Tumore al rene e sintomi

Tumore al rene: il movimento funziona con un farmaco

Un dato importante: diminuiscono i casi di tumore al rene in Italia. In tre anni, sono state registrate complessivamente 800 diagnosi in meno, con un calo del 6%. Purtroppo questa diminuzione riguarda soltanto gli uomini (da 8.900 a 8.100), perché l’incidenza della malattia resta costante fra le donne (4.500).

tumore al rene sintomiCiò che preoccupa è l’alto numero di casi di tumore al rene scoperti in fase già avanzata, circa il 30%. E rimane costante la forte resistenza delle persone verso la prevenzione primaria: niente fumo, attività fisica costante e dieta corretta. Lo stile di vita rappresenta un ruolo molto importante nella lotta alla patologia, in particolare l’attività fisica.

“È dimostrato che l’attività fisica, praticata con costanza, è in grado di ridurre fino al 22% il rischio di sviluppare il tumore al rene“, dice Massimo Di Maio, Segretario AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) e Direttore Oncologia dell’Ospedale Mauriziano, Università degli Studi di Torino. “Anche nei pazienti che hanno già ricevuto la diagnosi, il movimento può migliorare del 15% i risultati dei trattamenti, riducendo fatica, ansia e depressione, con un impatto positivo sulla qualità di vita”.

Si tratta di risultati importanti, paragonabili a quelli di un farmaco efficace. Purtroppo, nel nostro Paese,  ben il 34,5% dei cittadini è sedentario e, fra i pazienti con tumore del rene, questa percentuale cresce fino al 75%.

Spesso, i sintomi del tumore al rene si presentano quando è tardi

Nel mondo, nel 2018, il cancro del rene ha colpito più di 403.260 persone. “I principali sintomi sono sangue nelle urine, dolore al fianco e presenza di una massa palpabile a livello addominale, spesso presenti solo in fase metastatica, cioè avanzata della malattia”, spiega Cristina Masini, Dirigente Medico Struttura Complessa Oncologia AUSL Reggio Emilia. “Circa il 60% delle diagnosi è casuale e avviene di solito attraverso un’ecografia addominale eseguita per altri motivi, senza sintomi specifici. Una casualità che presenta conseguenze positive, perché in questo modo la malattia può essere individuata precocemente e curata con successo. Se riusciamo a intervenire durante le prime fasi del tumore al rene, le guarigioni superano il 50%. Ma circa il 30% delle diagnosi avviene ancora in stadio avanzato. In questi casi, il tasso di sopravvivenza a 5 anni è del 12%, ma in graduale aumento grazie a terapie innovative”.

Le nuove terapie per il tumore al rene fanno ben sperare

Parliamo, per esempio del cabozantinib, un nuovo inibitore delle tirosin-chinasi, che ha dimostrato di essere particolarmente efficace nei pazienti in fase metastatica. “Questo farmaco svolge un’azione anti-angiogenica, riuscendo a fermare la formazione di vasi sanguigni”, continua Cristina Masini. “Il farmaco, che era già stato approvato per il trattamento del carcinoma renale avanzato negli adulti precedentemente trattati con terapia anti VEGF, da settembre dello scorso anno, è disponibile in Italia anche come trattamento di prima linea”.

Nel nostro Paese vivono più di 129mila persone con diagnosi di tumore al rene. “La chemioterapia è, storicamente, poco efficace”, sottolinea il prof. Di Maio. Un tempo la nefrectomia totale, cioè l’asportazione totale del rene, era un intervento indispensabile, oggi esistono tecniche chirurgiche che risparmiano parte del rene e, in caso di malattia metastatica, l’opportunità della chirurgia si valuta caso per caso. È tramontato il vecchio paradigma secondo il quale la massima asportazione di tessuto garantisce le migliori possibilità di cura. Quindi, oggi, abbiamo più armi da inserire in una strategia di cura che vede chirurgia, radioterapia, terapie mirate e immunoterapia. L’obiettivo è rendere cronica la malattia, garantendo una buona qualità di vita. Inoltre, la collaborazione multidisciplinare tra chirurghi, urologi, oncologi medici, radioterapisti, anatomopatologi, psico-oncologi e medici nucleari non deve essere più un’opzione ma un obbligo”.

Come tutte le malattie c’è un risvolto psicologico

Ansia, depressione, disturbi del sonno e più in generale distress emozionale sono frequenti fra i pazienti oncologici.

“I pazienti devono essere individuati precocemente perché, se non trattati, questi sintomi incidono pesantemente su qualità della vita, aderenza ai trattamenti, decorso della malattia e soddisfazione per le cure”, spiega Anna Costantini, Direttore Psico-Oncologia Ospedale Sant’Andrea di Roma. “È fondamentale intervenire precocemente con programmi specifici di supporto psiconcologico nei reparti di oncologia, efficaci sia sulla sintomatologia ansioso depressiva, evitandone la cronicizzazione, sia per migliorare la capacità di fronteggiare la malattia, con conseguente rinforzo delle risorse interne ed esterne del malato e della sua famiglia. L’aiuto della psiconcologia consente ai pazienti, anche nei casi in cui non è possibile guarire dal tumore, di recuperare una qualità di vita piena e soddisfacente, forse diversa da prima della malattia ma non meno significativa da un punto di vista esistenziale e relazionale”.

tumore al rene sintomiTumore al rene: l’importanza di cambiare stile di vita

L’obiettivo delle associazioni scientifiche è avviare un percorso di sensibilizzazione sulle regole della prevenzione, sui sintomi e sui fattori di rischio del tumore al rene.

Oltre alla sedentarietà, vi sono altre abitudini da correggere. Al fumo di sigaretta è attribuibile circa il 40% dei casi nei maschi e il 25% nelle donne. La diminuzione delle diagnosi negli uomini, registrata negli ultimi anni, è riconducibile proprio alla minore diffusione del tabagismo in questa parte della popolazione. Al contrario le donne continuano a fumare, da qui l’incidenza stabile nelle cittadine. Un ruolo particolare è attribuito anche al sovrappeso, a cui va ricondotto un quarto delle diagnosi. Un dato preoccupante se consideriamo che il 31,6% dei cittadini over 18 è in eccesso di peso e il 10,9% obeso. È stato stimato un incremento del rischio pari al 24% negli uomini e al 34% nelle donne per ogni aumento di 5 punti dell’indice di massa corporea.

 

 

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