Body shaming: la ferita di sentirsi derisi per il proprio aspetto fisico
Eros & Psiche

Body shaming: la ferita di sentirsi derisi per il proprio aspetto fisico

06/10/2021
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Per molti ragazzi il ritorno a scuola, quindi in ritorno alla socialità con i coetanei, può rappresentare un momento di  difficoltà psicologica: la colpa  è del body shaming, vale a dire dei terribili commenti negativi sul proprio aspetto fisico. Il fenomeno crudele ed estremamente diffuco si fa sentire soprattutto nella fase dello sviluppo sessuale, quando il corpo inizia a cambiare in modo evidente.

Il problema si accentua nel caso delle ragazze. Per loro, la diffusione del body shaming aumenta: la percentuale di chi riceve di continuo apprezzamenti negativi sale dal 30% (media generale) al 34%. E poi ci sono gli immancabili luoghi comuni legati al ciclo mestruale: nervosismo (la frase “Sei nervosa? Hai il ciclo!” se la sono sentita dire almeno una volta ben 8 ragazze su 10), irritabilità (uno stigma che ha colpito quasi 6 su 10), lamentosità (così per 4 su 10).

Il body shaming è una forma di bullismo

Il body shaming è provocato da stereotipi, falsi miti e scarsa informazione, ma è . Un fenomeno che, a quanto pare, interessa oltre 6 mila adolescenti di età compresa tra i 10 e i 17 anni e  che hanno partecipato a “Domande Scomode sull’adolescenza”, una ricerca realizzata da Skuola.net.

Per circa 1 su 3, i commenti negativi sul fisico sono addirittura quotidiani e nel 60% dei casi i responsabili sono i loro coetanei, ma non manca chi subisce offese da giovani ma di età più avanzata (lo dice l’8% degli intervistati) o addirittura degli adulti (il 20%).

Ricevere offese sul proprio aspetto fisico, che hanno il potere di far sviluppare vergogna o disagio in chi ne è vittima.

La conseguenza più evidente di questi comportamenti si riscontra nel pessimo rapporto che hanno i giovanissimi col proprio corpo: circa 1 su 4 confessa di non riuscire a guardarsi nudo neanche quando è da solo e la percentuale aumenta (1 su 3) quando si trattadi  mostrarsi senza vestiti agli altri.

Gli argomenti  scottanti, sono prima di tutto il peso corporeo – un problema sentito da oltre la metà degli intervistati (55%),  seguito dall’aspetto di braccia, gambe e fianchi (44%) e dalle caratteristiche o eventuali difetti del viso (43%).

Di conseguenza aumentano sensazioni come l’insicurezza (l’ha percepita il 44%), l’imbarazzo (34%), il disagio (33%) mentre sono meno frequenti, la felicità o l’eccitazione per essere diventati grandi (le riportano solo 3 su 10).

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Il lento cambiamento verso una società più sana

Gli esperti che hanno analizzato la ricerca nel suo complesso ritengono che questi atteggiamenti possano essere in parte dettati dal perdurare di un altro stereotipo: quello della necessaria corrispondenza tra sesso biologico e identità di genere. Sorprende infatti (ma neppure tropp n.d.r.) che in una generazione che spesso si definisce “gender fluid“, solo 2 adolescenti su 10 siano consapevoli che l’identità di genere possa non coincidere con il sesso biologico.

Questo spiega anche perché siano ancora molto diffusi preconcetti legati alla sfera strettamente personale, specie tra i maschi. Un esempio: per quasi 1 ragazzo su 2 piangere è un cosa da femmine, per 2 su 3 avere i muscoli è roba da uomini.

La corretta informazione è sicuramente la strada più breve e sicura per mettere fine al body shaming anche perché i ragazzi sembrano poco interessati a capire ciò che sta accadendo in questa fase della loro vita.

Il 29% degli adolescenti, non si preoccupa di capire meglio cosa accade quando il proprio corpo è in cambiamento. Tra i maschi la percentuale schizza al 43%.

In ogni caso le fonti di informazione preferite potrebbero non essere del tutto affidabili o complete, visto che le più sfruttate sono Internet (ci ricorre il 67%) e il consiglio dei coetanei (57%). Pochissimi ne parlano a scuola (44%) o in famiglia (36%), proprio nessuno con un medico o un sessuologo.

Ma neppure gli adulti rappresentano una garanzia assoluta. Infatti, gli adolescenti che hanno chiesto chiarimenti a genitori, insegnanti o esperti non sempre hanno ricevuto la risposta che si aspettavano: a un quarto di loro sono tornate indietro indicazioni poco chiare se non addirittura nulle. Solamente 1 su 2 ha trovato ampia disponibilità all’ascolto e supporto concreto al momento giusto.

Per ragazzi, insegnanti e genitori una possibile risposta può però giungere anche da “Domande Scomode @School”,  che in modo indiretto e giocoso aiuta preadolescenti e adolescenti ad avere gli elementi corretti per approcciarsi in modo sano e sicuro alle relazioni interpersonali, all’affettività e alla sessualità.

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