Alice Basso, l’uscita di scena di Anita Bo
Anche per Alice Basso, la scrittrice milanese di nascita ma torinese di adozione, è giunto il momento di chiudere il sipario.
Si tratta, com’è ovvio, di una chiusura relativa solamente a una parte della sua produzione narrativa, che comunque lascerà orfani della loro eroina i suoi lettori.
Per altro, non è neppure la prima volta: capace di plasmare le sue protagoniste femminili con dovizia di attributi, Alice Basso sa che a un certo punto occorre dire basta e voltare pagina.
E’ stato così per Vani Sarca, una ghostwriter appassionata di gialli che si è trovata sovente a collaborare in alcune indagini di polizia.
E’ ora il turno di Anita Bo, la giovane dattilografa che vive nella Torino degli anni Trenta, coi venti di tempesta che incombono sul paese.
Anita Bo, una protofemminista?
Considerando gli anni scelti da Alice Basso per ambientare i suoi romanzi, si può dire che Anita Bo sia davvero una protofemminista, una donna capace di tracciare un percorso.
Nel 1935 Torino era una città in evoluzione, in cui convivevano più anime, attente ai cambiamenti in atto.
Tra questi, però, non c’erano ancora quelli che, quarant’anni dopo, avrebbero avuto come protagoniste le donne di ogni ceto e condizione, soprattutto operaie e studentesse, a fianco degli uomini.
Che Anita Bo voglia provare ad essere una donna indipendente, capace di lavorare e cavarsela da sé, pronta a superare i suoi limiti culturali, è dunque una scelta insolita.
Alice Basso ha raccontato le vicende di questa intraprendente ventenne in cinque romanzi, l’ultimo dei quali, “Una festa in nero”, chiude definitivamente il cerchio.
Proteine: saperne di più ci aiuta a mangiare meglio
C'è stato un tempo in cui, la gente meno abituata a frequentare l'ambiente delle palestre, rimaneva…
Alice Basso e la sua Anita
Proteine: saperne di più ci aiuta a mangiare meglio
Vent’anni, un matrimonio alle porte e la consapevolezza che l’attende una vita di moglie e madre: così si presenta Anita Bo per la prima volta.
In lei però si agita un’anime ribelle, che la porta a chiedere a Corrado, il fidanzato, un tempo da dedicare a se stessa prima delle nozze.
Sei mesi, durante i quali lascerà la tabaccheria di famiglia in cui aiuta i genitori e percorrerà una sua strada, per diventare una donna più matura e responsabile.
Eccola così diventare dattilografa presso Saturnalia, una rivista che traduce e pubblica i racconti gialli che appaiono sulla testata americana “Black Mask”.
Un mondo nuovo si apre per Anita, fatto di storie poliziesche, di una lingua nuova da imparare, di persone colte e affascinanti da conoscere.
Una rivoluzione culturale, per lei, come Alice Basso ricorda più volte, anche se di breve durata.
Con lei c’è Sebastiano Satta Ascona, socio della rivista e traduttore dei racconti americani importati in Italia dal suo amico Julian.
Storicamente l’Italia viveva giorni già cupi, condannando l’esterofilia anche linguistica, proclamando l’autarchia e proibendo la diffusione di notizie di cronaca nera, per ottundere le menti degli italiani.
Il ventennio fascista era all’apice e combatterlo era ormai un’impresa ciclopica.
Eppure Anita comprende di doversi mettere in gioco e lo fa diventando complice di Sebastiano, con cui inventa lo scrittore John Dorcas Smith.
Attraverso le traduzioni delle sue inesistenti avventure americane, i due provano così a denunciare, evitando la censura, i crimini del regime, i suoi soprusi, la sua rete di spie e delatori.
Sono solo sei i mesi a disposizione di Anita Bo e Alice Basso si mantiene fedele a questa clausola temporale in tutti i cinque romanzi.
Da traduttore e dattilografa a scrittori e detective, Sebastiano e Anita si legano sempre di più, a livello professionale ma anche personale: peccato che entrambi siano fidanzatissimi e che vivano in un’epoca in cui gli scandali non sono tollerati.
Gli anni difficili del romanzo di Alice Basso
Giunta al quinto romanzo su Anita Bo, Alice Basso ha deciso di dare alla sua eroina il giusto merito.
Della giovane timida, titubante (e molto bella) è rimasto poco.
Adesso Anita si è costruita un bagaglio culturale, è in grado di provare a tradurre lei stessa dall’inglese, ma soprattutto ha capito che nella vita bisogna fare delle scelte.
Facile a dirsi, in quegli anni, meno a farsi, se le conseguenze possono essere, arresto, confino, tortura, condanna a morte.
Anita e Sebastiano ne sono consapevoli e sono attentissimi ai passi che compiono, ma attorno a loro ruota un mondo molto variegato.
La famiglia Bo, ad esempio, è dominata dalla madre di Anita, che ambisce solo a un salto di classe sociale, a veder sposati Anita e Corrado, a entrare lei, una tabaccaia, nella Torino bene.
A una figlia di vent’anni non è permesso opporsi al volere materno.
Ma Anita ha in Clara e nella sua ex insegnante Candida due validi supporti, che soprattutto nell’ultima avventura saranno fondamentali.
Julian è uno spavaldo ribelle, il padre di Sebastiano un uomo complicato dalla personalità stratificata, le ragazze madri che Candida supporta le vittime sacrificali di una società ipocrita.
Nei sei mesi trascorsi a Saturnalia Anita ha imparato a distinguere i buoni dai malvagi, a cercare sempre giustizia, a non farsi piegare dalle restrizioni del fascismo, a scoprire i libri proibiti e il cinema, a trovare dentro di sé il diritto di scegliere e contare.
Che siano anni difficili è risaputo: c’è chi lo accetta passivamente e chi no, come Anita e i suoi amici.
Un’ultima festa, in nero, per Alice Basso e Anita Bo
Come si è detto, sei mesi sono bastati per trasformare una ragazza un po’ ingenua e confusa sul futuro in una donna matura e responsabile.
E’ questa l’Anita che si prepara a partecipare a una festa in nero (non per il colore degli abiti, ma per il tragico epilogo che dovrebbe avere) a casa della sua mentore Candida, più autorevole e spregiudicata che mai nelle sue scelte.
Molti ingranaggi si sono mossi per arrivare a quella serata.
A Sebastiano è stato amichevolmente imposto di diventare una spia, un delatore per il regime, mettendo a repentaglio la vita stessa di persone che gli sono molto care.
(E dire che l’OVRA non ha capito quale critica del presente sia sottesa ai racconti del fantomatico J. D. Smith…)
Clara, Candida, Diana e Anita hanno costituito un gruppo di donne coraggiose che non si coprono gli occhi davanti alle brutture del presente, del fascismo.
Corrado e la futura suocera sono così presi dal prossimo matrimonio che non si accorgono del cambiamento di Anita e del suo amore corrisposto per Sebastiano ( e la povera Mavi, anch’ella pronta per l’altare?).
I doppiogiochisti si devono palesare, buoni o cattivi che siano, come Rodolfo o il signor Pastina.
Tutti quanti, insomma, devono decidere da che parte stare e i protagonisti di Alice Basso non hanno dubbi in merito.
Devono a questo punto capire come farlo, come provocare meno danni possibili, come rimanere fedeli ai propri principi senza creare pericolo per gli altri.
Giorno dopo giorno, in questo ultimo scampolo dei sei mesi previsti, questo consiglio di guerra pronto a resistere si prepara per l’atto finale.
La festa in nero è alle porte e dovrebbe segnare la fine per molti di loro, il precipitare vertiginoso dei loro principi e dei loro ideali.
Alice Basso non può permettere che ciò avvenga.
E così tutti, senza esclusione, prendono le loro decisioni, con grande sofferenza per alcuni, con vero dolore per altri.
La sera della festa è il momento in cui la polizia segreta deve forzatamente essere beffata, anche se questo comporta separarsi, se non per sempre almeno per lungo tempo.
Anita lo sa, ma non indugia e fa la scelta più proficua per gli altri, memore degli insegnamenti di Candida.
Tutti i personaggi vengono inghiottiti dalla Storia per dieci anni, sino alla fine della guerra.
Solo allora, nel 1945, in deroga ai suoi sei mesi, Alice Basso li richiama a sé: tra chi c’è ancora e chi non c’è più il cerchio finalmente si chiude e si apre una nuova vita da vivere.
AUTORE : Alice Basso
TITOLO : Una festa in nero
EDITORE : Garzanti
PAGG. 351 EURO 18,60 (versione eBook euro 9,99)