Francesco Carofiglio, il  Maestro e Alessandra
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Francesco Carofiglio, il  Maestro e Alessandra

27/10/2018
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Magister, il Maestro, colui  che dispensa le sue conoscenze, la sua esperienza, la sua saggezza immaginate come un patrimonio a cui attingere oculatamente.

E’ colui al quale si riferisce il senso del termine latino “magis”, “più”, colui che si eleva moralmente e che può essere di esempio, soprattutto di vita (sin troppo facile rifarsi al viaggio nei regni dell’aldilà compiuto da Dante con la guida di Virgilio, al quale egli si rivolge più e più volte chiamandolo Maestro).

E’ in questa accezione del termine che dobbiamo leggere il titolo del romanzo di Francesco Carofiglio, “Il Maestro”, nel quale l’autore racconta le ultime luci del tramonto nella vita di un grande attore drammatico.

Fratello minore di Gianrico, ex magistrato, uomo politico e scrittore di grande fama, Francesco Carofiglio si è affrancato dalla possibile sudditanza attraverso un percorso che lo ha portato ad essere architetto, attore, illustratore e, non ultimo, anche scrittore.

Due stili profondamente diversi, per i due fratelli: mentre Gianrico riporta spesso nelle sue pagine i trascorsi di avvocatura, identificando come fabula vicende giudiziarie affrontate dall’avvocato Guido Guerrieri, Francesco sceglie di rappresentare un mondo più individuale, interiore, spesso intimo.

E non è improprio immaginare che nella vita reale dell’autore la figura del maestro, in accezione positiva o negativa, sia stata determinante, pensando anche alle opere scritte in precedenza.

L’immortale Maestro di Francesco Carofiglio

Il Maestro di Francesco Carofiglio è Corrado Lazzari, riconosciuto come il più grande attore del Novecento, che nella sua tarda vecchiaia ha scelto come suo personale palcoscenico l’appartamento di uno stabile a Roma di cui è l’unico inquilino.

La città non è che una proiezione esteriore della decadenza dell’uomo, la città eterna è fuori dalla sua finestra e sta scivolando come lui verso il nulla finale.

Come sono lontani gli anni in cui il suo nome attirava a teatro spettatori innamorati della sua arte della recitazione, quando i personaggi di Shakespeare, il suo cavallo di battaglia, smettevano di essere protagonisti di una finzione e diventavano uomini veri, con i loro tormenti e la loro disperazione. Grazie a lui, soltanto grazie a lui.

Il passato è la linfa vitale di Corrado Lazzari, i giorni sono scanditi dal riordino delle sue memorie, articoli di giornale che risalgono a decenni prima, locandine di teatri dove era consueto il tutto esaurito, copioni da lui studiati e annotati a margine, per costruire ogni minima piega dell’anima dei suoi personaggi.

Cos’è stata, la vita del grande attore, se non un correre e un affannarsi da una città all’altra, di cui conosceva nulla a parte alberghi, camerini e palcoscenici, la rinuncia ad una casa propria, delle radici a cui tornare ogni tanto e l’incapacità di tenersi stretto il più umano tra i sentimenti, l’amore.

Francesco Carofiglio mette a nudo, pagina dopo pagina, il presente solitario e malinconico e il passato vivo e frenetico del suo protagonista, con un rincorrersi di salti temporali che appaiono come il ripetersi del ritmo della sua esistenza.

Una sinfonia di Mozart sul piatto del giradischi è la compagna delle ore di Corrado Lazzari, che non ha abbandonato al caso il suo personaggio: l’entrata sulla scena del quotidiano lo vede ogni mattina sbarbato, curato nell’abbigliamento, abitudinario nei gesti più semplici come la colazione e avvolto dal profumo di cera d’api e gelsomino che pervade casa sua da più di quarant’anni.

E’ così che combatte l’incalzare della fine, mantenendo la memoria piena di ricordi sempre rinverditi, a volte legati ai successi teatrali, a volte resi amari dal riaffiorare del volto dell’unica donna che lui abbia veramente amato, Francesca, il cui nome riecheggia un tempo lontano e felice, quando si credeva padrone del suo destino e di quello altrui.

Tradirla era stato sin troppo facile, nel suo mondo, riprenderla dopo che lei lo aveva lasciato a causa della sua infelicità era stato impossibile.

Ciò che Lazzari si chiede delle persone della sua memoria è se esse vivano ancora o no, se come lui si siano ripiegate su stesse chiudendo la porta al mondo esterno o se il destino abbia avuto per loro altri programmi.

“Tutto il mondo in una stanza. E la stanza è tutto il mondo.”

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Francesco Carofiglio, il Maestro e Alessandra.

Corrado Lazzari sta riordinando i ricordi del 1962 quando nella sua vita irrompe pacatamente Alessandra, la ragazza che ogni giorno gli porta i pasti caldi preparati nella trattoria sottostante il palazzo.

Il suo tavolo è ingombro di carte, un copione dell’Amleto con le sue note a margine fa bella vista di sé e Alessandra, quasi incredula della fortuna che le è capitata, rivolge una richiesta a colui che chiama sempre e solo così, Maestro: studia Lettere con indirizzo teatrale alla Sapienza e vorrebbe poter ascoltare da lui risposte alle sue tante domande su Shakespeare e la sua messa in scena in Italia.

E’ un’opportunità unica per la sua Tesi di laurea, ma Lazzari è restio a lasciare il suo bozzolo e la sua solitudine, troppi anni sono trascorsi dalle sue interpretazioni per concedersi così facilmente ad un pubblico, anche di una sola persona.

Ma poi il grande istrione prevale sulla reticenza, Alessandra e i suoi ventuno, quasi ventidue anni diventano un intermezzo alla solitudine, al senso dell’abbandono che da tempo lo accompagnano.

Far vivere  Shakespeare e Amleto attraverso la recitazione, questa è la sfida di ogni attore.

Per Alessandra Corrado diventerà un Maestro, il più grande in assoluto, perché le insegnerà a capire il teatro, a viverlo, non a recitarlo, cosa di cui tutti sono capaci.

L’autunno che scivola nell’inverno gli porta la freschezza e l’entusiasmo di questa ragazza, che giorno dopo giorno insieme al vassoio col pranzo gli reca un nuovo senso del tempo, quello che si arricchisce attraverso il legame con un altro essere umano.

I giorni che essi trascorrono insieme permettono ad Alessandra di vedere la bellezza, di comprendere la forza evocativa della parola, di percepire la grandiosità dell’esperienza di vita vissuta dal Maestro, scendendo nei meandri più cupi di Amleto e degli altri protagonisti della tragedia.

La vita che scorre prepotente nelle pagine del romanzo di Francesco Carofiglio è data da questa capacità di entrambi di essere teatro, l’uno da sempre, l’altra da poco e forse per poco, ma questo è un particolare irrilevante.

A fare da sfondo a ciò la vita reale rallentata sino quasi all’immobilità, una scenografia unica, la stanza di Corrado Lazzari, un protagonista assoluto ed una coprotagonista, nulla di più.

La vita, in fondo, non è che una recita, come ci ha insegnato Pirandello, uno straordinario Maestro, che sta in scena sino a quando non cala il sipario e resta il buio.

La vita, in fondo, può essere contenuta in alcune scatole, le scatole di Corrado Lazzari. La scatola di Alessandra, la più importante, il regalo del Maestro.

Francesco Carofiglio, il  Maestro e AlessandraAUTORE : Francesco Carofiglio

TITOLO : Il Maestro

EDITORE : Piemme

PAG: 154,  EURO 16,50 (disponibile in versione e-book, EURO 6,99)

Luisa Perlo, Critico Letterario dopo una vita spesa tra i banchi di scuola. Amante dei libri, dei gatti e dei viaggi, considera la lettura lo strumento più efficace per crescere, migliorarsi e trovare il proprio posto nel mondo.

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