Nel mio percorso di crescita ho imparato tante cose che mi hanno aiutato a vivere una vita migliore, una di queste, forse la più importante, è capire che il perdono ha molto più a che fare con noi stessi e con il nostro mondo interiore che con la persona che dovremmo perdonare.
Anche io, come tanti, ho provato e provo rabbia, rancore, risentimento per situazioni del passato, e mi sono anche sentita vittima di ingiustizie che trovavo inaccettabili.
E quando mi sentivo dire che dovevo “perdonare”, la mia preoccupazione era che mi si stesse chiedendo di riallacciare ad ogni costo un contatto con le persone che mi avevano causato dolore.
Studiando le tecniche del pensiero positivo di Louise Hay ho compreso che perdonare significa innanzitutto accettare la realtà di ciò che è accaduto in passato e capire come sono cambiate le cose in seguito.
Il perdono fa bene a noi
Perdonare non vuol dire lasciare se stessi in balia di nuovi torti da subire. In alcune situazioni, forse la persona in questione non saprà mai che l’avrete perdonata, eppure dentro di voi sarà avvenuto un cambiamento interiore. Il perdono è qualcosa che scegliamo innanzitutto per noi stessi, per stare bene e per contribuire a risanare una ferita.
Perdonare qualcuno non significa condonare il suo comportamento. Non significa nemmeno dimenticare il modo in cui ti ha ferito e neppure concedergli di farti ancora del male.
A proposito di perdono, tre menti illuminate la pensano così
Il motivatore Daniell Koepke dice “Perdonare significa fare pace con ciò che è successo. Significa riconoscere la tua ferita, dandoti il permesso di sentire dolore, e di comprendere che quel dolore non ti serve più. Significa lasciar andare il dolore e il risentimento per poter guarire ed andare avanti”.
La scrittirce Louise Hay sostiene che “Il perdono è un dono a te stesso. Ti libera dal passato e ti consente di vivere nel tempo presente”.
Il filosofo americano Lewis B. Smedes, suggerisce “Quando perdoni te stesso e perdoni gli altri, sei veramente libero. Perdonare significa liberare un prigioniero e scoprire che quel prigioniero eri tu”.
Se vogliamo quindi sentirci in pace con noi stessi e con il mondo, è bene imparare a perdonare e a lasciar andare i torti subiti nel passato. Ecco che cosa mi ha insegnato il perdono:
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La vita è troppo breve per avere dei rimpianti.
Quando si vivono situazioni di autentica “crisi”, ci si rende conto che alcune cose non sono più così importanti, si ha una prospettiva diversa del tutto. Perché tenere rancori, rabbia, e prolungare la propria infelicità?
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Il perdono non è una magia, è un processo.
E’ un malinteso comune pensare che un semplice “mi dispiace” faccia svanire la rabbia e il risentimento. Ne abbiamo parlato nell’articolo “Ops, ho sbagliato..come faccio a chiedere scusa?” . Ma abbiamo sempre una scelta: quando ci sentiamo ancora arrabbiati possiamo mettere in dubbio il nostro stato d’animo e chiederci “ne vale davvero la pena? Come posso vederla in altro modo? Questi pensieri rendono migliore la mia vita? Scelgo la pace o la guerra?“
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Il vero perdono non richiede due persone.
La cosa bella è che non serve comunicare alla persona con cui siamo stati arrabbiati che l’abbiamo perdonata. Se volete, con il tempo, potete anche condividere la vostra esperienza, ma non è necessario.
Ricordiamoci che la vita ha una data di scadenza e questa consapevolezza dovrebbe spingerci a vivere meglio ogni giorno. E dovrebbe ricordarci, ancor di più, di amare profondamente e sempre, sempre, perdonare.