Michela Marzano: Papà, mamma e gender. Il monopolio dell’etica
Ci sono autori che bisognerebbe limitarsi a leggere. Quando li conosci non è più la stessa cosa. Peggio ancora se a deluderti non è l’aspetto intellettuale, ma quello umano. Accade con chi è grande e sa di esserlo. Con chi possiede la materia e la domina come un prestigiatore. E’ allora che si va oltre, che non ci si accontenta e succede di oltrepassare il senso della misura.
Mi è accaduto di recente a un incontro in Franciacorta (BS) che ho avuto il privilegio di (tentare) di condurre, con Michela Marzano, deputato Pd (anche se, a fine febbraio, ha dichiarato l’intenzione di lasciare il partito, non appena terminato l’iter della legge sulle unioni civili), docente di filosofia morale all’Università Descartes di Parigi, autrice di numerosi libri di successo come l’ultimo, il discusso saggio intitolato Papà, mamma e Gender, uscito nel 2015 per Utet.
Nel libro, Michela Marzano parte dalla spaccatura tra chi sente l’ingiustizia di una società in cui, ancora oggi, un individuo può essere considerato inferiore a causa del suo modo di vivere la sessualità e, dall’altro, chi ipotizza l’esistenza di una teoria gender in base alla quale sarebbe in atto una pericolosa deriva morale che avrà come conseguenza, addirittura, la deviazione dei nostri figli, a partire dalla loro educazione proprio all’interno della scuola. In realtà, secondo l’autrice, questa paura non ha alcun fondamento: è un modo per confondere volutamente la lotta all’omofobia nelle nostre aule per una sorta di violenza contro insegnanti e allievi.
In effetti, in proposito, il Ministero dell’Istruzione si è espresso in modo estemamente preciso: “nell’ambito delle competenze che gli alunni devono acquisire, fondamentale aspetto riveste l’educazione alla lotta ad ogni tipo di discriminazione, e la promozione a ogni livello del rispetto della persona e delle differenze senza alcuna discriminazione”. E prosegue ponendo “all’attenzione delle scuole la necessità di favorire l’aumento delle competenze relative all’educazione all’affettività, al rispetto delle diversità e delle pari opportunità di genere e al superamento degli stereotipi di genere”.
“Lottare contro le discriminazioni”, scrive Marzano “significa innanzi tutto smetterla di pensare che esista un orientamento sessuale “buono” e un orientamento sessuale “cattivo”. Le sessualità sono molteplici e vanno riconosciute. Michela Marzano parte dalle origini, spiega il significato di gender (genere, in inglese) termine che fu utilizzato, a partire dagli anni Cinquanta, in studi scientifici negli Stati Uniti per cercare di distinguere il sesso biologico da quelle che sono le caratteristiche che la cultura tende ad attribuire, di volta in volta, all’uomo e alla donna. Questi studi, da un lato sono stati compiuti per decostruire gli stereotipi e, dall’altro per cercare di distinguere la differenza di genere dalla differenza di sesso e dall’orientamento sessuale.
L’autrice, mente raffinata e colta, sostiene le sue argomentazioni citando filosofi, psicologi e poeti, la sua “docenza” è ineccepibile (come la definisce Don Fabio Corazzina ospite con lei sul medesimo palco) il pubblico è attento, ma l’argomento è compesso e i concetti di sesso, uguaglianza, identità di genere, orientamento non sono di immediata comprensione. Le chiedo la cortesia di una maggiore semplicità, non certo nell’ottica di un livellamento verso il basso, quanto per permettere a tutti di comprendere.
Michela Marzano si irrigidisce, è infastidita
Forse nessuno le ha mai detto quello che io ho avuto la fortuna di sentire ripetere più volte da Indro Montanelli: la semplicità non è un punto di partenza. E’ un punto di arrivo.
In ogni caso, fortunatamente, la lectio magistralis prende una piega un po’ meno accademica, anche se l’autrice non tollera essere interrotta, neppure con un intercalare, giusto per dare un minimo di ritmo all’incontro.
Certo, la professoressa ha ragione quando sostiene che alcune persone, sbagliando, continuano a pensare che chi non è eterosessuale, non può costrursi una famiglia, al massimo gli è concesso di amare un’altra persona, ma senza chiedere nulla allo Stato e senza creare difficoltà alla famiglia tradizionale, la famiglia naturale. Viene tirato in ballo il concetto di “naturalità”, ma tutto ciò che esiste è naturale per definizione: è naturale l’eterosessualità, come l’omosessualità. Dunque la teoria gender è un’invenzione omofoba. Ciò che si chiede è semplicemente che gay e eterosessuali abbiano medesimi diritti e doveri. Nessuna persona, con un minimo di buon senso, potrebbe dichiarare il contrario.
Abbattere gli stereotipi. Sentirsi, essere uguali sul piano del valore personale, nonostante le differenze.
Medicina Convenzionale o Alternativa? Quale scegliere, quando e perché
Quante volte di fronte al bisogno di una scelta per risolvere un problema di salute vi…Michela Marzano VS Chiara Atzori
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Forse è per questo che ci si aspetta che, a sostenere l’esistenza della teoria gender, siano persone impreparate, poco aperte, incapaci di superare certi preconcetti. Ma non è così. Faccio l’esempio di Chiara Atzori, medico infettivologo e autrice del libro Gendercrazia, nuova utopia. Uomo e donna al bivio tra relazione e disintegrazione (Sugarco Ed).
Per Michela Marzano però, non può esserci confronto con Chiara Atzori: quelli in discussione sono temi appannaggio della filosofia morale: ” Io non mi permetterei mai di disquisire sulle tecniche di replicazione di un virus o sull’efficacia di un vaccino…”. Quindi su gender e dintorni non può esserci confronto con nessuno se non all’interno della cerchia degli eletti: gli accreditati al giardino della filosofia. “Sono più di vent’anni che mi occupo di etica, quindi credo di avere la competenza per argomentare il mio pensiero”.
E di competenza, Michela Marzano ne ha davvero tanta, questo è innegabile. Competenza e passione quando ti spiega la differenza che c’è tra essere genitore biologico e un padre e una madre e tu inevitabilmente ti chiedi: “chissà se per i miei figli, oltre a essere genitore, ho saputo essere anche pienamente madre”. E ti fai mille altre domande, su quello che è giusto o sbagliato perché, quando si parla di amore, di figli, di famiglia è normale avere un’opinione e argomentarla con i mezzi, forse meno nobili, ma altrettando legittimi della nostra personale esperienza di vita.
Provo ad obiettare che anche lo psicologo Paolo Crepet (anche lui non è proprio l’ultimo arrivato) si è dichiarato contrario alle adozioni dei figli biologici del partner omosessuale, perché non basta dire che l’amore risolve tutto. Potrebbero affiorare disturbi di identità. “Ci sarà un momento in cui questi bambini si chiederanno: chi sono? Da dove vengo?”, ha detto Crepet. “Insomma ci potrebbero essere delle ripercussioni a livello psicologico non facilmente prevedibili.
Già, prevedere il futuro è impossibile, sia per i figli degli omsessuali che degli etero. Forse per questo Michela Marzano ignora l’obiezione e tira dritto per la sua strada. Peccato.
Ma forse l’errore è soltanto nostro perché, dopo aver letto certi capolavori di umanità fragile e di tolleranza, pensiamo che a scriverli sia stata una persona diversa.
Editore Utet
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