Calcolosi pediatrica: si risolve con tecniche mininvasive

Calcolosi pediatrica: si risolve con tecniche mininvasive

La calcolosi pediatrica (endemica in Paesi come il Pakistan, la Turchia e l’India) è in progressivo aumento anche nel mondo occidentale dove, a causa dell’eccesivo consumo di “cibo spazzatura”, colpisce i bambini sin dalla prima infanzia.

La calcolosi può anche essere causata da una malattia genetica detta cistinuria, caratterizzata dall’accumulo di calcoli di un particolare aminoacido (la cistina) nell’uretere, nella vescica e nel rene.

La calcolosi in età pediatrica è più rara che in età adulta e, per questo motivo, spesso non viene riconosciuta. Ecco perché una diagnosi completa da parte di un urologo specializzato diventa determinante per trattarla ed inquadrarla correttamente. Importante è anche il supporto di altri professionisti, come il pediatra e l’endocrinologo, che analizzino i sintomi del paziente, in genere febbre, perdita di appetito, mancato aumento di peso, urine torbide o maleodoranti, per identificare con la massima precisione le cause della malattia.

Calcolosi pediatrica: come si interviene

“La tecnica chirurgica più indicata per la cura della calcolosi pediatrica è rappresentata da un intervento endoscopico definito con l’acronimo anglosassone RIR (litotrissia retrograda intrarenale).

É effettuata con strumenti mininvasivi e flessibili digitali, che, grazie all’ausilio di fibre laser dello spessore di un capello, polverizzano i calcoli mediante l’erogazione di energia pulsata (Holmium laser)”, spiega il dottor Pietro Acquati, dell’ Unità di Urologia dell’IRCCS Policlinico San Donato.

Questo intervento si effettua in anestesia generale e sta spiccando come efficace alternativa alla tradizionale litotrissia percutanea, una tecnica invasiva poichè prevede l’inserimento di strumenti chirurgici direttamente nel rene.

“Il nostro obiettivo, oggi è diventare  un punto di riferimento per i piccoli pazienti affetti da calcolosi e per le loro famiglie, puntando su un approccio diagnostico e terapeutico accurato e corretto”, dice il dottor Acquati. ”Questa patologia, come tutte le malattie pediatriche necessita di spazi dedicati, approccio multidisciplinare, tempi di attesa brevi, strumenti chirurgici all’avanguardia e alta qualità nel trattamento. Fondamentale una stretta sinergia con gli esperti anestesisti rianimatori della divisione di cardiochirurgia pediatrica. Puntiamo inoltre a “fare rete” con altri ospedali nazionali, collaborando con loro così che si possano sviluppare in modo capillare le competenze legate a questa patologia, ancora rara ma in crescita”.

 

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