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Benessere

Tango: in equilibrio tra storia, passione, stile di vita e terapia

10/05/2024
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“L’anno è il 1880. Si suppone che allora nasca oscuramente, clandestinamente sarebbe la parola più giusta, il tango. In quanto alla geografia del tango le teorie sono differenti, secondo il quartiere o la nazionalità dell’interlocutore; il lato sud della città vecchia di Montevideo, il nord o il sud di Buenos Aires, Rosario. Ma questo deve importarci poco. Fa lo stesso che sia nato su una sponda o sull’altra del fiume. Possiamo optare per Buenos Aires, che è quello che generalmente si accetta, nell’anno 1880… Senza i crepuscoli e le notti di Buenos Aires non può nascere un tango”.

Così lo scrittore argentino Jorge Luis Borges descrive la genesi di quello che per gli appassionati è molto più di una danza, ma una vera ossessione, uno stile di vita.

Nato nelle suburre, tra folle di immigrati italiani, spagnoli, tedeschi, polacchi, russi, dopo aver vissuto alterne fortune il tango argentino è sbarcato trionfalmente nel terzo millennio. Riconosciuto nel 2009 dall’UNESCO patrimonio culturale immateriale dell’umanità, sta subendo un interessante processo evolutivo e di diffusione in tutto il mondo.

Grandi numeri di tangueros e caleidoscopiche evoluzioni, a partire dal tango nuevo fino alle declinazioni che mirano a far conoscere meglio le potenzialità del proprio corpo e della mente, dare benessere, migliorare la propria empatia e sensibilità.

Tango sensibile, creato da Dario Moffa, Riabilitango, ideato da Marilena Patuzzo, Tango e MindFulness, sono solo alcune delle forme in cui si declina la cosiddetta tangoterapia.

Per scoprire questo mondo tanto complesso e affascinante abbiamo sentito alcune voci del tango contemporaneo.

Ecco una breve panoramica a tutto tondo.

Tango: camminare abbracciati

Il tango è un ballo difficile e complesso perché libero. Sembra un controsenso ma è davvero così.

Nel tango non si ballano sequenze predefinite e imparate a memoria, ma tanti elementi combinati in base all’improvvisazione. Ciascun ballerino improvvisa il proprio tango, ogni volta diverso, ballando la musica, non le figure, seguendo il ritmo e la melodia, in un gioco dove si concatenano passi diversi in sequenze diverse a seconda del risultato che si vuole ottenere.

La coppia comunica attraverso i movimenti del corpo, scambiandosi continuamente emozioni e sensazioni.

Ci si conosce attraverso l’abbraccio”, dice Miguel Ángel Zotto, tra i ballerini più famosi del mondo. Figlio di immigranti italiani, nato e  cresciuto nel quartiere Vicente Lopez di Baires, ha girato il mondo ballando e insegnando il tango, poi è tornato in Italia, a Milano.

“Del resto il tango è sensualità, amore, eleganza, coinvolgimento, l’abbraccio appassionato tra l’uomo e la donna, la comunicazione di tutti i sensi, ma anche attraverso il respiro, il battito del cuore”.

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Ruoli deversi, medesimo impegno

Ermanno Baresi e Anna Torchiani

Un tempo si diceva che il tango è maschio, oggi si preferisce parlare di un equilibrio di ruoli in cui ciascuno ha le proprie responsabilità.

“Nel tango è l’uomo che sceglie come interpretare la musica, ma lo fa per dar modo alla donna di esprimere al meglio le sue potenzialità. L’uomo guida, cioè decide come muoversi, in che direzione e a che velocità andare in base alla musica, mentre la donna segue, cioè interpreta ciò che il ballerino propone”, spiega Ermanno Baresi, maestro di tango con Anna Torchiani della scuola Caminito Taller de Tango.

Guidare implica dover decidere per sé e per un altro, è più complesso e richiede la conoscenza non solo del proprio ruolo ma anche di quello della ballerina. Per questo alle origini gli uomini si esercitavano ballando fra di loro: per guidare bisogna sapere cosa sente la donna quando viene portata, che passi e che movimenti può fare, come va portata per trasmetterle la direzione e l’ampiezza dei movimenti. Dal canto suo, la ballerina è tutt’altro che passiva, non si ‘appende’ all’uomo lasciandosi trascinare, ma deve saper controllare ogni movimento, deve mantenere l’equilibrio senza appoggiarsi, stare sul proprio asse con sicurezza e saper ascoltare le indicazioni dell’uomo, sa riempire elegantemente le pause e lo spazio che le viene dato”.

Dalle origini all’avanguardia

Certamente il modo di ballare il tango è molto cambiato dalle origini a oggi, non solo per quanto riguarda i diversi stili che si sono succeduti, ma anche l’abbraccio si è via via modificato e gli stessi passi.

Basti pensare che, nel tango degli esordi, il cosiddetto ‘pivot’, movimento fondamentale che permette l’esecuzione di diverse figure, praticamente non esisteva perché era impossibile eseguirlo sui pavimenti sgangherati delle balere dell’epoca.

“Il tango, proprio perché libero da ogni codificazione, viene ballato con approcci diversi, diversi stili: dal milonguero al tango salon al tango show, solo per fare qualche esempio, fino ad arrivare al Tango Nuevo”, commenta Anna Torchiani, manager di professione e insegnante di tango per passione. “Ma il tango è uno solo; una forma artistica in continua trasformazione fin dalle origini e il Nuevo rappresenta l’evoluzione contemporanea”.

Prima cambia la musica

Il cambiamento è partito dalla musica e più precisamente da Piazzolla che introduce nelle sue orchestre strumenti fino ad allora non utilizzati: l’organo hammond, il flauto, la marimba, il basso elettrico, la batteria, le percussioni, la chitarra elettrica, gli archi. In più modifica profondamente le metriche tradizionali, creando uno stile “altro”, distante dalla tradizione.

Per questo per molti anni fu accusato di non fare tango e di non rispettarne l’integrità.

Soltanto all’inizio degli anni ’90, sull’onda delle sperimentazioni di Gustavo Naveira e Fabian Salas si iniziò a ballare questo nuovo tango, dando vita a uno stile che ha avvicinato molti giovani alle milonghe, ma che tutt’oggi, tra i tangueri ortodossi riscuote ancora parecchie critiche.

Ma quali sono le differenze più evidenti tra lo stile tradizionale e il nuevo?

“Rispetto al tradizionale il nuevo è più fluido, con movimenti più ampi e morbidi”, risponde Torchiani. “Si parte sempre dalle stesse basi tecniche, ma destrutturando il passo nei vari movimenti, questo permette molte varianti di ciascuna figura e permette di crearne di nuove, moltiplicando all’infinito le possibili combinazioni. E poi c’è la questione dell’abbraccio, il modo in cui l’uomo e la donna si stringono durante il ballo, che per i tradizionalisti deve essere necessariamente chiuso: i ballerini sono uno di fronte all’altra, i contatto con la parte superiore del corpo. Nel Nuevo, invece l’abbraccio si apre e si chiude a secondo delle occasioni, si ha quindi un cambio continuo di abbraccio, da aperto a chiuso e viceversa, per poter fruttare al meglio lo spazio in base alla figura”.

Riabilitango: un modo diverso, piacevole ed efficace di prendersi cura di se stessi

tango terapia
Marilena Patuzzo e Luca Botarelli

Il metodo ‘Riabilitango‘ è stato ideato nel 2012 da Marilena Patuzzo, Coordinatrice Infermieristica in ambito riabilitativo dal 1999, docente di Infermieristica Clinica nella disabilità neuropsichica presso l’Università degli Studi di Milano e Maestra di tango argentino, e dal marito e Maestro di Tango argentino Luca Botarelli.

“Numerosi studi scientifici indicavano il tango argentino come un’attività particolarmente benefica per tutte le sfere che compongono l’individuo, specialmente quella fisica su cui si concentrano le maggiori evidenze. Il tango, a livello motorio, è in grado di migliorare agilità, postura, equilibrio, coordinazione e molto altro ancora. A quel punto, mi sono semplicemente chiesta in che modo avrei potuto unire il mio lavoro e la mia passione per proporre un metodo terapeutico innovativo, ‘divertente’ se vogliamo, in grado di migliorare la condizione delle persone affette da disabilità motorie”, spiega Patuzzo.

“La vera sfida è stata selezionare i passi e gli esercizi giusti. Nell’infinito panorama del tango argentino, il rischio era rappresentato dal proporre dei passi che non tutte le persone sarebbero riuscite a compiere. Un vero problema, perché in quel caso lo sconforto avrebbe evidenziato la disabilità motoria. Dopo un lungo lavoro, tuttavia, sono riuscita a trovare figure ed esercizi riproducibili da tutti, che ho inserito nel ‘metodo’ seguendo questo criterio. Potremmo dire, quindi, che la mia sperimentazione sia stata guidata dalla ‘fattibilità’: è stato questo il principale obiettivo. Infine, anche le musiche sono state accuratamente selezionate poiché alcune, rispetto ad altre, risultavano maggiormente adatte nell’apprendimento di determinati passi”, conclude Patuzzo.

A chi è rivolto il Riabilitango?

  • tango riabilitangoSfera fisica: particolarmente indicato per persone affette da problemi di equilibrio e del controllo del movimento come nella Malattia di Parkinson, esiti di ictussclerosi multipla o come esercizio moderato di riallenamento graduale allo sforzo (es. patologie cardio-respiratorie). È inoltre consigliato come attività fisica preventiva per la conservazione di un buono stato di salute.
  • Sfera psicologica e di relazione: il tango argentino rappresenta una potente forma di comunicazione non verbale ed è caratterizzato da un preciso gioco di ruoli (leader-follower), dall’interpretazione e dall’improvvisazione, permettendo quindi la massima libertà d’espressione della propria personalità. Può essere pertanto indicato per persone insicure, con scarsa fiducia nelle proprie potenzialità, negli stati d’ansia, di stress e di depressione non grave e in chi manifesta difficoltà di relazione/comunicazione.
  • A tutti coloro che desiderano accostarsi al tango argentino con una visione più ‘olistica’, non solo per imparare a ballarlo, ma per conoscere meglio se stessi e come strumento di benessere.

Il tango come forma di cura per i pazienti metabolici

Una cura non farmacologica che mette al centro la musica e, in particolare, il tango e lo yoga come terapia per i pazienti metabolici (diabete mellito, obesità, ipertensione ecc.) ricoverati in ospedale per un percorso riabilitativo.

È il progetto di musicoterapia avviato dal mese di gennaio 2024 all’Ospedale riabilitativo Villa Pineta Gruppo KOS con grande e costante partecipazione.

Le lezioni si svolgono ogni settimana nella struttura di Gaiato, frazione di Pavullo nel Frignano, in provincia di Modena. In questi cinque mesi è cresciuto il numero di pazienti che su base volontaria hanno aderito ai corsi di tango e yoga, individuali e collettivi, in quanto soddisfatti dei benefici riscontrati all’umore e in generale al loro benessere.

Un progetto voluto dalla direzione di Villa Pineta, in particolare dal dott. Gianfranco Beghi primario e direttore di struttura, con l’obiettivo di aumentare i livelli di benessere psicofisico nel paziente con disturbi metabolici.

“La Tangoterapia si conferma un momento significativo nel percorso di riabilitazione e nel processo di cura. Nel caso specifico, l’aggiunta del movimento e della danza sembra adattarsi al trattamento delle patologie metaboliche “, spiega Alberto Barozzi, psicologo e psicoterapeuta che tiene il corso a Villa Pineta.

“Durante le lezioni di tango, si lavora su molti aspetti. Il primo beneficio immediato per il paziente è il divertimento, il secondo è quello di armonizzare la propria psiche con il proprio corpo. Terzo aspetto, non meno importante, è il fine sociale, quindi stare insieme ad altre persone e socializzare. Cerchiamo di dare la giusta motivazione a tutti i partecipanti, affinché una volta usciti dall’ospedale, continueranno a praticare il movimento e al contempo coltivare la socialità che riveste un ruolo straordinario in uno stile di vita corretto“, conclude Barozzi.

Copertina Foto di Yusuf Çelik: https://www.pexels.com/it-it/foto/uomo-donna-danzando-ballando-13517055/

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