Malattia renale cronica: scoprire subito l'anemia grazie a una scheda

Malattia renale cronica: scoprire subito l’anemia grazie a una scheda

Si chiama scheda nefrologica e può ridurre il rischio di ritardo nella diagnosi e di conseguenza della terapia, fornendo uno strumento pratico e facile da condividere per l’identificazione precoce della perdsona che soffre di anemia da Malattia Renale Cronica (MRC). La scheda è stata realizzata da specialisti, medici di medicina generale e rappresentanti di pazienti.

Che cos’è la Malattia Renale Cronica (MRC)

Si tratta di una lenta ma progressiva perdita della funzionalità dei reni.

La prognosi peggiora con l‘avanzare della malattia, e spesso possono insorgere complicanze tra cui l’anemia.

Il malato con anemia associata a Malattia Renale Cronica è fragile e compromesso, e necessita di una presa in carico multispecialistica, che veda la collaborazione di nefrologi, cardiologi, diabetologi e internisti.

Ne è prova l’elevata incidenza di danni renali in pazienti cardiopatici e/o affetti da diabete.

Quindi, curare l’anemia in pazienti con Malattia Renale Cronica può ridurre il rischio di progressione della malattia, ma anche eventi cardiovascolari, ospedalizzazione e mortalità.

Perché è importante la diagnosi precoce

“La diagnosi precoce della malattia renale cronica ha numerosi aspetti positivi, tra gli altri quello di permettere la tempestiva identificazione delle sue complicanze. Fra queste l’anemia, condizione che compromette in modo significativo la qualità di vita del paziente e che può contribuire significativamente all’ aumento del rischio di sviluppare malattie cardiovascolari”, dice il Stefano Bianchi, Direttore UOC Nefrologia e Dialisi, Area Livornese Sud, Azienda Sanitaria Toscana Nordovest.

“Per questo bisogna diagnosticare precocemente la presenza di anemia per approntare un corretto iter diagnostico e terapeutico di questa importante complicanza della malattia renale.”

Malattia renale cronica: il ruolo del medico di famiglia

Per velocizzare l’iter diagnostico e di conseguenza terapeutico, un interlocutore fondamentale è il medico di medicina generale, che può identificare precocemente e quindi indirizzare al nefrologo il paziente a rischio di malattia renale cronica .

“I medici di famiglia hanno ormai una certa esperienza nell’individuare la persona a rischio, ma anche i giovani medici si stanno formando per individuare i soggetti con malattia renale cronica che devono essere tenuti sotto controllo.

Sta aumentando il numero di questi pazienti, ma i medici di famiglia, per inquadrare il paziente o per cominciare la terapia correttiva di una eventuale anemia, devono fare riferimento allo specialista, non possono prescriverla.

Sicuramente lo strumento della scheda nefrologica, con l’inserimento di parametri specifici condivisi, è molto utile, ma forse la medicina di famiglia può fare quel passo in più sulla prescrizione in prima battuta, agevolando il percorso”, dice la Marina Moscatelli, Medico di Famiglia Specializzazione in Medicina Interna Nefrologia e membro della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (FIMMG).

La formazione medica fa la differenza

Un altro aspetto da tenere in considerazione è il ruolo della formazione.

“È necessario che venga fatta una notevole attività di formazione sulla corretta diagnosi della malattia renale cronica, allo scopo di individuare precocemente e indirizzare il paziente allo specialista”, afferma il Dario Manfellotto, Direttore UOC di Medicina Interna e Dipartimento Discipline Mediche, Ospedale Fatebenefratelli-Isola Tiberina di Roma, e Presidente della Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti (FADOI).

“Medici di famiglia e specialisti devono interagire in un percorso virtuoso fra ospedale e servizi territoriali, creando uno stretto rapporto collaborativo, esaltando le rispettive competenze, ma con un obiettivo comune: fare la diagnosi e gestire la presa in carico del paziente”.

Nefrologia, un’eccellenza italiana a rischio

“La nefrologia italiana è all’avanguardia ma oggi vi sono delle spinte regressive”, sostiene Giuseppe Vanacore, Presidente ANED (Associazione nazionale Emodializzati, Dialisi e Trapianto) Onlus. “Nella proposta di aggiornamento del Decreto Ministeriale70, che definisce gli standard dell’assistenza ospedaliera, si prevedono una infinità di reti, ma la rete nefrologica è assente”.

“La diagnosi tardiva, che è già un problema della malattia renale di per sè, quando è presente l’anemia arreca un danno ancora più grande, perché il non agire restituisce un quadro clinico molto critico, e con impatti importanti sul sistema. È bene che anche le Istituzioni se ne rendano conto. Se l’attenzione alla prevenzione e il trattamento precoce della malattia renale cronica e delle relative complicanze sono bassi, la posta in gioco, invece, è molto alta”.

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