Con Rocco Ballacchino Torino torna ad essere protagonista di indagini poliziesche
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Con Rocco Ballacchino Torino torna ad essere protagonista di indagini poliziesche

19/01/2019
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La città di Torino e lo scrittore Rocco Ballacchino sono uniti da un legame molto stretto, che va molto al di là di una semplice esigenza topografica.

Tutti hanno necessità di un luogo ove vivere, scelto o imposto da necessità contingenti, ma non sempre nasce un legame d’amore consolidato dal passare del tempo.

Quando Rocco Ballacchino parla della sua città, invece, e la descrive nelle sue bellezze e nei suoi tormenti, al lettore appare evidente che per lui Torino non è una metropoli qualsiasi, è un luogo di elezione, come una “conditio sine qua non” per la scrittura.

Di questo fascino della città magica si accorsero, alcuni anni orsono, anche altri scrittori, i quali, invece di combattere tra loro una guerra a colpi di omicidi e indagini, decisero di unire le loro forze e dare vita al gruppo di Torinoir, fondato nell’aprile del 2014 con il proposito di illustrare i cambiamenti della città attraverso racconti giallo-noir.

Rocco Ballacchino ne fa parte sin dal momento della costituzione del gruppo.

Riconosciuta la grandezza dei due autori Fruttero e Lucentini, che seppero dar vita a vicende indimenticabili all’ombra della Mole, i nostri sostengono però giustamente che in quarant’anni acqua sotto i ponti del Po ne è passata davvero tanta e non si possono (né si devono) ignorare i cambiamenti multiformi che la grigia città industriale ha subito nei decenni.

Spazio quindi al racconto corale, a tante voci capaci di cogliere sfumature diverse, a narrazioni a due, quattro, sei e più mani, nel rispetto del Manifesto programmatico da essi redatto , che al punto VIII recita “– Scriviamo da torinesi, di Torino e dei torinesi, soprattutto della Torino di oggi, lontana dai soliti consumati stereotipi letterari. A volte ci piace andare oltre confine.”

Un commissario e un critico cinematografico per le indagini di Rocco Ballacchino

Anche a Rocco Ballacchino, come succede ormai da tempo ai giallisti, è sembrato opportuno dar vita ad un paio di personaggi che costituiscano il fil rouge del suo narrare e ritornino, avventura dopo avventura, nelle pagine dei suoi racconti, rivestendo un ruolo da collante tra i vari passaggi, pur nella assoluta autonomia di ogni romanzo.

Sono Sergio Crema, commissario, e Mario Bernardini, spietato critico cinematografico con la passione dell’indagine  e dell’investigazione sul campo.

La collaborazione tra i due risale al periodo in cui Torino era stata teatro di un crimine legato al mondo del cinema, l’omicidio di una segretaria di produzione, per far luce sul quale il commissario, estraneo a questo mondo, aveva chiesto la collaborazione di Bernardini.

Molto diversi tra di loro, i due avevano però saputo unire le loro forze per risolvere il caso, seguito da altri non meno ingarbugliati.

Muovendosi tra le piazze del cuore dei piemontesi, come Piazza Vittorio e Piazza Carlo Alberto, lo scrittore unisce l’abilità della sapiente costruzione ad incastro ad una vena ironica che lo contraddistingue tanto nella scrittura quanto nella vita quotidiana, rendendo i suoi protagonisti imperfetti quanto lo sono i comuni lettori ed anche le trame di coloro che si reputano geni del male.

“Il codice binario” è l’ultima fatica dello scrittore torinese, nonché la nuova indagine di Crema e Bernardini, affiancati dalle loro donne di riferimento, la moglie del primo e la compagna del secondo, a cui si aggiunge il PM Giulia Bonamico, per la quale l’umanissimo Crema ha un debole difficile da tenere nascosto.

Il titolo si spiega con una considerazione che si applica alla vita di ciascuno di noi, uno sliding doors che condiziona il nostro futuro in base alle scelte necessariamente compiute nel presente: se avessimo aperto una porta anziché un’altra, cosa sarebbe cambiato nella nostra esistenza? Se avessimo detto un no invece di un sì? Se fossimo arrivati in ritardo e non in orario ad un appuntamento? La nostra esistenza è tutta costruita su un sentiero che si snoda un bivio dopo l’altro, obbligandoci  a dover decidere e impedendoci di capire cosa sarebbe successo nel caso contrario.

Lo sanno bene Crema e Bernardini, il primo messo nella possibilità di scegliere se trasformare in realtà un sogno proibito, il secondo obbligato a fare quotidianamente i conti con l’esito drammatico di un’azione compiuta durante la precedente indagine a fianco del commissario.

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La matassa ingarbugliata di Rocco Ballacchino

I fedeli lettori di Rocco Ballacchino sanno che Mario Bernardini ha subito una lesione midollare durante un conflitto a fuoco (avvenuto nella precedente vicenda) ed ha perso la possibilità di camminare, come l’autore ci ricorda in apertura di romanzo.

La sua enciclopedica conoscenza sul mondo del cinema lo accompagna costantemente, per cui è con estrema naturalezza che egli associa alla quotidianità il titolo di una pellicola, una battuta diventata famosa, una riflessione utile anche in altro contesto.

In questo personaggio si rispecchia lo stesso Rocco Ballacchino, laureatosi in Scienze della comunicazione con una tesi in Semiologia del cinema, appassionato cultore quindi del mondo delle immagini.

Nel momento in cui Bernardini viene dimesso dalla clinica in cui era ricoverato, Crema viene incaricato di risolvere un caso di omicidio: il 13 luglio 2017 Gabriele Balestri, amministratore di condomini e persona non troppo amata, è rinvenuto esanime nel suo ufficio dal ragazzo del bar che gli stava consegnando due caffè ordinati pochi minuti prima.

Il delitto è stato consumato in uno spazio temporale brevissimo e, in base alle annotazioni in agenda lasciate dall’uomo, sembra avere come responsabile Ionut Constantin, un imbianchino in lite con la vittima per dei pagamenti non effettuati.

Tutto appare talmente semplice da generare il sospetto che non sia affatto così, che il colpevole possa essere un altro, che le motivazioni debbano essere ricercate altrove, che ciò che appare sia per l’appunto solo apparenza.

Che ruolo hanno nella vicenda Sofia, la bellissima e affascinante moglie di Balestri, e Romina, la sua segretaria?

Perché la prima continua a rifiutare l’ipotesi che l’omicida sia Constantin, che lei conosce personalmente per la tinteggiatura della propria abitazione?

Quello che è certo è che quando i conti tornano con troppa facilità è assai probabile, almeno in questo campo, che siano sbagliati.

Lo sa l’ispettore e lo sa anche Bernardini, che decide di collaborare a modo suo con la polizia, indagando quanto gli è permesso dalla sedie a rotella da cui non può più muoversi.

Il fascino di Sofia non è sufficiente per incantare Crema, ma lo è per colpire profondamente Marco Quadrini, suo collaboratore nell’indagine.

E così, tra Torino e Genova, dove occorre approfondire l’indagine, tra un rumeno arrestato come presunto colpevole e un magistrato non convinto della sua colpevolezza, tra rimorsi per quanto accaduto al critico da parte di Crema e rischiosi appostamenti di quest’ultimo, tassello dopo tassello tutto torna al suo posto e ogni domanda ottiene la sua adeguata risposta.

Non c’è giallo che si rispetti in cui i colpevoli non siano scoperti e arrestati, è la funzione consolatoria della letteratura, e sta alla bravura dello scrittore indurre il lettore a porsi decine di domande a cui solo lui saprà dare nello sprint finale le adeguate risposte.

Più di uno in questa storia non si è comportato o mosso come avrebbe dovuto, ma si sa, la perfezione non è propria né degli uomini comuni né degli assassini.

Con Rocco Ballacchino Torino torna ad essere protagonista di indagini poliziescheAUTORE : Rocco Ballacchino

TITOLO : Il codice binario

EDITORE : Fratelli Frilli Editori

PAGG. 224, EURO 12,90 (disponibile in versione eBook  euro 2,99)

 

Luisa Perlo, Critico Letterario dopo una vita spesa tra i banchi di scuola. Amante dei libri, dei gatti e dei viaggi, considera la lettura lo strumento più efficace per crescere, migliorarsi e trovare il proprio posto nel mondo.

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