Cristina Aicardi, caporedattore di MilanoNera, e Ferdinando Pastori, autore e collaboratore del più importante portale web dedicato al giallo e al noir fondato e diretto da Paolo Roversi, hanno fatto squadra e pubblicato il loro romanzo a quattro mani, “Dolce da morire”.
Si tratta di un cosy (o cozy) crime, un sottogenere del poliziesco costruito sulle avventure e disavventure di detective dilettanti o improvvisati, tra criminali soft e polizia non sempre molto disponibile o del tutto assente.
L’ambientazione è quasi familiare, ogni aspetto cruento è bandito, persino le vittime sono spesso tali solo in astratto, in un ipotetico fieri, il sesso esplicito e insistito non è gradito, quasi quanto il sangue.
In sostituzione degli assenti troviamo l’ironia, il divertissement legato magari alla goffaggine di alcuni personaggi, i colpi di fortuna che non hanno nulla a che vedere con abilità sopraffine, la curiosità femminile che, guarda caso, diventa supporto fondamentale per l’impasse maschile.
Cristina Aicardi e Ferdinando Pastori si collocano su questi binari, costruiscono intrecci di vite tanto improbabili da sembrare veri in una Milano caotica, lasciata sempre sullo sfondo.
I dolci, grandi protagonisti
“Dolce da morire” è un titolo intrigante, preludio di vere dolcezze: l’involontaria e inconsapevole protagonista di questa storia è infatti una pasticciera milanese, Olivia, i cui capolavori di arte bianca hanno conquistato la metropoli.
Benchè molto giovane ha saputo emergere e ottenere la fiducia dei suoi clienti, tanto da ottenere incarichi prestigiosi in catering di alto profilo.
Ma ad ambire alle sue torte sono anche personaggi negativi, di malaffare, non certo interessati a mangiarle bensì a strumentalizzarle.
Che lo si voglia considerare un ossimoro o meglio ancora un’iperbole, il significato del titolo appare a un certo punto chiarissimo e ironico quanto basta, visto il succedersi frenetico degli eventi.
Intorno alla pasticciera, infatti, si susseguono incalzanti una zia sin troppo premurosa, un investigatore privato non sempre sul pezzo, un paio di boss di varia provenienza, ricche e perverse ereditiere, mariti bambocci, antiquari stralunati e viziosi e figure di contorno all’altezza di questi protagonisti.
Ma davvero una torta può essere buona da morire al punto di lasciare alle sue spalle un cadavere?
Se lo chiedono Cristina Aicardi e Ferdinando Pastori, rispondendo a modo loro.
Il mondo di Cristina Aicardi e Ferdinando Pastori
Il racconto prende il via nel momento in cui Olga Cazzaniga Peroni si rivolge all’investigatore privato Franco Reali, della Reali Investigazioni, per commissionargli l’incarico di recuperare informazioni sul fidanzato dell’adorata nipote.
Discendente di una ricca famiglia della zona, con la teutonica madre Irma amante forzata della lettera O tanto da aver chiamato le figlie Olga, Ottavia e Olimpia, ha una sola nipote, Olivia, che erediterà tutti i beni di famiglia.
Olivia, la deliziosa e ingenua pasticciera titolare de Le tentazioni d’O, si è innamorata di un antiquario molto più vecchio di lei, detestato dalla famiglia.
In lui la parentela vede un cacciatore di dote, un uomo non interessato alle grazie della fanciulla né alle sue celeberrime torte, ma alla futura eredità.
Ecco allora la necessità di rivolgersi a un investigatore privato per far luce su Attilio De Stefani, antiquario in Brera, prima che sia troppo tardi.
La piccola Olivia nulla sa e nulla dovrà sapere, impegnata com’è nella preparazione di un catering per un personaggio famoso che potrebbe essere un ulteriore trampolino di lancio per la sua attività.
Olga Cazzaniga Peroni non è più giovanissima, la madre ha perso le speranze di vederla riaccasata dopo il divorzio e glielo fa notare ad ogni occasione.
Sarà per il suo carattere impulsivo, tanto che prima parla e poi pensa al possibile effetto delle sue parole, per i suoi commenti al vetriolo, per le sue taglienti battute che i suoi interlocutori faticano a cogliere al volo, fatto è che ormai Olga ha messo la nipote come suo primo interesse e non intende darla vinta al possibile futuro nipote diversamente giovane.
E quest’ultimo un difetto ce l’ha eccome, gli piace il gioca d’azzardo e non si può considerare certo un giocatore baciato dalla fortuna.
Olga, indiscussa e indiscutibile protagonista di Cristina Aicardi e Ferdinando Pastori
Cristina Aicardi e Ferdinando Pastori hanno fatto di Franco Reali un quarantenne con un suo fascino, sebbene non troppo evidente e a volte celato tra azioni non proprio brillanti, ma il palcoscenico è tutto per Olga Cazzaniga Peroni.
Come previsto dai cozy mystery è una donna molto acuta, malata di protagonismo per la cieca fiducia che ripone nelle sue abilità indagatorie.
Non le basta che Reali si appoggi al suo dipendente Giona, mago dell’informatica, e al suo amico Nero, un marcantonio capace di incutere timore con la sua sola presenza, Olga vuole essere in prima linea sempre, anche se nessuno la vorrebbe tra i piedi.
E invece riuscirà ad avere buone se non ottime intuizioni, si proporrà come mediatrice con Attilio sebbene nessuno glielo abbia chiesto, diventerà una pedina fondamentale per il corso dell’indagine, lasciando disorientati i suoi interlocutori.
In prima battuta bisogna capire chi sia la strana donna che ruota intorno all’antiquario, una femme fatale su cui scopriranno una verità inquietante.
Quello che sembrava all’inizio un incarico facile e ben remunerato diventa assai più complesso quando entrano in campo usurai, criminalità organizzata, oligarchi bielorussi con annessa famiglia, insomma un mondo in cui bisogna muoversi a passi felpati per non creare danni a sé e agli altri.
A fronte delle informazioni raccolte su Attilio De Stefani non ci sono dubbi: per Olga è tutto chiaro, tutto deciso, processo e condanna. Plotone d’esecuzione, magari la forca, anzi no, un bel rogo come quelli in cui bruciavano le streghe nel Medioevo.
Per fortuna la razionalità di Reali ha la meglio sull’impulsività di Olga e la strana brigata, muovendosi con cautela, riesce a evitare di coinvolgere la polizia, giocando d’astuzia con le persone coinvolte – che così astute invece non sembrano essere.
E i giochi si chiudono.
E la torta?
Già, la torta.
Senza di essa non ci sarebbe stato l’input per l’azione, la sua presenza nella vicenda, una volta uscita dalle magiche mani di Olivia, avrebbe dovuto essere non solo necessaria, ma assolutamente indispensabile.
Ma su una torta non si può spoilerare, come ci insegnano Cristina Aicardi e Ferdinando Pastori, siano i lettori a gustarla tra le pagine del romanzo.
AUTORI : Cristina Aicardi e Ferdinando Pastori
TITOLO : Dolce da morire
EDITORE : Laurana Editore
PAGG. 256 EURO 17,00
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