Saul Bellow (1915-2005): diamo uno sguardo alle conseguenze tangibili del suo viaggio in Africa.
Saul Bellow: quello che nasce nel chiuso di una stanza
“Ho passato la maggior parte della mia vita a scrivere. E’ un’attività solitaria. Si sta seduti nella propria stanza, e si scrive. E dalla solitudine si entra in contatto con tutti”, afferma l’autore. Ma in Africa lo scrittore è arrivato davvero. Ne è la prova il testo Henderson il re della pioggia, pubblicato nel 1959. Soltanto la presenza fisica in un luogo può far scaturire le sensazioni provate da questo figlio ammirevole di una famiglia ebraico-lituana, che tanti personaggi aveva nel cappello.
Saul Bellow: il Nobel per la letteratura
Questa la motivazione del Premio Nobel per la letteratura, ottenuto nel 1976: “Per la comprensione umana e la sottile analisi della cultura contemporanea che sono combinate nel suo lavoro”. Ma nella vita di questo genio dello scrivere c’è di più, perché i suoi personaggi hanno un’anima immortale. In ogni immagine prende una decisione, crea una suggestione, e poi non c’è più nulla da fare. Il personaggio ha già preso vita e la storia, come diceva anche Umberto Eco, è tra il testo e il suo pubblico, che dialogheranno in separata sede.
Saul Bellow: quando le sensazioni diventano immagini
Le sensazioni, del resto, diventano immagini. Le immagini, una volta descritte, si fanno storie. In questo caso, diventano (quasi, quasi…) storie vere: siamo molto vicino al personaggio, ne sentiamo gli impulsi, ne captiamo le condizioni fisiche e spirituali. Siamo affamati della sua stessa fame, poiché in tutto il testo una lente è su Henderson e lo prendiamo per mano: forse lo stiamo abbracciando. Potreste scoprire una concordanza di anime, con voi stessi o con chi avete conosciuto: è accaduto a chi scrive. Si vede come tra storia e vita reale il confine è labilissimo?
Saul Bellow: la paura e la bellezza
“E inoltre questa è una bellezza spontanea, naturale. Credo che quando sarà scomparsa la paura sarai in grado di ammirare la sua bellezza. Io credo che le emozioni che dà il bello risultino in parte dal superamento della paura. Quando la paura si arrende, si rivela al suo posto una bellezza”.
Saul Bellow: una storia pulsante
E’ una storia pulsante Henderson, il re della pioggia.
“Ma io trepestavo e inciampavo dietro di lui cercando di superarlo e singhiozzavo. Con gli occhi della mente vedevo sangue a gocce enormi, più grosse di monete da un quarto di dollaro, sprizzare dalla mia pelle mentre la bestia mi affondava in corpo con gli artigli…”
Si accenna appena il Grun-tu-molani, “tu vuoi vivere”: è la risposta a una voce interiore. La voce continua a ripetere, nel cervello di un ricco americano decisionista, allevatore di maiali, “voglio, voglio…”: è il Leitmotiv dell’intero testo. Il veterano di guerra si trae fuori dalla vita di famiglia, con la seconda moglie intenta a far realizzare il proprio ritratto. Raggiunge l’Africa cercando la svolta. Prova e non riesce, allora prova ancora. Finché arriverà troppo in alto e si porrà in forse la sua stessa vita.
Saul Bellow: vecchie verità capovolte subito in luce
Sono molte le cose presenti, in Africa. Il quadro è primordiale, è ancestrale. Henderson troverà un’enorme statua da sollevare, che lo renderà parte di una comunità indigena non pacifica. Conoscerà un re e un leone, che lo addestreranno a fare egli stesso la parte del felino. E’ già un’immagine: non è un concetto, come la volontà di vivere. Si presta a diventare il perno di un racconto e Saul Bellow lo sceglie. Non mancano le indicazioni spirituali, in questo libro. Ma sono dissimulate, perché indicate come frutto di una mente prostrata dalla febbre, dalla paura, oppure soltanto dall’esercizio dell’immaginazione. Con una frase, l’autore le mette in dubbio, perché il lettore potrebbe non seguirlo a quell’altezza. E’ come se Saul Bellow dicesse: “Sognavo, quando ho detto la verità?”
Saul Bellow: come si sfugge al Mal d’Africa
Molti sono gli occidentali che hanno sentito sulla pelle il fascino del Continente nero. E’ una fascinazione fatta di sensazioni nate centinaia e centinaia di anni fa. Si snodano radici e sincretismo, con una condizione artistica e storica che porta a perdere i retaggi di un popolo, smembrati e portati via, altrove, in Occidente: via da dove un’identità si riscopre a fatica, eppure è nelle cose. Henderson diventa re della pioggia: poi ricompone ogni insegnamento nell’ambito della sua lunga vita, che acquista un senso, di nuovo. Un suono nell’armonia della sua esistenza, una serie di parole nella sua leggenda. Risultato raggiunto. Henderson adotta un animale e conosce un bambino. Ma non andiamo troppo oltre: leggendo, perdereste il sapore del racconto, troppo presto rivelato. Forse sappiamo già tutto? Si direbbe che il Continente primordiale appartenga a tutta l’umanità, come punto di partenza.
Dopo aver conosciuto l’Africa, ti domandi se l’Africa ti conosca. Vecchie verità capovolte, subito in luce.
Fonte della foto in evidenza: www.timesofisrael.com
TITOLO: Henderson il re della pioggia
EDITORE: Arnoldo Mondadori
PAGG. 329, EURO 14,00