Rocco Ballacchino è autore torinese con una predilezione spiccata per il genere giallo, nel cui contesto ha pubblicato numerosi racconti e romanzi, alcuni dei quali in collaborazione con altri scrittori.
L’associazione “Torinoir” di cui fa parte testimonia il grande interesse del pubblico, nello specifico piemontese, per le narrazioni di genere, legate alla riproposizione di personaggi positivi, come Crema e Bernardini di Rocco Ballacchino, capaci di risolvere anche i casi più intricati e far trionfare la giustizia.
La funzione consolatoria della scrittura e della lettura è ben nota, laddove il mondo reale lascia poco spazio alla positività, il mondo virtuale che nasce tra le pagine di un libro deve invece infondere maggior fiducia, far sperare che nell’eterna lotta tra il male e il bene sia quest’ultimo a vincere.
Rocco Ballacchino, dopo aver felicemente aderito per anni a questo dettame, ha deciso di compiere una brusca virata e sparigliare le carte con il suo ultimo romanzo, “Non è un paese per buoni”, il cui titolo è già di per sé indicativo della scelta.
E’ lui stesso a illustrare la chiave di lettura, parlando di una storia più nera che gialla, più vicina al pulp che al thriller, e occorre dire che il risultato è davvero consono alle aspettative.
Una società spietata fa da sfondo alla storia di Rocco Ballacchino
Torino, una mattina qualsiasi di un giorno qualsiasi: è così che prende le mosse la vicenda, precisamente alle ore 7:30, senza alcuna avvisaglia di ciò che succederà di lì a poche ore, quando tutto precipiterà in un giorno di ordinaria follia.
Il racconto si sviluppa in una sola giornata, descritta con una minuzia quasi ossessiva, laddove i minuti hanno una importanza decisiva: sbagliare i tempi, in certi momenti della vita, vuol dire vivere o morire, stare dalla parte delle vittime o da quella dei carnefici.
Sono tre le fasi fondamentali attraverso cui si passa: la delusione, la rabbia, la resa dei conti. Sono queste a cambiare del tutto la vita dei protagonisti, in un succedersi dei fatti incalzante, a cascata, in cui il fiume delle emozioni si fa sempre più pressante, più impetuoso, sino a travolgere tutto e tutti.
Ciò che l’autore sottende nel suo narrare è un indicatore sociale purtroppo veritiero: se è vero che ciascuno è responsabile delle scelte che fa, è altrettanto vero che queste devono essere lette associate al contesto in cui sono maturate, il che non è una giustificazione bensì una spiegazione.
La società è determinante per il singolo, la collettività che premia l’ingiusto e deride il giusto, che ignora le scorrettezze per proprio tornaconto, che trova nell’esteriorità un valore aggiunto non può sottrarsi alle sue responsabilità, perché è colpevole di aver calpestato quegli stessi valori morali su cui è stata fondata.
Che siano pochi coloro che ancora credono in essi non è certo un buon motivo per dare spazio a coloro che inseguono solo il profitto ad ogni costo, il successo in ogni campo, all’insegna del mors tua vita mea.
Marco Borghi e Angelo Lombardi, protagonisti della vicenda, sono la perfetta incarnazione di tale dualismo: ambizioso, arrogante, estraneo ad ogni morale il primo, modesto, anonimo, inutilmente onesto il secondo.
Entrambi escono di casa la fatidica mattina maturando uno la certezza, l’altro la speranza di aver ottenuto la promozione a responsabile commerciale per il Nord-Ovest della loro azienda, cercata in modo del tutto differente: Lombardi lavorando sodo, piegandosi a ore di straordinario non retribuite, consegnando una tabella dei risultati positivi ottenuti cristallina ed inequivocabile, Borghi manipolando il manipolabile, mosso da quella ambizione in nome della quale, a detta della moglie Monica, non esiterebbe a vendere sua madre al miglior offerente.
Alle 9:30 il Grande Capo dichiarerà ufficialmente chi dei due ha ottenuto la promozione e ha quindi scavalcato l’altro, lasciandolo con il fiele in bocca.
L’autore, nel raccontare il lento scorrere del tempo nella prima parte della mattinata fatidica, ha voluto soffermarsi sulla personalità dei due uomini, sulle loro traversie casuali e inopportune, sul riflesso di queste sul loro animo, e lo ha fatto in modo per lui inconsueto. Abbandonato il linguaggio delle opere precedenti, Rocco Ballacchino ha scelto qui di essere più duro, incisivo, a volte quasi fastidiosamente esagerato, riuscendo a creare nel lettore una forma di rifiuto verso il personaggio, di mancata empatia, di scarsa stima, come preludio allo svolgimento successivo.
Alle 10:00 è tutto concluso, ma poiché non si vive in un paese per buoni ha vinto il disonesto, l’arrogante, colui che si prepara a festeggiare un ingiusto successo con la moglie e con l’amante, collega di lavoro.
Tutto così assurdo, se non fosse così banalmente verosimile.
L’uomo e i suoi demoni nella storia di Rocco Ballacchino
Il tempo della delusione è concluso e si apre quello della rabbia, più accecante di qualsiasi altro sentimento, di cui è Angelo Lombardi a fare da portavoce.
Gli sono bastate poche ore per ricostruire i fatti, per capire chi e come si è preso gioco di lui, all’interno della grande azienda dove tutti sono numeri e lui non è mai riuscito ad andare oltre lo zero.
Ridono di lui, della sua delusione, della sua ennesima sconfitta e non sanno che proprio il mite Lombardi ha superato la soglia della sopportazione e ha allentato i suoi freni inibitori.
Se il sogno della vita si infrange, vivere o non vivere diventa pressochè uguale, l’importante è che chi si crede al sicuro, vittoriosamente pacificato, abbia ciò che si merita.
Freneticamente, l’azione si sposta nel centro di Torino, i minuti si susseguono, le coincidenze paiono a volte favorevoli, la lucidità sembra ormai essere svanita, lasciando il caos e la mente obnubilata.
Se fosse un paese per buoni, i cattivi sarebbero puniti e i buoni veleggerebbero verso un lieto fine, ma non è così, Rocco Ballacchino ci ha allertato i sensi sin dall’esordio.
Poche ore, dalle 15:00 alle 18:44 e tutto appare concluso, la follia si spegne, lasciandosi alle spalle la certezza che la bontà non è parte di questo mondo.
Marco Borghi e Angelo Lombardi sono arrivati alla resa dei conti come anche le colleghe Olga e Matilde, il collega Giorgio Sgherri e la moglie di Borghi, Monica.
Dodici ore frenetiche sono giunte a termine, Rocco Ballacchino le ha raccontate con una focalizzazione multipla ripetuta, riprendendo lo stesso evento visto da occhi diversi, vissuto da spiriti diversi, animato da sentimenti diversi.
La conclusione della vicenda, che come si è detto non cerca l’effetto lieto fine e se mai lascia uno spiraglio all’effetto sorpresa, è nitida, senza concessioni alle possibilità: non viviamo in un paese per buoni, ma potrebbe succedere, se solo riuscissimo a capire che dipende solamente da noi.
TITOLO : Non è un paese per buoni
EDITORE : Oakmond Publishing
PAGG. 149, EURO 12,50 (versione eBook euro 4,99)