Ci sono maestri di ineguagliabile maestria nel contesto di ogni letteratura e ben lo sa lo scrittore inglese Ian McEwan, che non nasconde l’influenza che ha avuto, e che continua ad avere a distanza di più di quattro secoli, William Shakespeare sul mondo anglosassone.
Inventore di un linguaggio teatrale che avrebbe lasciato il segno nello sviluppo del teatro moderno, abile poeta e narratore di storie drammatiche profondamente umane, Shakespeare rappresenta un punto di svolta nell’epoca elisabettiana, ma anche un modello per gli autori di oggi, di cui Ian Mc Ewan è un egregio esponente.
Sulla soglia dei settant’anni (è nato nel 1948), lo scrittore ha dichiarato di aver avuto modo di assaggiare e degustare la vita (e anche il buon vino, di cui afferma di essere un cultore) tanto da aver potuto identificare i suoi spigoli e le sue asperità, più interessanti delle sue linee morbide.
A chi interessa leggere un libro che parli di felicità per centinaia di pagine? A nessuno, a suo dire, perché l’uomo per sua natura predilige ciò che McEwan definisce genericamente crimine, il prodotto del male che alberga nel cuore dell’individuo.
E’ dunque compito del narratore farsene portavoce, illustrarlo nella sua specificità, nei suoi aspetti palesi o latenti, soprattutto se esso appare come un prodotto della quotidianità e non degli eventi eccezionali.
Sin troppo facile, a questo punto, rifarsi ai foschi drammi shakespeariani, che evidenziavano freddamente nella famiglia stessa, nella cellula fondante di ogni società, il luogo per eccellenza della genesi criminale.
Il guscio di Ian McEwan
Sono questi i presupposti a cui fare riferimento accingendosi a leggere “Nel guscio”, l’ultimo romanzo pubblicato da Ian McEwan e tradotto in italiano dalla casa editrice Einaudi.
Il torbido Regno di Danimarca in cui Amleto vive la tormentata storia di potere e di vendetta rivelatagli dal fantasma del padre ucciso, si trasforma nelle pagine di McEwan in un’Inghilterra del presente, in cui la bramosia di ricchezza e di affermazione è capace di dar vita a delitti non meno esecrabili.
Colui che osserva e narra la vicenda è un narratore che mai come in questo caso possiamo definire interno, sia perché è la voce narrante in prima persona, sia perché non è ancora nato, è un feto al terzo trimestre di gravidanza che sta per vedere la luce in una famiglia funestata da trasgressioni, bugie e morte.
Eccolo, il guscio a cui si rifà il titolo del romanzo: è l’utero di Trudy Cairncross, in cui il nascituro alberga senza più libertà di movimento, contenuto nel liquido amniotico che sino a poche settimane prima gli concedeva di fluttuare sinuosamente, ricordando alla madre di essere presente.
Il padre, John Cairncross, non vive più al suo fianco, dal momento che al suo posto si è insediato il di lui fratello, Claude, con il quale Trudy ha una relazione che non può più essere taciuta e che diventa il motore delle azioni delittuose dei due.
Dall’interno del suo guscio, attraverso la cui membrana percepisce suoni, sensazioni, movimenti interni al corpo della madre, affinando in modo particolare il suo udito, il piccolo Cairncross viene a conoscenza del piano che i due amanti stanno progettando di mettere in atto: uccidere, servendosi del veleno, John, per sottrargli la sua proprietà, un edificio in stile georgiano di grande valore, di cui diventerebbero legittimi eredi.
L’avidità li spinge a non accontentarsi della loro relazione, contro la quale la vittima designata non è stata capace di costruire un’efficace difesa, lo vogliono umiliato e morto, privo della vita e dei suoi beni, giustificando la loro scelta anche con l’inettitudine che gli attribuiscono, condannandolo senza scampo.
Se Claude è l’affarista di famiglia, agente immobiliare dal comportamento non così limpido, John è il poeta, il sognatore squattrinato e sconosciuto, che pubblica poesie da lui scritte insieme a raccolte di altri autori, destinati come lui all’oblio.
Il primo è l’anello forte, il secondo quello debole: in mezzo Trudy, quasi indifferente alla vita che si sta formando dentro di lei, al bambino di cui sembra non ricordarsi presa dall’urgenza delle sue macchinazioni e dal rapporto con l’amante.
In questo contesto corrotto scorrono i giorni che precedono la messa in atto del crimine, che giunge al suo epilogo quando John presenta loro Elodie, una giovane poetessa, come la sua nuova compagna, sebbene ciò non corrisponda a verità.
E’ l’acme, il punto di non ritorno che decreta la morte di un padre che il nascituro non conoscerà mai, perché la sua nascita avrà come spettatore lo zio che ne prenderà il posto.
Crimini e misfatti nelle pagine di Ian McEwan
Di tutto questo svolgersi dei fatti il narratore è testimone consapevole ma impossibilitato ad avere una sua funzione attiva, assiste al tradimento della madre impotente a fronte della sessualità esasperata messa in atto dai due amanti, conosce i passaggi del piano omicida, ma nulla può dal suo privilegiato punto di vista: a testa in giù, pronto a lottare per garantirsi un posto nel mondo, attende che si compia il tempo previsto per diventare parte integrante di questa famiglia, mossa al suo interno da “crimini e misfatti” ( cit. W. Allen).
Conosce alcuni aspetti del mondo in cui andrà ad abitare grazie all’ascolto delle trasmissioni radiofoniche che la madre segue quotidianamente, costruisce una sua identità che dovrà essere il suo prezioso e unico bene, il suo accesso alla sola nozione di vero ( pag.129), desidera ascoltare ancora le poesie che suo padre declamava per lei, per Trudy, per la donna che amava e che ancora non si apprestava a diventare un’assassina.
E infine, giocando d’anticipo, è pronto a venire al mondo, abbandonando il suo guscio protettivo per scivolare tra le mani di Claude, levatrice improvvisata, capace solo di pensare che il piano di fuga messo in atto con Trudy non potrà concretizzarsi, perché la polizia ha indagato sulla stranezza della morte di John ed è arrivata ad una incontrovertibile conclusione.
Finalmente vede il suo viso, dona concretezza alle sue astrazioni, riconosce i significati propri dei tanti significanti accumulati nell’attesa e si prepara ad una vita ben diversa da quella che la madre e lo zio avevano progettato.
Benvenuto mondo, benvenuto caos.
AUTORE : Ian McEwan
TITOLO : Nel guscio
EDITORE : Einaudi
PAGG. 178, EURO 18,00