Dermatiti professionali: a volte, impediscono di compiere il lavoro per il quale si è nati. Chi soffre di patologie simili, dovrebbe prenderle in considerazione nella scelta della professione. Se prendiamo in considerazione i casi denunciati, ne contiamo seicento ogni anno. Il problema, tuttavia, sarebbe molto più vasto. Basti pensare che negli ultimi otto anni sono stati scoperti 172 nuovi allergeni. Di questi, 4 su dieci si incontrano proprio sul lavoro. Molti, tuttavia, non manifestano le problematiche delle quali soffrono, per non dover smettere di lavorare. Se ne discute a Caserta, nel corso del Congresso nazionale della Società italiana di dermatologia allergologica professionale e ambientale (Sidapa), in corso fino a oggi.
Sono ben 119 i nuovi allergeni correlati a dermatiti in ambiente lavorativo.
Dermatiti professionali, c’è chi non manifesta il problema
Secondo le dichiarazioni degli specialisti, “le mancate denunce derivano in buona parte dalla crisi economica: la paura di perdere il lavoro spinge molti a tacere i disturbi e a conviverci con fatica. Segnalare i problemi è invece essenziale, per riconoscere le situazioni di rischio e mettere in pratica i metodi di prevenzione, spesso molto semplici, che possono impedire la comparsa di dermatiti professionali”.
Così si è espresso Nicola Balato, presidente del Congresso e professore associato di Dermatologia all’università Federico II di Napoli: “Ogni anno sono poco meno di 20 i nuovi allergeni individuati dagli studi scientifici, e per il 40% si tratta di sostanze comuni in ambiente lavorativo.
Dermatiti professionali, allergeni usati in ambito cosmetico
Un terzo appartiene alla lista degli ingredienti usati in ambito cosmetico, indicati genericamente come ‘air conditioning agents’: sostanze definite idratanti, umettanti, emollienti e agenti protettivi che si possono trovare in tinture per capelli, smalti per unghie, cere depilatorie, prodotti per il corpo, e che mettono a rischio estetiste, parrucchieri e addetti dei centri benessere. La probabilità di dermatiti professionali è alta anche in medici, infermieri e badanti che devono somministrare farmaci ai pazienti: le polveri che si depositano sulla cute, toccando le pillole o spezzandole, possono provocare irritazioni e sono numerosi gli operatori sanitari ipersensibili per contatto a medicinali molto diffusi come le benzodiazepine, gli Ace-inibitori e i beta-bloccanti”.
Dermatiti e professioni “pericolose”
Ha aggiunto Nicola Balato: “Alcuni nuovi allergeni sono contenuti in erbicidi usati dai giardinieri o nelle gomme utilizzate dagli idraulici, e fanno capolino nuove allergie che riguardano gli addetti alla ristorazione: chili e camomilla hanno già provocato casi di dermatite da contatto in addetti dei fast food e baristi. Riguarda infine i tabaccai, ma anche gli incalliti amanti del gratta e vinci, la dermatite da contatto indotta dal nickel contenuto nei rivestimenti del tagliando della fortuna”.
Dermatiti sul posto di lavoro: un problema diffuso
Negli Stati uniti le dermatiti contratte sul posto di lavoro colpiscono 15 milioni di persone, con 1 miliardo di dollari l’anno di spesa. Secondo i dermatologi, invece, “In Italia l’attenzione è ancora scarsa e le omesse denunce sono la maggioranza perché i pazienti pensano di poter convivere con il loro problema, e perché appunto c’è il timore diffuso di perdere il lavoro a seguito della segnalazione”.
Dermatiti professionali, non tutti le manifestano: invertiamo la rotta
Queste le parole di Alberico Motolese, direttore di Dermatologia dell’azienda ospedaliera Macchi di Varese: “Bisogna invertire la rotta. Conoscere le situazioni a rischio è fondamentale per individuare metodi preventivi adeguati alle diverse situazioni. I pazienti non dovrebbero temere ripercussioni lavorative e in caso di sintomi di dermatite dovrebbero rivolgersi al dermatologo per una corretta diagnosi e per sapere come curarsi e proteggersi al meglio. Gli addetti dei centri estetici dovrebbero sempre usare i guanti per ridurre il contatto con le sostanze potenzialmente allergizzanti presenti nei prodotti utilizzati; infermieri, medici e badanti dovrebbero sciacquare subito le mani dopo aver toccato le pillole, senza toccarsi il viso per non indurre una reazione allergica cutanea anche sul volto”.
Dermatiti e creme barriera
E’ possibile proteggersi utilizzando creme barriera, insieme ai guanti.
Cataldo Patruno, co-presidente del congresso e consigliere Sidapa, ha dichiarato: “Diminuire le possibilità di contatto con gli allergeni è il modo migliore per ridurre l’incidenza delle dermatiti professionali, ma la prevenzione dovrebbe e potrebbe iniziare anche prima di mettere la firma sul contratto di lavoro. Se una persona ha una storia di dermatite atopica nell’infanzia, è più a rischio di allergie. Una ragazza che è stata atopica da bambina, se da grande diventa estetista ha un’alta probabilità di sviluppare una dermatite da contatto. Sarebbe come mandare un asmatico a lavorare in una cella frigorifera: crisi assicurate. Potrebbe perciò bastare una consulenza dermatologica in giovane età a chi ha avuto problemi di atopia, per indirizzare ciascuno verso impieghi sicuri”.