Gianrico e Giorgia Carofiglio, riflessioni sulla contemporaneità
Gianrico e Giorgia Carofiglio, padre e figlia, sono al loro esordio nella scrittura a quattro mani, risultato di una serie di riflessioni su alcune della questioni più dibattute e irrisolte dei giorni nostri.
“L’ora del caffè – Manuale di conversazione per generazioni incompatibili” si presenta come una summa che spazia dalla filosofia alla sociologia alla psicologia, la sintesi del pensiero di uno scrittore molto noto e di una figlia che teme di essere presa in considerazione solo in quanto tale, non nella sua univocità.
Curiosa la scelta che essi hanno fatto, collocando dopo l’ultimo capitolo Una specie di postfazione, il resoconto del dialogo che ha portato alla stesura del libro stesso, con un padre un po’ troppo cattedratico e una figlia sottilmente polemica, il tutto condito da una giusta dose di umorismo.
In realtà, il saggio è molto serio, tutt’altro dal memoir umoristico su cui Gianrico e Giorgia Carofiglio si sono trovati a discutere, a fronte del desiderio (o meglio della minaccia) della figlia di portare alla luce gli oscuri segreti che si celano dietro un’apparenza di normalità, tipici di qualsivoglia famiglia.
Messe da parte le velleità polemiche e la suscettibilità condivisa, i due autori si sono poi confrontati su questioni difficili, su temi che generazioni diverse vivono in modo del tutto differente, dando luogo a incomprensioni difficili da risolvere, che portano a fraintendimenti legati a prospettive diverse.
Dall’interpretazione del concetto di lavoro a quella dell’idea di genere, si spazia tra parole che ci raccontano come non sia sufficiente l’affetto reciproco profondo per intendersi e capirsi veramente, ma occorra invece il dialogo, il trasformare in parole le idee per poterle supportare e sostenere.
Gianrico e Giorgia Carofiglio testimoni di un mondo che cambia
L’idea che il mondo in cui ci siamo trovati a nascere possa rimanere uguale a se stesso è una illusoria consolazione nei momenti in cui ci sentiamo maggiormente smarriti: ma non è così, e Gianrico Carofiglio pone questa questione come un assioma inconfutabile, come la chiave di accesso ad una comunicazione efficace.
I confronti tra padre a figlia, 61 anni lui e 27 lei, sono quelli tra un figlio della generazione boomer e una millenial, che si ritrovano solo parzialmente in queste etichette ma non possono che constatare la frattura generazionale che li caratterizza.
Non è di certo una loro esclusiva, possiamo dire che sia la cifra distintiva delle famiglie odierne, a loro volta specchio di una società e di un mondo che evolvono con una rapidità mai verificatasi in precedenza.
Emerge chiara dai diversi capitoli la difficoltà di trovarsi in modelli condivisi, cosa che nel secolo scorso era ancora possibile.
Si può, inoltre, trovare un linguaggio condiviso, individuare parole che non generino scontro e rabbia tra chi si confronta?
Che cos’è, ad esempio, l’ottimismo per i padri e i figli di oggi?
I padri arrivano da decenni di crescita inarrestabile, da tempi come gli anni Ottanta in cui sembrava che nulla potesse fermare il progresso, mentre i figli oggi si trovano a fare i conti con la mancanza di lavoro, la difficoltà economica, l’impossibilità di fare progetti a lungo termine.
Non lavorare stanca: l’utilizzo della negazione ribalta il comune modo di dire e permette di capire come una generazione giovane, che è stanca di non trovare un lavoro stabile, non possa trovare nei propri genitori, che non hanno incontrato sul loro percorso questo ostacolo, un modello di riferimento.
La parola chiave in comune può essere responsabilità, la consapevolezza delle cause e della conseguenze che si associano alle nostre azioni.
Seduti di fronte a un caffè, stranamente americano, padre e figlia si sono confrontati attraverso un dialogo costruttivo e reciprocamente arricchente, confluito nei sette capitoli del libro.
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Come vedono Gianrico e Giorgia Carofiglio il mondo intorno a loro, in un tempo in cui l’ansia sembra aver preso il sopravvento ma anche essersi finalmente liberata dello stigma che da sempre l’accompagnava?
Parlare di ambiente e cambiamenti climatici, di femminismo, delle paure e dei sogni che queste ultime distruggono, di come i giovani percepiscono le diseguaglianze significa aprire lo sguardo senza i pregiudizi e i preconcetti che falsano quotidianamente le relazioni interpersonali.
I due autori sanno che il disagio psicologico non è facile da esternare, ma i giovani hanno superato questo impasse e manifestano la voglia di risolverlo e di non nasconderlo.
D’altra parte, come può non generare ansia un presente che ci sta mostrando una natura sfinita dagli interventi selvaggi dell’uomo, da lui asservita a tutti i suoi capricci ed ora giunta al collasso?
“Il fatto che la nostra prospettiva non sia l’unica possibile è un’intuizione che abbiamo presto nella vita”, ma nonostante ciò ci vogliono tempo e fatica per arrivare alla consapevolezza che non esiste un’unica realtà, ma ci sono tanti universi quanti uomini capaci di pensarli, uno diverso dall’altro.
Nella diversità è nascosta una ricchezza, ma va scoperta e fatta emergere: è anche questo il lavoro fatto dai due autori, per arrivare alla conclusione che “ciò che chiamiamo «realtà» dipende non solo dal mondo esterno, cioè dai nostri sensi, ma anche dalla nostra esperienza passata, dalle nostre credenze, dal contesto, dai vocaboli che usiamo per descrivere noi stessi e gli altri.”
Il messaggio che ci arriva da questo manuale di conversazione è di fare un passo indietro relativamente alle nostre certezze, disposti ad accettare anche quelle dei nostri interlocutori, diverse ma non meno valide delle nostre.
Ecco allora che una figlia che comunica che non mangerà più carne, che rifiuta di essere considerata onnivora, non può essere trattata con sufficienza, perché la sua scelta rispecchia una filosofia di vita, il desiderio di mutare un ecosistema sociale.
Il rapporto con il cibo, un tempo automatico e privo di implicazioni, è cambiato radicalmente ed ha mostrato le falle di un sistema basato sul principio del si è sempre fatto così.
Usciti dalla pandemia, i boomers hanno ripristinato i loro ruoli, mentre i millenials si sono percepiti come ancora più fragili e disillusi.
La depressione si è declinata sia al maschile che al femminile, ma si è trasformata in una malattia non diversa dal morbillo o da una influenza: le nuove generazioni sanno che possono guarire e non si nascondono, come erano soliti fare i loro padri.
Così possono affrontare anche gli scenari di un futuro catastrofico disegnato dai cambiamenti climatici, paure che la generazione precedente definiva esagerate e molto, molto lontane a venire, quindi poco preoccupanti.
I millenials lottano per un futuro abitabile, in cui anche le disparità sociali e di genere siano solo più un ricordo: ecco allora che torna il concetto di responsabilità, identificata col dovere di tutti di attuare scelte volte a cambiare in positivo le cose.
Alle donne spetta il compito gravoso di cambiare la loro situazione, per arrivare alle quote di genere – e non quote rosa – in un mondo da sempre maschile e maschilista.
Ai giovani è ormai chiara la fallacia del principio che ogni generazione migliori rispetto a quella che l’ha preceduta, ma questo, anziché un alibi per arrendersi, deve essere uno sprone a combattere per raggiungere una vita adulta che vada oltre il confine segnato dal fallimento.
Individuando e ammettendo i propri errori ogni generazione può sottrarsi al marchio dell’indifferenza e puntare in alto, padrona dei propri sogni e delle proprie speranze.
AUTORE : Gianrico e Giorgia Carofiglio
TITOLO : L’ora del caffè
EDITORE : Einaudi
PAGG: 144 EURO 16,00 (versione eBook euro 9,99)