identificato la pandemia (88%), le liti familiari (87%) e la scuola (84%).
Il disagio di una larghissima percentuale di adolescenti appare evidente.
“Certamente nella maggioranza dei casi è destinato a rientrare senza conseguenze, ma è opportuno non minimizzare a priori queste manifestazioni derubricandole a caratteristiche dell’età”, dici il dottor Tucci.
“Genitori, pediatri e insegnanti dovrebbero essere preziose sentinelle a condizione, non scontata, che abbiano le competenze per sapere cosa e dove andare a guardare in situazioni per molti versi nuove (quantomeno per la prevalenza enormemente accresciuta) e che spesso sono tutt’altro che facili da riconoscere.
Anche perché gli adolescenti che vivono in maniera più dura queste situazioni di disagio sono bravissimi a dissimularle fin quando sono in grado di farlo. E, quando non sono più in grado di farlo, spesso è tardi per poter intervenire efficacemente”.
Immagine copertina di Liza Summer https://www.pexels.com/it-it/foto/donna-in-maglione-grigio-e-jeans-blu-denim-che-si-siede-sulla-sedia-di-legno-marrone-6382642/