Per noi occidentali, questo è il periodo dell’anno in cui, più di ogni altro, ci scambiamo regali per manifestare l’ amore e la gioia della speranza; credo sia per questo motivo che Yuri Carnevali abbia scelto di pubblicare il suo racconto lungo pochi giorni prima di Natale. Un regalo che il giovane autore dedica alle persone che hanno perso prematuramente un genitore: bambini o adolescenti, privati di una o di entrambe le figure significative della loro vita e che non hanno ancora superato il dolore provocato dalla lacerazione profonda subita.
“La variabile T” è un libro breve, originale sintesi di narrativa e manuale pratico, c’è il racconto, ma anche il supporto emotivo e soprattutto il suggerimento a lasciarsi “curare” dalla Variabile T: il tempo, il miglior medico per molte ferite, soprattutto quelle dell’anima.
Yuri Carnevali è uno di loro: un ragazzone di 38 anni, oggi imprenditore alberghiero, che ha perso la madre, quando aveva 15 anni. Ne è seguito un lungo e doloroso viaggio verso quella che gli psicologi definiscono elaborazione del lutto. L’obiettivo: diventare grandi e imparare a vivere nonostante tutto. Il senso di solitudine resta, il dolore anche, ma si riesce a gestirlo e a guardare avanti. Un percorso che all’autore è costato anni di psicoterapia, una esperienza di consapevolezza che ha deciso di mettere a disposizione dei suoi lettori nell’intento di aiutarli ad affrontare il proprio lutto e risvegliare emozioni e sentimenti positivi.
Yuri Carnevali: la cosa più inspiegabile è il senso di colpa
L’autore racconta la sua storia e altre storie di chi, come lui, ha affrontato e superato la perdita di un genitore durante l’adolescenza. Una serie di interviste a ragazzi e ragazze ai quali la malattia, un incidente o il suicidio hanno portato via il loro punto di riferimento.
Perché a me? Perché mia madre? Perché mio padre? Perché adesso? Sono solo alcune delle domande che si pone, pur sapendo che una risposta non esiste. Esiste soltanto il dolore, spesso negato che, a lungo andare si trasforma in rabbia, egoismo e paura d’amare.
“Conquistare la serenità è come scalare una montagna: all’inizio sembra impossibile, ma un passo alla volta, la vetta è sempre più vicina”, dice. “Quello che conta è iniziare a camminare”.
Ciò che suona davvero strano è il senso di colpa che, come racconta Yuri Carnevali, accompagna la vita di chi rimane orfano: “Colpa di non aver detto ciao per l’ultima volta, di non aver detto abbastanza volte “ti voglio bene”. Una lista interminabile di sensi di colpa per aver creduto di avere ancora tempo per fare delle cose insieme o per esprimere i propri sentimenti. Ma non bisogna permettere al senso di colpa di offuscarci la mente e il cuore. E poi c’è il senso di impotenza, ricordo ancora quello che ho provato io, insiene al senso di abbandono, dopo la morte di mia madre, quel sentirsi soli ad affrontare esperienze da adulti, senza essere riconosciuti tali”.
Yuri Carnevali: tutto deve tornare come prima, ma niente torna come prima
Si dice che perdere i genitori sia nell’ordine delle cose mentre è altrettanto risaputo non ci sia dolore più grande che soppravvivere a un figlio. Quando però si rimane orfani da piccoli le cose cambiano: l’addio mancato, il senso di vuoto e di solitudine sono solo l’inizio, poi devi mettere in conto tutte le difficoltà pratiche che incontri man mano che ti trovi a dover fare i conti con le cose di ogni giorno.
“Le parole che mio padre ci disse subito dopo il funerale di mia madre furono più o meno queste: la routine vi aiuterà a riprendere in mano la vostra vita.”, racconta. “Fu così che il lunedì mattina alle 8 e un quarto mi ritrovai seduto in classe, nel mio solito banco in prima fila. Erano passate appena dodici ore dal funerale ed era il mio secondo anno di liceo. Non ricordo nessuna parola di cordoglio da parte dei miei insegnanti, né particolari slanci d’affetto dai miei compagni di classe. In realtà il ritorno alla normalità non era così scontato: io e i mei fratellini abbiamo sofferto come cuccioli feriti e lo abbiamo manifestato in modo diverso. Mia sorella si chiuse a riccio, mio fratello non faceva che piangere e chiedere della mamma. Io ho sviluppato una rabbia furiosa verso tutto e tutti che è continuata per anni”.
Gli errori prima di imparare ad abbandonarsi ancora
Una vita un po’ sbandata, la deriva verso gli eccessi e soprattutto l’incapacità di amare e lasciarsi amare. Sono stati questi i mostri con cui l’autore ha dovuto lottare prima di tornare a ritrovare se stesso grazie anche all’aiuto di diversi psicologi.
Storie d’amore che finivano senza un vero perché, scoprendo solo dopo anni che era lui stesso, con il suo comportamento, a mettervi inconsapevolmente fine: “Devo chiedere scusa a tante persone, soprattutto alle donne che in quel periodo ho deluso. Ho capito col tempo che era la paura di innamorarmi e di essere abbandonato ancora, che mi impediva di costruire una relazione matura. E’ stata Angela, mia moglie, che condivide con me l’esperienza di aver perso il padre da ragazzina, a farmi capire che vale la pena rischiare per amore”.
Inevitabile la dedica alla mamma, ma anche ai suoi fratelli e al padre cui Yuri riconosce la scelta generosa di aver chiuso il suo dolore nella prigione del cuore per evitare ai bambini una sofferenza più grande. E poi c’è l’augurio ai suoi due figli: non smettere mai di emozionarsi e di essere sempre grati alla vita, qualunque cosa accada.
La variabile T è un libro delicato, con uno stile moderno e leggibilissimo anche se, dal punto di vista narratologico, rivela un autore ancora acerbo, ma con un cuore grande e generoso. E’ la scelta di chi, dopo aver molto sofferto, è capace di rialzarsi e soprattutto di andare oltre al pudore per condividere un’esperienza tanto intima quanto devastante. E’ l’abbraccio a tutti coloro che a qualunque età, pensando alla loro mamma o al loro papà volati via, tornano bambini.
Autore: Yuri Carnevali
Editore: Amazon
Pagine: 65
Prezzo: € 13 circa; € 4,50 ebook