Già dal treno, nei pressi della stazione di Formia – Gaeta, i monti Aurunci danno un senso di maestosità e di enigmatica presenza. Man mano l’intercity rallenta i monti si avvicinano e incombono, allora lo sguardo è indeciso se puntare sulle loro cime arrotondate di colline endemiche o sul mare che hanno di fronte, sfumato tra il bianco sottile e l’azzurro tenue.
In maggio soprattutto è bellissimo guardare da lontano il giallo della ginestra in fiore e il rosso dei papaveri che li avvolgono di profumi, di calore, d’estate imminente; colori che sembrano dare un tocco naif all’intero insieme in cui il verde non predomina molto e appare quasi nascosto.
Camminando sul sentiero del Redentore
Il trekking è il modo migliore per scalare i monti Aurunci che sovrastano la cittadina di Formia (provincia di Latina), nel basso Lazio. Un sentiero, in particolare, molto battuto da escursionisti e turisti di ogni genere, è il famoso sentiero del Redentore, che porta fino in cima dove sorge ilParco Nazionale dei monti Aurunci.
Il sentiero del Redentore si snoda per 960 mt. tra stretti e vertiginosi passaggi con vista mozzafiato, e porta sulla cima del Redentore (da cui prende il nome, appunto). Si imbocca presso il Rifugio Pornito, raggiungibile da Maranola frazione di Formia.
Fin dall’inizio del percorso appare subito spettacolare con il mare sempre davanti a sé, l’ampio golfo di Gaeta e le isole Ponziane.
Man mano si sale i tornanti talvolta si restringono fino a doversi addossare alla parete di roccia, perciò si deve camminare piano e con una certa cautela… ma quello che si ha davanti è un qualcosa di stupendamente magico: giù, in basso, si apre una vista di Formia e del golfo di Gaeta a 360 gradi!
Le aquile tra roccia e mare
Di Gabriele Altimari – Opera propria, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=17458446
Può capitare (e spesso capita, a seconda dell’ora e del tempo atmosferico) che una nebbia soffusa e soffice sia sospesa sulla cittadina e sul mare, lasciando intravedere sprazzi lucenti e argentei di distesa acquea e di solide costruzioni umane. Il silenzio è quasi sovrano, rotto a tratti dalla voce di un vento misterioso, che si insinua fra le pareti rocciose, e dal verso di qualche rapace (spesso l’aquila reale) che nidifica e vive indisturbato negli anfratti più riparati della cima. E si cammina, concedendosi qualche breve pausa per mandare giù un sorso d’acqua, riposarsi, osservare il paesaggio e scattare qualche foto con lo smartphone.
Alle spalle la parete rocciosa di Leolatra, che al tramonto (se si ha la fortuna e si vuole, calcolando bene i tempi di camminata, di averla raggiunta) si tinge di rosso e poi via via di rosa e vi permane, anche dopo che il sole è tramontato, almeno fin quando c’è ancora chiarore. Il sentiero giunge al termine in prossimità di una statua, in cima, della Madonna che guarda il mare. A 1130 mt. si arriva all’eremo di San Michele dove sorge una chiesa ipogea sovrastata da alte pareti rocciose. Molto bella e suggestiva è la facciata della chiesa incastrata nella roccia, che la conserva, la protegge e la rende unica.
Il Parco Nazionale dei monti Aurunci
Proseguendo lungo il sentiero si arriva a Sella Sola, meravigliosa a vedersi per la gran varietà di piante e di fiori selvatici che la coprono quasi tutto l’anno. E da qui si giunge, in poco tempo, in cima al Monte Redentore a 1250 mt. sul livello del mare. La fine del percorso.
Si è raggiunta la meta, siamo nel Parco Nazionale dei monti Aurunci tra pareti rocciose che lasciano interdetti, come quelle del Redentore e del Fàmmera. Ecco, laggiù, sul litorale di Formia si aprono e si gettano valloni selvaggi, con una lunga propaggine collinare, in un mare cristallino e multicolore con scogliere gioiello e piccoli promontori.
Ci si volta un poco ed ecco la possente statua in bronzo del Cristo Redentore nell’atto di benedire la terra e il mare, quella incredibile vastità che si percepisce da ogni parte.
Si è stanchi ma soddisfatti, perché è valsa la fatica e quel temporaneo disagio per arrivare fino a qui, per ciò che si è visto, osservato, ammirato. E si ha anche fame e sete. Dallo zaino allora si tira fuori un bel pezzo di Tiella di Formia – Gaeta, specialità gastronomica del luogo, comprata prima del cammino in un forno o in una rosticceria della cittadina o di qualche sua frazione molto più piccola, dove si consiglia sempre, per assaporarne appieno la morbidezza e la compattezza, tagliata a spicchi, di mangiarla con le mani, anche in pizzeria o in rosticceria, lasciando che l’olio coli sulle dita.
La Tiella di Formia – Gaeta, in origine pietanza povera, popolare, è una sorta di focaccia cotta in forno con un abbondante ripieno. Gli elementi più tradizionali e utilizzati per farcire una Tiella sono polpi, calamari, spinaci, baccalà, zucchine, cipolle, alici, cozze; insomma una predominanza varia di prodotti ittici soprattutto, vista la località di mare in cui viene da sempre preparata e consumata.
Ecco qui un lionk utile per chi volesse cimentarsi nella ricetta originale.
L’intercity sta lasciando la stazione di Formia – Gaeta. Si muove ancora piano. Dal finestrino i monti Aurunci ora si allontanano lentamente fino a scomparire del tutto, lasciando il posto a una campagna lineare e ampia. E’ stata un’esperienza interessante, faticosa, ma è stato piacevole fare trekking sul loro sentiero del Redentore. Un’esperienza che, di sicuro, non si dimenticherà subito e facilmente.
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