Meg Wolitzer: duetti e duelli nelle scene da un matrimonio
Meg Wolitzer è scrittrice statunitense poco nota al pubblico italiano nonostante i diversi romanzi scritti, alcuni dei quali utilizzati come base per la sceneggiatura di pellicole cinematografiche.
Nel caso specifico, infatti, i film “This is my life” e “Surrender, Dorothy” non sono stati un richiamo così forte da indurre alla ricerca e alla lettura dei romanzi della Wolitzer, che è rimasta parzialmente in ombra.
Probabilmente ella stessa non immaginava che il successo e la notorietà, al di fuori degli Stati Uniti, sarebbero arrivati quindici anni dopo la pubblicazione del romanzo “The wife”, proprio grazie alla sua trasposizione cinematografica arrivata al pubblico nell’ottobre del 2018.
Portare sullo schermo un romanzo è impresa molto difficile, considerando la profonda diversità esistente tra una narrazione e una sceneggiatura, interamente basata sui dialoghi, priva di pause riflessive o descrittive, sostenuta dall’obbligo di osservare quanto passa sullo schermo per cogliere le sfumature volute dal romanziere.
Un film viene visto ed interiorizzato nell’arco di un paio d’ore, un libro richiede un tempo lungo di approccio, che lascia lo spazio per rendere soggettivamente fruibile la vicenda.
Lo stile di Meg Wolitzer è già di per sé sufficientemente cinematografico, con pochi personaggi che si affrontano e si scontrano verbalmente in continuazione, portando alla luce le motivazioni dei loro atteggiamenti e dei loro pensieri.
Il film “The wife” , con la regia di Bjorn Runge, ha nei due protagonisti Glenn Close e Jonathan Pryce il suo punto di forza, in quanto trasmettono il senso della precarietà, l’insieme di compromessi, i silenzi volutamente non esplicitati tipici di un matrimonio durato quarant’anni.
Le incursioni di Meg Wolitzer nell’universo femminile
Meg Wolitzer , nei suoi diversi romanzi, ha scelto di leggere le vicende in essi narrate attraverso l’occhio e la sensibilità delle donne, a cui affida ruoli di grande spessore.
Siano esse giovani adolescenti con la loro personalità in divenire, oppure donne in rivolta contro lo strapotere sessuale degli uomini, o madri che hanno abbandonato probabili fulgide carriere per dedicarsi totalmente ai propri figli, o ancora disinibite ideatrici, negli anni Settanta, di un moderno Kamasutra, tutte tendono ad apparire come personaggi compiuti, che durante lo svolgersi dei fatti maturano le proprie consapevolezze di vittoria o, raramente, di sconfitta.
Un luogo prediletto da Meg Wolitzer, dunque, l’universo femminile, al cui interno ben si colloca la protagonista di “The wife”, Joan, moglie di Joe Castleman, scrittore in procinto di ricevere un ambitissimo premio letterario ad Helsinki.
Dopo averlo conosciuto come docente ed essersi innamorata di lui da giovane studentessa, Joan è diventata una moglie attenta e premurosa, una compagna imprescindibile per un uomo rimasto legato ai piaceri dell’adolescenza, alla difficoltà delle responsabilità coniugali e alla passione per le donne.
Se è vero che fu Virginia Woolf a dire che “dietro ad un grande uomo c’è sempre una grande donna”, Joan rappresenta uno dei migliori esempi letterari della validità di questa affermazione.
La sua vita si è svolta dietro le spalle del marito famoso, ha incarnato il ruolo della moglie bella, elegante, devota ma anche silenziosa, capace di accettare che la rabbia e il livore venissero nascosti sotto gli stucchi dorati di un’esistenza privilegiata.
(Nel film, alla domanda “Lei ha un’occupazione, signora Castleman?”, Joan risponde “Io vivo nell’ombra…”)
Eppure anche Joan aveva iniziato a scrivere, da giovane, rivelando un talento letterario che avrebbe potuto metterla in competizione col marito e, forse, garantirle un successo anche maggiore.
Ma non è andata così: la Joan di Meg Wolitzer ha lasciato che la luce dei riflettori inondasse soltanto Joe, al successo del quale ha però contribuito in modo ben più concreto, dando il volto definitivo ai di lui romanzi, lavorando come una gosthwriter.
E’ un mondo feroce, quello della cultura, tutt’altro che ben disposto a considerare su un piano di parità uomini e donne: Joan ne era pienamente consapevole al momento di sposare Joe, quarant’anni prima che egli raggiungesse l’apice del successo col premio che riceverà in Finlandia, pertanto aveva accettato di fare un passo indietro, di sacrificare il proprio talento per lasciare spazio a quello del marito.
Ma adesso è giunto il momento di dire basta, di tagliare il filo che la lega a lui e riprendersi la propria vita.
Addestrare il cervello: può essere utile per creare nuove chance
Addestrare il cervello: può essere utile per creare nuove chance ed essere più felici. Ci siamo…Scene da un matrimonio nel romanzo di Meg Wolitzer
Addestrare il cervello: può essere utile per creare nuove chance
Al lettore viene da chiedersi perché proprio adesso, perché non prima, quando il tempo della vita avrebbe ancora potuto riservarle l’entusiasmo del successo personale.
Meg Wolitzer non cerca in effetti un pretesto eclatante: è durante il viaggio in aereo col marito che Joan matura la sua decisione di lasciarlo definitivamente.
Volando in quota, Joan ha la sensazione di sgombrare la sua mente dai timori e dalle paure maturate negli anni: è arrivato semplicemente il momento opportuno, il marito può considerarsi arrivato al traguardo e a lei non riesce di condividere la sua gioia fanciullesca.
Joe non ha mai rivelato a nessuno il ruolo fondamentale rivestito dalla moglie, è rimasto un segreto tra loro due, ma adesso Joan non riesce più a nascondere la sua insofferenza.
Ha dato tutto per lui, ha sorriso al suo fianco e gioito pubblicamente dei suoi successi, non lo ha mai ostacolato ed ora è giunta al limite.
Le lunghe ore del viaggio le permettono di riflettere con freddezza e capire che può ancora ribellarsi, per essere se stessa e non mentire più nemmeno sulla presunta felicità coniugale.
Ha taciuto per quarant’anni, si è piegata alla personalità egocentrica del marito, ha sorriso nonostante le sue disillusioni e le sue inevitabili rinunce: il suo matrimonio, come tutti gli altri, non ha nulla di perfetto, è una sbavatura continua, un legame alla cui base non c’è più nulla.
Invece di continuare a fingere, si riapproprierà della sua libertà e farà una scelta di verità, dolorosa ma necessaria.
Meg Wolitzer racconta la decisione di Joan utilizzando il narratore interno e il ricorso alle analessi, che ci permettono di ricostruire pezzo dopo pezzo le scene del matrimonio dei Castleman, vivendolo insieme a Joan, che almeno in questo contesto accentra su di sé l’attenzione, lasciando a Joe un ruolo da comprimario, quel ruolo che egli ha ignorato per tutta la vita e con cui ora gli toccherà fare i conti.
Destino permettendo.
TITOLO : The wife
EDITORE : Garzanti
PAGG. 240, EURO 17,90 ( eBook euro 9,99)