Pandemia Covid-19: per i virologi è molto probabile una ricaduta

Pandemia Covid-19: per i virologi è molto probabile una ricaduta

Il Covid-19 è ancora tra noi e il rischio che si verifichi una seconda ondata pandemica è sempre elevato. Anche se non tutti gli esperti sono concordi nel sostemere che l’aggressività del virus sia diminuita e la situazione nel nostro Paese è sicuramente migliorata, i dati nel resto del mondo non sono confortanti. La pandemia Covid-19 continua a far paura.

Pandemia Covid-19: manteniamo le norme di sicurezza

“Il virus è ancora perfettamente in grado di infettare e far ammalare le persone, anche gravemente, come dimostrano i dati che ci arrivano da altre parti del mondo”,  spiega Marcello Tavio, presidente SIMIT. Se si lascia libero di agire e non si adottano le contromisure richieste, si ripeterà quanto già visto durante la Fase Uno. Occorre quindi adottare sempre degli accorgimenti difensivi appropriati: igiene delle mani, utilizzo della mascherina e distanziamento, che potremmo per l’occasione definire “di sicurezza”. Perché a nessuno viene chiesto, allo stato attuale, di sacrificare la vita sociale e di rimanere “soli e isolati”, ma soltanto di mettere uno o due metri tra noi e adottare comportamenti sicuri. Parliamo dopotutto di tre comportamenti semplici, facili da attuare e molto efficaci, come il periodo del lockdown ci ha dimostrato”.

Pandemia Covid-19: nuova ondata molto probabile

Dunque una nuova ondata pandemica in inverno è molto probabile, anche se non è possibile prevederne la gravità. D’altra parte, nella stagione fredda è più frequente la presenza di malattie respiratorie e la circolazione dei relativi virus. Inoltre, le goccioline di saliva, dato l’abbassamento delle temperature, rimangono nell’aria per più tempo. “Se il virus continuerà a circolare”,  continua Marcello  Tavio. “Una nuova ondata non solo non sarà impossibile, ma addirittura molto probabile. In assenza di un vaccino efficace, sicuro e largamente disponibile dobbiamo impegnarci tutti per impedire che i focolai epidemici che si verificheranno nel prossimo autunno si saldino fra di loro per creare una nuova ondata epidemica, con il rischio di dover riproporre le drastiche misure di contenimento adottate durante il lockdown. Ecco perché i dati favorevoli che stiamo accumulando sull’andamento dell’epidemia non devono essere interpretati come un liberi tutti“.

Nuove linee guida dell’OMS

Proprio in questi giorni, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha varato le nuove Linee Guida per il rilascio dall’isolamento dei pazienti che hanno contratto l’infezione. Non servono più necessariamente due tamponi negativi a distanza di almeno 24 ore, oltre alla guarigione clinica. Secondo il documento dell’Oms i criteri per la dimissione di pazienti dall’isolamento senza necessità di ripetere il test sono i seguenti: per i pazienti sintomatici 10 giorni dopo l’insorgenza dei sintomi, più almeno 3 giorni aggiuntivi senza sintomi (inclusi febbre e sintomi respiratori), mentre per i casi asintomatici 10 giorni dopo il test positivo per SarsCov2.

Le limitazioni sono legate alla scarsa capacità di procedere nei test in alcuni Paesi”, spiega il virologo Massimo Galli “ Pur essendo verosimile che gran parte delle persone che hanno una bassa positività del tampone dopo un lungo periodo di malattia non producano più virus infettante, evidentemente questo non ha sicura controprova nella pratica: un atteggiamento di prudenza deve essere dunque mantenuto per decidere se riammettere o meno al lavoro gli operatori sanitari, chi lavora nelle RSA, gli operatori di pubblico servizio a contatto col pubblico, gli insegnanti e il personale della scuola. Particolare cautela deve essere usata anche per coloro che hanno rapporti di convivenza con persone a rischio. I rischi oggi sono ridotti solo grazie al successo ottenuto dal distanziamento sociale”.

Le disposizioni dell’OMS su quarantene e test risentono dell’esigenza delle agenzie internazionali di adeguare gli interventi alle possibilità delle singole nazioni”, conclude Marcello Tavio, “Queste nuove raccomandazioni non devono essere interpretate come un “liberi tutti”. I nuovi focolai, in Italia e in Europa dimostrano che un virus attivo e in grado di infettare è ancora presente e in grado di far danno.”

Pandemia: vaccini e nuove terapie

Un ritorno della pandemia Covid-19 è possibile e oltrettutto non abbiamo ancora farmaci di provata e indiscussa efficacia.La SIMIT conferma quindi la necessità di avere dati solidi all’interno di studi randomizzati che permettano finalmente di stabilire il corretto utilizzo di farmaci e di pianificare strategie che risultino essere effettivamente valide, nell’immediato e nel lungo termine”, dice 

Per quanto riguarda i vaccini, solo oltre un centinaio quelli al momento in fase di studio e una decina nelle prime fasi di sperimentazione, con uno cinese e quello realizzato ad Oxford in collaborazione con un’azienda di Pomezia che lasciano ben sperare. “Questi vaccini hanno dimostrato finora una buona tollerabilità nell’uomo, garantendone un buon grado di protezione”, spiega il Prof. Andreoni. “Sicuramente sono necessari ulteriori studi per definire quale possa essere il ruolo di questi o di altri vaccini nel contrasto alla pandemia da covid. È auspicabile però che entro la fine dell’anno o per i primi mesi del 2021 un vaccino possa aver superato tutte le fasi di sperimentazione e possa essere prodotto in quantità sufficiente per essere distribuito in tutto il mondo“.

 

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