Benessere

Donne con tumore al seno: focus sulla fragilità ossea e l’alimentazione

16/06/2022
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Fondata sull’ascolto delle pazienti, la campagna d’informazioneOra pOSSO le donne con tumore al seno contro la fragilità ossea”, accompagna le donne colpite da tumore al seno, in un percorso di conoscenza della fragilità ossea e dell’aumento del rischio di fratture, come conseguenza delle terapie ormonali adiuvanti.

Questa edizione richiama l’attenzione sull’alimentazione, che per le donne con tumore al seno assume grande importanza.

In particolare per le pazienti in terapia ormonale adiuvante è necessaria una dieta equilibrata che permetta la giusta integrazione di calcio e vitamina D.

Donne con tumore al seno

Il tumore al seno è il tumore più frequentemente diagnosticato nelle donne in Italia.

Ogni anno se ne ammalano circa 55 mila donne: il 41% nella fascia d’età fino ai 49 anni, il 35% dai 50 ai 69, il 22% oltre i 70 anni.

“Il trend è in costante crescita, ma grazie alla diagnosi precoce combinata con cure sempre più efficaci, è aumentata l’aspettativa di vita”, dice Paolo Veronesi, direttore del Programma Senologia e Divisione di Senologia Chirurgica IEO Istituto Europeo di Oncologia e Ordinario Chirurgia Generale, Università degli Studi di Milano.

“Circa 8 pazienti operate al seno su 10 ricevono terapie ormonali adiuvanti, che permettono una sopravvivenza a cinque anni superiore al 91%.

Ma l’effetto di queste terapie sull’azione degli estrogeni, comporta effetti collaterali importanti, specie nelle donne più giovani.

Si ha un aumento del rischio di:

  • malattie cardiovascolari
  • cambiamento dell’attività metabolica, con la possibilità di andare incontro ad aumento di peso, diabete e altre patologie spesso correlate con la menopausa
  • situazione di fragilità ossea con un aumento del rischio di fratture”.

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Terapie ormonali adiuvanti e fragilità ossea

A livello scheletrico la riduzione repentina dei livelli di estrogeni indotta dalle terapie ormonali adiuvanti espone le pazienti a un’alterazione della qualità ossea e a un maggiore riassorbimento osseo, con aumento del rischio di fratture da fragilità anche per traumi minori, spesso anche con valori di densità minerale ossea normali.

È per questo importante intervenire in maniera tempestiva con terapie in grado di ridurre fino al 50% il rischio di fratture da fragilità.

“L’improvvisa riduzione degli estrogeni causata dalle terapie ormonali adiuvanti ha forti ripercussioni sulla salute in generale e su quella delle ossa in particolare, perché questi ormoni hanno un ruolo fondamentale nel processo di rimodellamento osseo”, spiega Maria Luisa Brandi, Presidente dell’Osservatorio Fratture da Fragilità (OFF).

“Infatti causano fragilità ossea e fanno impennare il rischio di fratture anche in seguito a minimi traumi.

L’avambraccio è statisticamente quello che ne fa maggiormente le spese, ma tutte le ossa diventano più fragili.

Queste pazienti vanno sottoposte a un’analisi attenta del metabolismo osseo, per verificare i parametri di rimodellamento osseo, che solitamente in questi casi sono molto elevati.

Quando una donna deve seguire una terapia ormonale adiuvante cronica per almeno 5 anni e in alcuni casi può arrivare a 10, è indispensabile che venga anche impostata una terapia antiriassorbitiva in grado di prevenire le fratture nel momento stesso dell’inizio della terapia ormonale”.

I dati

L’indagine condotta da Europa Donna Italia su 307 pazienti con tumore al seno dai 18 anni agli oltre 60 evidenzia che il 97% di loro è a conoscenza degli effetti collaterali a carico dell’apparato scheletrico delle terapie ormonali adiuvanti:

  • il 54% ha ricevuto dall’oncologo informazioni sulla fragilità ossea collegata alle terapie ormonali adiuvanti
  • nel 14% dei casi le campagne informative sono state fonte di informazione per venire a conoscenza della problematica
  • mentre il 10% ha cercato informazioni indipendentemente
  • il 7% le ha ricevute dall’endocrinologo
  • il 4% dal medico di base
  • e il 6% tramite associazioni pazienti.

A quasi una paziente su due non è stata tuttavia prescritta una terapia per proteggere le ossa e quasi la metà segue una dieta mirata.

“I dati dicono che 1 su 4 fra le donne ammalate di tumore al seno subisce le conseguenze della fragilità ossea indotta dalle terapie ormonali con inibitori dell’aromatasi”, dice Rosanna D’Antona, presidente di Europa Donna Italia.

“Sono numeri importanti, confermati dalla nostra esperienza quotidiana a contatto con le pazienti, ai quali si contrappone però una carenza nell’informazione e dell’intervento terapeutico.

Dalle nostre rilevazioni emerge un quadro con tante zone d’ombra, che ribadisce il valore e la necessità di proseguire con iniziative che sostengano a 360° le donne con tumore al seno, in collaborazione e con il diretto coinvolgimento degli specialisti che le hanno in cura.

Oltre che stimolare un più approfondito confronto con il medico di riferimento riguardo la necessità di ricorrere ai farmaci anti riassorbitivi, bisogna far conoscere alle pazienti tutte le altre strategie utili a supportare le terapie nella prevenzione del rischio di fratture, come praticare una regolare attività fisica e seguire una corretta dieta”.

Donne con tumore al seno: fragilità ossea e alimentazione

I dati

Dalla survey di Europa Donna Italia emerge che l’87% delle donne con tumore al seno è consapevole del fatto che l’alimentazione può essere un prezioso alleato per la salute delle ossa e addirittura il 97% è a conoscenza dell’importanza di calcio e vitamina D per salvaguardare il benessere dell’apparato scheletrico.

Ma il passaggio dalla teoria alla pratica vede abbassarsi le percentuali: poco più della metà (58%) delle pazienti ha cambiato abitudini alimentari dopo la diagnosi di tumore al seno e sono appena il 66% quelle che assumono integratori di calcio e vitamina D.

Inoltre, solo il 33% delle pazienti consapevoli del ruolo giocato dall’alimentazione per la salute delle ossa ha ricevuto un’indicazione dal proprio medico di riferimento, mentre il 36% di quante seguono una dieta mirata si è affidato esclusivamente al web per sapere quali cibi preferire.

Alimentazione

I pilastri che si affiancano alle terapie antiriassorbitive per contrastare la fragilità ossea indotta nelle donne con tumore al seno in terapia ormonale adiuvante sono:

  • una dieta bilanciata, che assicuri calcio e vitamina D, fondamentali per la salute delle ossa
  • se necessario e secondo un piano di integrazione stabilito dallo specialista l’uso di integratori per garantire l’apporto di queste sostanze
  • e una moderata ma regolare attività fisica, che aiuta a stimolare  i tessuti muscolo scheletrici  e contribuisce a ridurre il rischio di cadute e fratture.

“L’alimentazione è uno dei tre pilastri fondamentali per la salute delle ossa: non solo per le pazienti colpite da tumore al seno, ma per tutte le donne”, dice Lucilla Titta, nutrizionista, coordinatrice del progetto SmartFood, programma di ricerca in Scienze della nutrizione promosso dall’Istituto Europeo di Oncologia.

“Già dopo i 25 anni lo scheletro femminile va infatti incontro a una progressiva riduzione della densità minerale ossea e quindi una dieta attenta ad assicurare il giusto apporto di calcio e vitamina D è consigliata già prima dell’ingresso in menopausa per prevenire i futuri
rischi di fragilità e osteoporosi.

Le terapie ormonali adiuvanti contro il carcinoma mammario rappresentano un fattore di rischio in più, accelerando i naturali processi dell’organismo femminile, e aumentano il fabbisogno giornaliero di calcio da 800 g a 1.200 mg al giorno.

Combinare agli integratori un’alimentazione mirata non è quindi più solo una raccomandazione, ma diventa una necessità assoluta.

Inoltre, è fondamentale che la dieta sia bilanciata.

Bisogna infatti proteggere le ossa, ma anche nutrire adeguatamente tutte le altre cellule sane dell’organismo perché possano rispondere al meglio alle cure”.

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