Scrivere è un investimento sul tempo che viene sospeso: così Maria Elisabetta Giudici definisce la sua seconda attività, quella di scrittrice, che affianca al lavoro da architetto.
E il tempo è un elemento fondamentale dei suoi romanzi, dato che sulla ricerca e sul recupero di quello che ormai è andato perduto basa la sua scrittura.
Non c’è presente, nei suoi quattro romanzi: dall’Uzbekistan a Parigi, dall’Italia del sud all’Africa settentrionale, i suoi personaggi condividono un elemento in comune, l’essere vissuti uno o due secoli fa.
Le loro storie si snodano in luoghi in cui la Storia ha lasciato impronte indelebili, spesso accompagnata da sofferenze e privazioni, ma anche da grandi sogni da realizzare.
A tutti Maria Elisabetta Giudici regala visibilità, andando a recuperare una società capace di vivere ormai soltanto nei romanzi storici.
Accade così anche ne “L’aroma inconfondibile del tè”, da pochi giorni in libreria.
Ciarli, una donna astuta e intraprendente
E’ il 17 settembre 1861 quando Ciarli, protagonista delle avventure immaginate da Maria Elisabetta Giudici, ritorna finalmente a casa, in Puglia, dopo ventisei anni.
Se n’era allontanata spinta dal desiderio di cercare e trovare la sua madre biologica, quella che l’ha partorita e poi abbandonata sulla spiaggia con un unico dono nascosto, una perla nera.
Una bambina e una perla, inscindibili per tutta la vita, un destino sconosciuto alle porte.
Cresciuta da genitori adottivi, dotata di una bella voce e di tanta curiosità, la bambina accompagna suo padre nella sua vita vagabonda di cantastorie, non senza aver avuto una rudimentale istruzione.
Sono anni in cui l’Italia unita è ancora un sogno, coltivato da patrioti accesi di entusiasmo ma non dagli abitanti del Regno delle Due Sicilie, legati ai Borboni.
Ovunque c’è però fermento, Ciarli cresce con lo spirito dell’intraprendenza e tenta la sua prima fuga da casa ancora bambina, col suo amico Pecorino.
Non sono tempi in cui una donna, piccola o grande che sia, viene facilmente perdonata, ma Ciarli non si arrende e continua a desiderare di poter cercare sua madre, di cui si dice che sia fuggita in Sicilia prima e a Tunisi poi.
Difficile capire se siano informazioni veritiere, ma a Ciarli bastano per imbarcarsi su una vecchia nave travestita da uomo.
Due secoli fa nessuno avrebbe imbarcato una fanciulla di diciassette anni su una simile nave, ma questo sarà solo il primo travestimento che la vita le riserverà.
La terra d’Africa di Maria Elisabetta Giudici
Il romanzo dell’autrice si dimostra assai fedele ai canoni del suo genere sia in relazione al tempo che, soprattutto, allo spazio.
La Storia rimane quasi sempre sullo sfondo, sebbene non manchino puntuali accenni agli stravolgimenti che si stavano preparando per nazioni e continenti, ma è più la geografia a dominare.
Nel momento in cui Ciarli mette piede in Africa, non senza aver dovuto affrontare pericoli incresciosi sulla Cap Martinez, nella cui stiva ha viaggiato come clandestina, si spalanca di fronte ai suoi occhi una terra dalle sfumature incredibili.
Non sono bastati i corsari a distrarla dal perseguire il suo obiettivo, non ci riusciranno neppure i cammellieri arabi, i tuareg o gli eserciti europei di stanza in Africa.
Sono gli anni del colonialismo nascente, l’Europa sta frazionando la terra d’Africa per impossessarsene, e Ciarli ha avuto modo di capire cosa significhi essere una schiava pronta ad essere venduta.
L’Africa la seduce coi suoi colori sgargianti generati dalla luce di un sole impietoso, coi profumi che inondano le narici, coi sapori mai provati in precedenza, ma le procura anche molta sofferenza.
Maria Elisabetta Giudici racchiude in Ciarli e nei suoi pochi amici come Tapac il delicato meccanismo della crescita, della vita che si fa esperienza e dunque formazione, in anni in cui ciò significava sopravvivenza.
La nuova vita di Ciarli
Attraversare a piedi e a dorso di cammello l’Africa del nord insegna alla ragazza quanto possa essere dura la vita, quanta precarietà la caratterizzi, quante idee, religioni, abitudini possano convivere senza conoscersi.
La tiene desta il motivo per cui è partita, trovare sua madre, capire perché l’ha abbandonata su quella spiaggia, se per amore o per insensibilità, per paura o per puro egoismo.
Il tempo insieme ai tuareg scorre lentissimo, il Sahara sembra una distesa senza fine, in cui i giorni e i mesi si rincorrono sempre uguali.
Quando finalmente Tunisi la accoglie e Ciarli, ormai smessi gli abiti maschili, conosce persone che sembrano sapere le sorti di sua madre, si dimostra disposta a tutto pur di trovarla.
Non la muove amore filiale ma curiosità, vuole poter recidere il cordone ombelicale che ancora la lega a lei e non esita a diventare una spia, pur di poterlo fare.
Sua madre potrebbe essere in Egitto, trasferirsi ad Alessandria come spia è dunque una decisione facile.
La spy story di Maria Elisabetta Giudici
Il romanzo di Maria Elisabetta Giudici da storico e di formazione trascolora a questo punto verso una spy story, con inseguiti e inseguitori, documenti che fanno gola a troppe persone, assassini spietati che la gola la tagliano davvero alle loro vittime.
Ciarli non esiste più, sostituita da Florence, giovane di buona famiglia diventata tale grazie alla lunga formazione a cui è stata sottoposta.
Mentire è ormai la norma, adescare le vittime che sono solo pedine di un grande piano che ruota intorno a un’impresa all’apparenza impossibile, costruire un canale che metta in comunicazione Mar Mediterraneo e Mar Rosso.
Il viaggio intrapreso da Ciarli, ormai Florence, sembra finire a Costantinopoli, l’ultima tappa utile a definire il ruolo e il destino di ciascuno.
L’operazione di spionaggio acqua nel deserto andrà a buon fine?
Ciarli troverà la donna che l’ha partorita e lasciata su una spiaggia pugliese?
La vita vissuta in Africa la terrà lontana dall’Italia che ormai, nel 1861, è diventata tale?
Per trovare la risposta giusta, il suo posto nel mondo, dovrà affrontare peripezie lunghe molti anni, vivere molte vite, cambiare molti nomi per arrivare a comprendere che “ il viaggio della vita è fatto anche di lunghi tratti noiosi senza che succeda niente di sconvolgente, e la memoria si forma con gli eventi imprevisti che ne segnano il percorso, quelli che vale la pena narrare.”
AUTORE : Maria Elisabetta Giudici
TITOLO : L’aroma inconfondibile del tè
EDITORE : Morellini
PAGG. 280 EURO : 19,00 (disponibile eBook euro 9,99)