Canottaggio: lo sport come strumento di benessere
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Canottaggio: lo sport come strumento di benessere

10/03/2023
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E se il canottaggio fosse qualcosa in più di un semplice sport?

“È difficile spingere la barca alla velocità che vorresti. Il nemico, ovviamente, è la resistenza dell’acqua, ma è quella stessa acqua a sostenerti e quello stesso nemico è anche tuo amico. Così è la vita: i problemi che devi superare al tempo stesso ti sostengono e ti rendono più forte nel superarli”.

È questa la metafora con cui  George Yeoman Pocock, celebre costruttore di barche, paragonò la vita alla navigazione.

Ed è proprio di questo che si tratta, e cioè di una nuova visione del canottaggio. Perchè oltre a essere uno sport, il canottaggio può essere inteso come una disciplina per la prevenzione delle malattie e la promozione del benessere psicofisico.

Canottaggio: il progetto “Sport Terapia Integrata”

Canottaggio: lo sport come strumento di benessere
Nicolò Cavalcanti

Il ProgettoSport Terapia Integrata“, promosso dalla Federazione Italiana Canottaggio e dalla rete di Federsanità e A.N.C.I nel quadro del progetto “Città sane”, promuove lo sport come veicolo di benessere. Ma non solo.

Inoltre, la pratica remiera aiuta a prevenire l’insorgenza di malattie e risulta efficace come percorso riabilitativo per persone che hanno avuto il cancro.

“Il canottaggio viene inteso come attività fisica ma soprattutto come disciplina, rappresentando la soluzione ideale per uno stile di vita corretto, in un giusto equilibrio tra mente e corpo“, spiega Nicolò Cavalcanti, responsabile del progetto “Sport Terapia Integrata” della Federazione Italiana Canottaggio (FIC).

Dal Policlinico al Tevere

Il progetto nasce da un’idea dello stesso Nicolò Cavalcanti che per anni ha accumulato esperienza presso il Policlinico Gemelli di Roma.

Alcuni studi, durante gli anni, hanno evidenziato numerosi benefici fisici legati al gesto tecnico del canottaggio eseguito da donne operate per tumore al seno, una volta conclusi i protocolli di cura.

Il corso pilota “Canottaggio Integrato“, e l’evento che ha visto sfilare sul Tevere equipaggi di donne (perlopiù Dottoresse oncologhe ed ex pazienti), hanno segnato un traguardo importante per remare nella stessa direzione, per la prevenzione e per una migliore qualità della vita.

Poco dopo, il progetto viene approvato da FIC con delibera n. 238 del 18 dicembre 2021.

A chi è rivolto?

Il progetto è rivolto a tutti coloro che vogliono migliorare la qualità della propria vita.

Infatti, accoglie persone con pregresse patologie (oncologiche e non solo), o semplici appassionati, over 65.

Inoltre, il canottaggio è considerato uno degli sport più completi in quanto attiva più di 200 distretti muscolari.

“Tra le caratteristiche che rendono la voga, vale a dire la remata, ideale come terapia integrata possiamo evidenziare il concetto di morbidezza del gesto tecnico realizzato su un piano orizzontale con seggiolino scorrevole. Tale dinamica, unita alla pressione costante e ripetuta dei piedi in spinta sulla pedaliera, favorisce la circolazione anche periferica, nonché la risalita linfatica che viene potenziata in modo naturale ed efficace anche dall’otto disegnato nel ciclo di voga”, afferma Cavalcanti.

Molteplici benefici, quindi, sia per la prevenzione che per la riabilitazione.

“La ciclicità della vogata può essere considerata una forma di linfodregnaggio naturale. È utile nel post operazione per ridurre la stanchezza, la percezione del dolore, e i gonfiori derivanti da linfedema“, spiega Laura Milani, ex atleta Fiamme Gialle e Testimonial del Progetto Sport Terapia Integrata.

Per fare chiarezza, nel nostro corpo oltre al sangue scorre anche la linfa, che contiene molti globuli bianchi. I canali linfatici, in seguito a un’asportazione chirurgica ( come nel caso di un tumore), possono rimanere bloccati, causando il ristagno della linfa e il tipico gonfiore dei tessuti.

Come si svolgono le lezioni

Canottaggio: lo sport come strumento di benessereI corsi del progetto prevedono un minimo di 2 ore settimanali per 10 mesi, da febbraio a dicembre 2023, escluso Agosto.

Una lezione tipo prevede una trentina di minuti a terra, in cui si eseguono esercizi di allungamento muscolare e scioglimento delle articolazioni.

Il tempo restante, invece, si passa in barca. “Ed è proprio qui che emergono le paure, le insicurezze e le rigidità caratteriali di una persona”, continua Cavalcanti.

Per esempio, remare verso un obiettivo alle proprie spalle, come nel canottaggio, può risultare innaturale. Serve fiducia nel proprio prodiere, vale a dire la persona che sta a prua (la parte davanti) dell’imbarcazione, per guidarci lungo la strada.

“Per questo motivo, e altri legati alla corretta esecuzione del gesto tecnico, può capitare di bendare gli aspiranti canottieri”, spiega Cavalcanti. Infatti, sulla barca come nella vita, spesso ci aggrappiamo troppo alla mania di avere tutto sotto controllo. Ma è lasciandosi andare che si trova un nuovo modo di vedere le cose e, di conseguenza, di avere un controllo meno rigido su ciò che ci circonda.

Il canottaggio che sarà

Al giorno d’oggi il Canottaggio Integrato conta più di 2500 persone tra pazienti, ex pazienti e medici. L’obiettivo, ambizioso ma raggiungibile, è quello di arrivare a 10 mila nei prossimi 3 anni.

“I medici rimangono stupiti quando vedono nel pratico il valore terapeutico del gesto tecnico sportivo“, continua Cavalcanti. Infatti il quadricipite, la cintura lombare, l’addome, lo Psoas che permette la torsione del bacino e quindi del tronco, sono tutti muscoli sollecitati dalla vogata.

Per questo motivo è opportuno che, a partire dagli oncologi, si crei una cultura sull’argomento. Infatti, vi è la possibilità in futuro di organizzare veri e propri Open Day dedicati alla formazione e informazione dei centri sanitari.

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I valori del canottaggio

Scivolare sull’acqua può far vacillare il nostro equilibrio, anche se le imbarcazioni usate per il progetto sono sicure per i neofiti. Ma il punto è lo stesso toccato in precedenza: “Remare ci costringe a metterci in gioco, a lasciare andare i rigidi schemi mentali a cui ci aggrappiamo perchè, in fin dei conti, sono gli stessi che ci ingabbiano“, continua Cavalcanti.

“Molte delle persone che hanno aderito al progetto, dopo aver praticato questo sport, hanno migliorato notevolmente le loro relazioni sociali e personali. Io stesso mi sento, in un certo senso, cambiato positivamente grazie al canottaggio”, spiega Cavalcanti.

La complessità della vita può generare alienazione e numerosi squilibri che ci allontanano dal riconoscere cosa abbia davvero valore, dal saperci rapportare correttamente con gli altri, dal saper dare spazio alle nostre passioni.

Il malessere degli individui, quindi, può sfociare in una forma collettiva.

E, se prendiamo il detto “siamo tutti sulla stessa barca“, capiamo l’esigenza di remare nella stessa direzione, perchè è la virtuosità del singolo il punto di partenza per un benessere collettivo.

Per questo motivo, Nicolò Cavalcanti, grazie a questo progetto, parla di canottaggio sociale come se si trattasse di una vera e propria piccola rivoluzione.

La testimonianza

Canottaggio: lo sport come strumento di benessere
Laura Milani

Fuggire dal grigio paesaggio della città di Milano, per poter remare nel silenzio della natura, è sempre stata una valvola di sfogo per me”, spiega Laura Milani.

Il senso di libertà e il silenzio sono elementi tipici di questo sport, se praticato singolarmente. Ma anche il gruppo ha i suoi vantaggi. Imparare a collaborare e a relazionarsi, remando verso un fine comune, è ciò che ogni manager vorrebbe perchè il suo gruppo sviluppasse doti di team building. Ennesimo esempio di come tutto ciò che si impara in barca, si possa riflettere nella vita di tutti i giorni.

Invito tutti a provare. Non c’è limite d’età. E le ragazzine non devono preoccuparsi, perchè non è assolutamente vero che praticare questo sport a livello agonistico possa deformare fisicamente“, continua Milani.

“Inoltre, per le persone che hanno superato un’operazione oncologica, il canottaggio può aiutare molto a livello fisico, ma anche sul piano mentale. Insegna a non abbattersi mai, a vedere le cose in maniera positiva, a superare del tutto questa ennesima sfida che la vita ha deciso di metterci davanti”, conclude Laura Milani.

Umberto Urbano Ferrero, collaboratore -Torinese d’origine, cittadino del mondo per credo. Laureato in Lettere moderne, ama l’arte in tutte le sue forme e viaggia per conoscere il mondo, oltre che se stesso. Umberto è appassionato di sport e Urbano, al contrario di ciò che l’etimologia suggerisce, apprezza la vita a contatto con la natura. Ritiene la curiosità una delle principali qualità in una persona, caratteristica essenziale per guardare il mondo da più angolazioni.

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