Nicola Campogrande, come ascoltare musica e vivere felici

Nicola Campogrande, come ascoltare musica e vivere felici

Nicola Campogrande è un autore e un compositore considerato tra i migliori, i più promettenti del panorama musicale italiano, sebbene il suo nome non sia conosciutissimo tra i non addetti ai lavori.

Purtroppo è cosa nota il fatto che in Italia, nonostante essa abbia dato i natali a personaggi di spicco mondiale nei secoli passati, il pubblico dei melomani sia ristretto, costituito da appassionati visti un po’ come un’élite snob.

Certo, come dice Nicola Campogrande, se andare ad ascoltare un concerto è un modo per sfoggiare un abito nuovo o circondarsi di un alone pseudoculturale, è meglio rimanere lontani da un teatro o un auditorium, a maggior ragione se non si resiste all’impulso di controllare ripetutamente i messaggi ricevuti sul telefono.

Naturalmente (e fortunatamente) esiste anche un altro pubblico di ascoltatori, quelli che percepiscono la magia insita in una sinfonia o si lasciano emotivamente coinvolgere da una suite non limitandosi ad un sentire superficiale, ma dedicando all’ascolto l’attenzione e l’energia necessarie.

Tra questi ultimi alcuni sono veri esperti, persone che hanno cercato e trovato nella musica la bellezza che essa porta sempre con sé, altri non hanno avuto la buona sorte di garantirsi una cultura musicale e vivono di percezioni, di piaceri dettati dal loro gusto e dalla loro sensibilità.

A questi ultimi, nello specifico, è destinato l’ultimo saggio di Nicola Campogrande, “100 brani di musica classica da ascoltare una volta nella vita”, in cui il numero cento è significativo di un percorso di scelta personale irto di ostacoli e di difficoltà, data la ricchezza del materiale tra cui operare un distinguo.

Le scelte difficili di Nicola Campogrande

Personaggio estremamente amabile, con una capacità non scontata di sapersi rapportare ad un pubblico non specializzato, il compositore di origine torinese affianca alla attività primaria anche quella di divulgatore e  di giornalista musicale, il che gli permette di arrivare al grande pubblico.

Di lui  il direttore inglese Paul Daniel ha detto che “la grandezza delle composizioni di Campogrande sta nella sua capacità di creare una musica che appartenga al pubblico, che non crei divisioni tra chi la esegue e chi la ascolta.” Forse il segreto del suo successo è celato in questa definizione, che mette in luce l’uomo Campogrande e non solo l’artista.

Il desiderio di spiegare innanzi tutto cosa si intende per musica classica lo ha indotto a scrivere una prefazione al libro nella quale parte non da ciò che essa è, ma da ciò che non è: non appartiene al passato, non è privilegio degli anziani ( che sono il pubblico più attento e colto, comunque), non dipende da specifici supporti. Essa “è un mondo sonoro fatto di relazioni instabili, fragili. Provvisorie. Relazioni destinate ad essere continuamente tradite”. Si ascolta, si percepisce senza aver bisogno di liste tassonomiche, si fa propria principalmente ascoltandone dal vivo gli interpreti, che la rendono così un’esperienza unica, irripetibile, ogni volta nuova.

L’invito che Nicola Campogrande rivolge ai suoi lettori è questo, non limitarsi ad ascoltare le registrazioni, ma partecipare ai concerti dal vivo, considerando i brani come amici che ci raccontano qualcosa di sé sempre nuovo, in ogni occasione.

E’ quest’ultimo il paradigma a cui l’autore si ispira: i cento brani sono come cento amici, i più cari che si possano avere e proprio per questo personalissimi, non soggetti a criteri di pura oggettività.

Per portarli alla cifra tonda si è dato disponibile a sacrificare qualche ridondanza, giungendo a definire quelli che, nell’ipotesi di un nuovo diluvio universale, avrebbe sicuramente portato con sé sull’arca, come un moderno Noè.

Come raccontarla, dunque, la musica? Come trasfondere il linguaggio musicale in quello parlato?

Il saggio non è un manuale didattico, evita la pedanteria di chi si sente in cattedra, ma accoglie comunque la dimensione diacronica, illustrando in un percorso di storia della musica che inizia nel XIV secolo e si conclude ai giorni nostri, ricordando come anche in questo campo ovviamente si sia sentita l’influenza delle nuove correnti di pensiero culturale succedutesi nei secoli.

I cento imperdibili di Nicola Campogrande

Ad aprire la schiera dei preferiti è Guillaume de Machaut, la cui nascita è datata 1300: fu solo in occasione del periodo detto cattività avignonese, con lo spostamento in Francia della  sede pontificia, che la musica iniziò ad essere fissata su nuove e ricche partiture, assumendo lo statuto di oggetto culturale: i nomi dei compositori iniziarono così a passare alla storia, cominciando proprio con Guillaume de Machaut.

Il cammino si snoda poi nel rispetto della successione cronologica, dal 1500 di Giovanni Pierluigi da Palestrina al 1600 di Purcell, per approdare a Vivaldi e Handel.

I secoli successivi sono un tripudio di grandi nomi, quelli noti anche ai profani, la cui memoria Nicola Campogrande intende rinverdire in modo che la sua scelta sia un invito all’ascolto di tutte le grandi opere dei diversi protagonisti, il primo passo di un lungo cammino.

Tutti, compresi Bach e Haydn, Mozart e Beethoven, vengono illustrati con cenni di ciò che a Campogrande appare più significativo nell’ambito della loro biografia, senza occupare più di un paio di pagine.

E’ una scelta programmatica che si ripete per ogni brano, proprio come si farebbe raccontando un aneddoto o un particolare modo di essere di un amico: sta al lettore decidere se proseguire in altri approfondimenti, se leggere il saggio in modo continuativo o scegliendo i propri autori preferiti, se seguire un ordine cronologico o no.

Una volta arrivati a Mantyjarvi e Sollima, i contemporanei scelti, non si potrà più dire di ciascuno di loro “chi era costui?”, con filosofia manzoniana, ma si sarà arricchita la propria cultura musicale, raggiungendo così lo scopo finale di Nicola Campogrande.

La musica classica  è in continuo divenire e ogni singolo brano racchiude in sé la forza del presente in cui è stato scritto e la magia che il compositore ha saputo creare: il consiglio del Maestro è quello di lasciarsi andare all’ascolto e rinnovare ogni volta lo stupore per la musica classica.

AUTORE : Nicola Campogrande

TITOLO : 100 brani di musica classica da ascoltare una volta nella vita

EDITORE : BUR

PAGG. 252,   EURO 18,00 (disponibile in versione eBook euro 9,99)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

About Luisa Perlo

Luisa Perlo, Critico Letterario dopo una vita spesa tra i banchi di scuola. Amante dei libri, dei gatti e dei viaggi, considera la lettura lo strumento più efficace per crescere, migliorarsi e trovare il proprio posto nel mondo.

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