Aritmie cardiache: dallo stile di vita alla chirurgia mininvasiva
Palpitazioni, affanno, fiato corto, difficoltà a respirare, ma anche vertigini, stanchezza, fino a episodi di perdita di coscienza. Sono alcuni dei sintomi più comuni delle aritmie cardiache, disturbi del ritmo con cui batte il cuore, di fronte ai quali occorre, al più presto, rivolgersi al medico. Tra le aritmie cardiache più diffuse c’è la fibrillazione atriale, che colpisce il 10% della popolazione con oltre 80 anni e l’1,5% di quella fra i 60 e gli 80 anni. Data la complessità della patologia, medico di famiglia o cardiologo possono decidere di indirizzare il paziente allo specialista aritmologo.
Il Gruppo MultiMedica, presso il suo presidio di Sesto San Giovanni, riconosciuto dal Ministero della Salute quale Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) proprio nella disciplina “malattie del sistema cardiovascolare”, ha appena inaugurato un innovativo Centro di Aritmologia Clinica ed Elettrofisiologia che ambisce a diventare una delle eccellenze del Gruppo.
Aritmie cardiache: l’importanza dello stile di vita
“Il nostro compito consiste nel riconoscere, a partire dall’elettrocardiogramma, ogni tipo di aritmia, la sua sede di origine e le cause: solo così possiamo capire che cosa si può fare per eliminare il problema e i disturbi che produce, facendo tornare il cuore al suo ritmo fisiologico”, afferma il professor Riccardo Cappato, direttore del nuovo Centro e Presidente della European Cardiac Arrhythmia Society (ECAS). “Il primo passo della cura alle aritmie consiste nel motivare il paziente ad adottare corretti stili di vita (attività fisica, sana alimentazione e così via) e a mantenere sotto controllo alcuni fattori di rischio (sovrappeso, obesità, fumo, colesterolo, pressione, diabete). Successivamente si possono valutare specifici farmaci antiaritmici, per arrivare infine all’impiego di cateteri e dispositivi impiantabili”.
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Tra le tecniche mininvasive più avanzate va citata l’ablazione transcatetere della fibrillazione atriale ma anche di tutte le aritmie cardiache, il pace-maker e il defibrillatore sottocutaneo, comprensivo dell’ultima novità rappresentata dal defibrillatore senza-fili. “La tecnica dell’ablazione transcatetere”, spiega Cappato “Prevede l’introduzione di un mini-catetere fin dentro al cuore del paziente, l’identificazione del focolaio da cui origina l’aritmia e la sua eliminazione attraverso una piccola bruciatura. Il catetere viene poi rimosso, la dimissione avviene a un paio di giorni dall’intervento e il soggetto operato può tornare a una vita normale nell’arco di 2 o 3 giorni, risultando guarito in via definitiva nella stragrande maggioranza dei casi”.
Quando serve l’aiuto di un dispositivo
“Ci sono poi situazioni in cui è necessario ricorrere a dispositivi impiantabili, come pacemaker che regolarizzano un battito cardiaco troppo lento o defibrillatori che rallentano un battito troppo accelerato e permettono di scongiurare serie conseguenze anche in soggetti che, pur non avendo ancora sviluppato un’aritmia, presentano una serie di valori clinici compatibili con un alto rischio di morte improvvisa da arresto cardiaco”, spiega il professor Cappato che è detentore del brevetto del defibrillatore sottocutaneo, introdotto nella pratica clinica solo 8 anni fa e oggi impiegato per la cura di decine di migliaia di persone in tutto il mondo.
Aritmie cardiache colpiscono anche i bambini
Il Centro di Aritmologia Clinica ed Elettrofisiologia dell’IRCCS MultiMedica, che si distingue anche per la capacità di trattare pazienti in età pediatrica, atleti, sportivi agonisti e pazienti con distrofia muscolare, articola la sua attività in ambulatoriale, interventistica, didattica e di ricerca. Sul fronte della didattica, la sua équipe di professionisti con esperienza clinica maturata nel corso degli anni è un punto di riferimento nazionale e internazionale per la formazione in questa branca della Cardiologia.
Puntare alla ricerca
Molto fervida anche l’attività nell’ambito della ricerca scientifica. Continua Cappato: “Stiamo lavorando in più direzioni: tra queste, la ricerca di ulteriori sviluppi nell’impiego del defibrillatore sottocutaneo; la messa a punto di una variante rivoluzionaria di pacemaker senza fili; l’impiego dei nuovi anticoagulanti orali nei pazienti affetti da fibrillazione atriale o di farmaci antiaritmici in situazioni particolari. Altro importante filone di ricerca è quello sul trattamento delle aritmie nelle cardiopatie congenite, problematica che configura un quadro ideale di collaborazione tra diversi settori della cardiologia, comprendenti l’emodinamica, la cardiochirurgia e, appunto, l’aritmologia, specialità che si fonda proprio sul dialogo interdisciplinare. La visione dell’uomo come unicum e non come somma delle singole parti è infatti la missione del nuovo Centro appena avviato, dove l’obiettivo è quello di curare non semplicemente un’aritmia ma il paziente nel suo complesso”.