Atassia di Friedreich: le nanoparticelle d’oro rallentano la malattia

Atassia di Friedreich: le nanoparticelle d’oro rallentano la malattia

Grazie a uno studio, gli esperti hanno scoperto che le nanoparticelle d’oro riducono il danno ossidativo e migliorano la funzionalità mitocondriale nei pazienti affetti dall’atassia di Friedreich.

Cos’è l’atassia di Friedreich

L’atassia di Friedreich (FRDA) è una malattia neurodegenerativa causata da un’anomalia del gene che codifica per una proteina denominata fratassina (FXN).

Questa patologia colpisce principalmente il sistema nervoso centrale e periferico e insorge generalmente nell’età della pubertà.

Si manifesta con:

  • atassia cioè la mancanza di coordinazione dei movimenti muscolari volontari degli arti e della marcia
  • neuropatia sensoriale assonale
  • disartria, disturbo dell’apparato fonatorio
  • debolezza.

Tra i sintomi non neurologici vi sono una cardiomiopatia progressiva con aritmie connesse e il diabete.

Non esiste una terapia risolutiva per la FRDA, il quadro sintomatologico oggi è trattato in maniera multidisciplinare.

“Nonostante la fratassina sia una proteina ben caratterizzata, la sua funzione non è ancora chiarita in maniera esaustiva.

Dalla letteratura sappiamo che la fratassina è importante per il corretto funzionamento mitocondriale e ha un ruolo fondamentale nell’omeostasi del ferro a livello intracellulare.

La mancanza di FXN determina una maggiore esposizione allo stress ossidativo con un conseguente accumulo di metalli e una ridotta attività della catena respiratoria mitocondriale.

Questo processo aumenta la generazione di radicali liberi provocando la morte delle cellule neuronali e la neurodegenerazione attraverso meccanismi differenti.

Infatti i tessuti neurali e il cuore sono suscettibili allo stress ossidativo e un accumulo di ferro è stato trovato nella maggior parte dei tessuti dei modelli animali e dei pazienti con FRDA”, spiega Yvan Torrente, docente di Neurologia della Statale di Milano.

Lo studio sulle nanoparticelle d’oro

Attraverso uno studio gli esperti hanno scoperto che le nanoparticelle composte da clusters di atomi d’oro migliorano la funzionalità mitocondriale e riducono il danno ossidativo nei pazienti affetti dall’atassia di Friedreich.

Lo studio è stato pubblicato di recente su Science Translational Medicine.

La ricerca è iniziata nel 2019 da Chiara Villa, ricercatrice dell’Università Statale di Milano, attinente al Laboratorio di cellule staminali del “Centro Dino Ferrari” Fondazione IRCCS Ca’ Granda – Ospedale Maggiore Policlinico, diretto da Yvan Torrente, docente di Neurologia della Statale.

Con l’obiettivo di indagare il ruolo di nanoparticelle di atomi d’oro nel trattamento dell’Atassia di Friedreich.

Questo studio nasce da una collaborazione tra i gruppi di ricerca:

  • dell’Università di Milano- Bicocca (diretto da Angelo Monguzzi)
  • Università di Torino (diretto da Giorgio Merlo)
  • dell’Università di Miami diretto da Carlos Moraes.

“In questo lavoro è dimostrato che la somministrazione di nanoparticelle composte da clusters di atomi di oro comporta:

  • una riduzione del danno ossidativo
  • miglioramento della funzionalità mitocondriale sia su cellule di soggetti affetti da FRDA che in modelli murini della FRDA (YG8sR).

I risultati ci hanno permesso di identificare un miglioramento significativo delle funzioni neuromotorie e cardiache dei modelli YG8sR diversi mesi dopo una singola somministrazione di nanoparticelle”, spiega Chiara Villa.

“Questo studio rappresenta un’importante scoperta che apre la strada a nuovi studi sulla FRDA e allo sviluppo di nuovi farmaci in grado di avere un effetto benefico di lunga durata per il trattamento delle malattie neurodegenerative”, conclude Yvan Torrente.

Lo studio è supportato, tra gli altri:

  • dall’Associazione “OGNI GIORNO – per Emma – Onlus”, di Treviso
  • dall’Associazione “Per il Sorriso di Ilaria da Montebruno – Onlus”, di Genova.

 

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