Si sente sempre più spesso parlare di “messaggi segreti” contenuti nei cartoon.
Informazioni spirituali o che alludono a riti iniziatici.
Avevamo parlato recentemente di come proprio i cartoni animati possano avere un importante ruolo formativo, soprattutto nei più piccoli, aiutando a sviluppare senso critico e linguaggio.
Oggi ci concentreremo sulla visione del mondo, i valori, le regole della cultura che vengono veicolati in molti di essi, dato il numero sempre crescente di cartoon che si focalizzano sulla sfera spirituale.
I cartoon come guida che indirizza i giovani verso la maturità
I cartoni animati degli ultimi anni sono l’evoluzione della fiaba classica e della novella, che da sempre hanno uno scopo sociale importante.
Rappresentano una vera e propria forma d’arte, sono connessi con lo spirito del tempo, assumendo forme e stili differenti.
Potrebbe sembrare una contraddizione ma sono al tempo stesso sia un prodotto artistico specifico di una cultura sia un prodotto interculturale che non conosce confini di spazio né temporali.
D’altra parte diffondono più messaggi sovrapposti.
Semplificando la narrazione da un lato e comunicando concetti profondi dall’altro.
Ma come coniugare entrambi gli aspetti?
I cartoon evidenziano le particolarità caratteriali archetipiche dei personaggi; lati che
ogni persona possiede, ma che sullo schermo vengono esagerati per renderli ben visibili.
C’è il buono per eccellenza, che si contrappone all’antipatico.
C’è il valoroso che si scontra con l’avido e opportunista.
E così via.
Questo meccanismo narrativo, tipico anche dei racconti più antichi, facilita le persone
nell’identificazione di sé e di modelli comportamentali.
Come risaputo ogni storia e leggenda ha una morale, indagando su ciò che è giusto e ciò che
è sbagliato. O per meglio dire, ciò che è morale e ciò che non lo è.
Pertanto questo serve per guidare l’individuo, specialmente nell’infanzia, verso la maturità.
Come avviene solitamente per il protagonista all’interno di qualunque cartone.
La spiritualità e il linguaggio dei cartoon
Nei cartoni, quindi, sono celati o comunicati più chiaramente concetti di altissimo valore
spirituale.
Alcuni se ne accorgono e altri no. Ma è innegabile che traducono in immagini e parole mondi mentali in grado di mescolare sapientemente sogni e speranze in realtà.
Oppure di esorcizzare paure.
O, ancora, di parlare di tematiche quali la morte, il dolore, le ingiustizie in modo emblematico, offrendo una visione, un possibile approccio umano alle situazioni della vita.
Parafrasando una nota affermazione di Gilbert Keith Chesterton: ”Le fiabe non insegnano che i mostri non esistono; ma che questi possono essere sconfitti”.
Ed è esattamente questo il punto.
La spiritualità dei cartoon permette a grandi e piccoli di ritrovarsi, dando una possibile risposta a dubbi esistenziali anche rilevanti.
La morte, la gestione delle emozioni, conoscere il vero sé: sono tutte questioni che vengono affrontate sempre più spesso su piccolo e grande schermo.
La vita reale è sempre più rappresentata nei film d’animazione.
Il confine che separa finzione e effettività è sempre più sottile.
Forse perché c’ès empre un po’ di magia nella quotidianità così come c’è della verità nella fantasia.
E i bambini sanno bene che oltre al piano fisico, alla materialità delle cose esiste molto altro.
I cosiddetti amici immaginari oppure esseri invisibili che si manifestano nelle giornate dei più piccoli (fino ai 10 anni circa) stanno a indicare la presenza di una grande coscienza di sé.
É il mondo interiore che prende forma e si plasma all’esterno.
Sono i pensieri che si manifestano senza paura.
È un modo per prendere le misure di sé stessi e capire il proprio spazio e ruolo nel mondo.
I film d’animazione distribuiti da cinque/sei anni a questa parte supportano, in questo senso, la consapevolezza del bambino di quelle parti fondamentali per la sua crescita.
A questo proposito ho selezionato tre lungometraggi particolarmente significativi che trattano la spiritualità e l’apertura di coscienza in modo magistrale.
Si tratta di Soul, Inside out e Raya & l’ultimo drago, firmati da Pixar e Disney.
Soul: il cartoon che parla di anime e aldilà
“Soul” ha come protagonista un pianista jazz che cerca di riunire la sua anima e il suo corpo dopo che sono stati “accidentalmente” separati.
Questa esperienza lo porta a entrare nell’Oltremondo e nell’Antemondo, dimensione quest’ultima dove le anime dei futuri nascituri vengono preparate alla vita sulla Terra.
Si parla di piani di esistenza, talenti, scintilla, anime libere e anime perdute, di sicurezza e insicurezze dell’anima.
In poche parole: altamente esistenziale.
Inside out: un viaggio alla scoperta di emozioni e sentimenti
Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto guidano le azioni della protagonista, Riley.
Lavorano nel cosiddetto quartier generale secondo un’organizzazione ben precisa. Ma un fenomeno interrompe il loro funzionamento: la bambina sta crescendo e sta entrando nell’adolescenza.
L’equilibrio del quartier generale viene sconvolto e così la gioia e la tristezza sono perse; mentre le altre emozioni cercano, al loro meglio, di gestire la situazione.
“Inside Out” mostra il funzionamento delle emozioni, dei ricordi, dell’inconscio e dei processi dell’io interiore.
Attraverso un linguaggio semplificato spiega le basi di alcuni approcci psicoterapici e meditativi.
L’obiettivo, infatti, è di capire meglio il sé nel modo di esistere dentro.
Raya: una storia di unione e tolleranza
“Raya e l’ultimo drago” trasporta in un mondo apparentemente fantastico, minacciato da una forza
malvagia chiamata Druun.
Si tratta di un mondo frammentato, dove intolleranza e paura hanno preso il sopravvento, dominando sul buonsenso degli uomini.
La speranza è nelle mani di Raya, coraggiosa adolescente che può ritrovare, appunto, l’ultimo drago essenziale per sanare le terre spezzate e unire i popoli divisi.
Molti i riferimenti simbolici al mondo odierno nonché all’iconografia dei draghi.
Essi infatti rappresentano la saggezza, il potere in quanto possono allontanare gli spiriti malvagi e proteggere gli innocenti, la forza vitale e la fertilità.
Il bambino come essere spirituale
Secondo Maria Montessori nel bambino esiste una dimensione spirituale innata e spontanea.
Nell’infanzia l’individuo vive un vero e proprio “periodo sensitivo religioso”, che non si lascia intaccare da ambienti ostili.
L’educatrice (nel testo “L’autoeducazione”) afferma che la fede nasce dallo stupore originario e il senso del sacro con cui si guarda al mondo.
Uno sguardo privo di dogmatismi e pregiudizi, quindi, tipico dell’infanzia.
In pratica per Montessori, come afferma anche la pedagogista Daniela Scandurra, vi è una naturale affinità tra i bambini e il mondo dello spirito.
Essi, più o meno consapevolmente, maturano dentro di sé domande e intuizioni importanti sul senso delle cose e sono assolutamente determinati ad avere una risposta pregna di significato quando si chiedono dove fossero prima di nascere o dove vanno le persone quando lasciano il piano fisico.
Sta all’adulto, allora, sostenere questo tipo di corrispondenza e riconoscere la profondità, comprendendo che alimentandola contribuirà a formare adulti più consapevoli e autentici.
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