Gli uomini muoiono prima delle donne e le cause non sono solo fisiche
Le donne vivono più a lungo e i dati statistici lo confermano. Oggi, anche una ricerca dell’OMS, (Organizzazione Mondiale della Sanità) avvalora questa teoria ponendola anche su basi psicologiche oltre che fisiche. Tra le cause fisiologiche della minore attesa di vita da parte degli uomini vi sono le malattie cardiocircolatorie (in primis infarto e ictus) e i tumori polmonari ma anche i disagi psicologici e mentali aumentano la forbice tra età nella mortalità femminile e maschile.
Secondo la World Health Statistics 2019 (WHO, 2019), infatti, per i nati nel 2019 l’aspettativa di vita è di 69,8 anni per i maschi e di 74,2 anni per le femmine, con uno scarto di 4,4 anni a favore delle donne.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Santà alla base di questa disparità non c’è una singola causa ma un mix di buone ragioni che contribuiscono a difendere la vita delle donne. Ecco 5 ragioni a sostegno.
Gli uomini muoiono prima delle donne perché sono più attente alla guida
Ovviamente alla base della mortalità ci sono cause fisiche ma ve ne sono anche di psicologiche che troppo spesso vengono sottovalutate se non ignorate. Anche la salute mentale, infatti, miete vittime più numerose di quanto possiamo pensare.
La maggiore frequenza di decessi maschili per incidenti automobilistici ne è un esempio, tant’è vero che i maschi vedono abbassarsi l’aspettativa di vita di circa 0,47 anni in più rispetto alle donne. Tra le cause prime viene indicato il fatto che nel settore degli autotrasporti sono impiegati quasi esclusivamente uomini. Anche se le donne stanno lentamente aumentando, per adesso il monopolio è strettamente nelle mani degli uomini. Altra causa è che a livello empirico è stata dimostrata la maggiore aggressività alla guida da parte degli uomini e anche una attenzione inferiore nei confronti dei rischi che comporta uno stile di guida non prudente.
Secondo un’analisi sulle cattive abitudini alla guida (Mouloua et al., 2007), gli uomini hanno più familiarità rispetto alle donne con la guida in stato di ubriachezza e sotto l’effetto di sostanze stupefacenti o psicotrope, entrambe causa di importanti alterazioni dello stato psichico. Sempre secondo questa ricerca, gli uomini sono più propensi ad utilizzare le luci della propria auto per spaventare gli altri automobilisti e hanno reazioni meno pronte agli incidenti; cioè uniscono ad una maggiore propensione a provocare incidenti una minore capacità di reagirvi.
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Un altro aspetto da non sottovalutare è il consumo di alcool che può avere come conseguenza la cirrosi epatica. Questa malattia del fegato invalidante e incurabile, infatti, che spesso pensiamo interessi solo persone ai limiti della società, è più diffusa di quanto il senso comune ritenga e causa una riduzione di vita maggiore negli uomini ed attestata circa a 0,27 anni. Anche in questo caso, le cause che spingono una persona verso l’alcolismo vanno ricercate soprattutto nella sfera psicologica.
Negli Stati Uniti, dove il problema è molto diffuso, vi sono circa 16,1 milioni di persone affette da alcolismo. Tra queste vi è un rapporto di 2:1, con gli uomini assestati a 9,8 milioni contro i 5,3 delle donne. Una ricerca (Schulte et al., 2009) analizza le cause di questa differenza e le trova nel fatto che in molte culture la capacità di “reggere” l’alcool è intesa come sintomo di virilità e quindi spinge al massimo la sfida a se stessi.
Gli uomini muoiono prima delle donne anche per strada
Secondo il rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità gli uomini hanno probabilità quadruple di morire per omicidio rispetto alle donne.
Cerchiamo di fare chiarezza. In generale, circa un quinto degli omicidi viene commesso dal partner o da un familiare della vittima, che nella maggioranza dei casi è donna. Si tratta della piaga, tristemente nota, del femminicidio. La situazione cambia, però nei crimini di strada, dove è molto probabile che uomini uccidano altri uomini. Insomma, è come se i contesti maschili fossero “naturalmente” più violenti.
La violenza, quindi, sembra essere appannaggio prevalente degli uomini che, di conseguenza, ne sono anche le vittime più frequenti.
L’uomo sotto pressione cede di più
L’ultimo fattore analizzato dall’OMS è forse quello che stupisce maggiormente: parliamo dell’autolesionismo. Pare che il maggior tasso di autolesionismo maschile rispetto a quello femminile abbia un ruolo considerevole nella minore attesa di vita dei maschi rispetto alle femmine. Complessivamente il tasso di uomini morti suicidi è di 1,75 superiore rispetto a quello delle loro compagne.
La pratica clinica dimostra che le donne hanno più frequenti pensieri suicidi e mettono in pratica più tentativi ma gli uomini sembrano più coerenti nel portare a termine tali pensieri. Probabilmente, alla base vi è il maggiore stress a cui sono sottoposti i ruoli maschili nella riuscita sociale, nel raggiungimento del benessere familiare, nel ricoprire ruoli di comando e di prestigio, e così via. Gli standard richiesti, più alti che per le donne, porterebbero a delusioni e scoraggiamenti anche irreversibili.
Gli uomini sono meno propensi a chiedere aiuto
Sono le donne, di solito, ad accompagnare i loro partner dal medico perché i maschi tendono ad affidare la loro salute nelle mani della propria compagna. In particolare poi, quando si tratta di problemi legati alla sfera emotiva, generalmente i maschi faticano di più arivolgersi a specialisti come psicologi e psicoterapeuti. La loro diffidenza è probabilmente dettata da stereotipi sociali di virilità e indipendenza. Del resto tra le regole virili tramandate dalla tradizione maschile c’è anche quella di non manifestare emozioni negative, evitare di aprirsi e chiedere aiuto a quei terapeuti che in caso di depressione o pensieri suicidi possono fare davvero la differenza.