La medicina, attualmente, genera e tratta una considerevole mole di dati. Come evolverà, tale potenzialità, nel futuro? Se lo sono chiesti, in Roma, i partecipanti al convegno della Fondazione Armenise-Harvard. Marino Zerial, direttore dell’Istituto Max Planck di Dresda per la Biologia cellulare e presidente del Comitato scientifico della Fondazione, si è espresso in questo modo: “Abbiamo ormai enormi capacità di generare dati, anche quantitativi, e adesso servono le capacità per analizzarli. Se pensiamo soltanto al fatto che ormai siamo in grado di contare le molecole, ci rendiamo conto che la complessità dell’analisi richiede una rete di competenze che vanno dalla biologia molecolare alla fisica e all’ingegneria”.
Medicina e dati, una rete di competenze
In molti Paesi Europei si riconosce la necessità di creare questa rete. In quest’ambito, in Italia siamo indietro. Cesare Montecucco, neurobiologo dell’università di Padova e membro del comitato scientifico della Fondazione, si riferiva al sistema nervoso, quando ha dichiarato: “C’è una grande attesa per lo sviluppo di modelli che permettano di studiare il funzionamento del sistema nervoso e malattie neurologiche tipiche dell’età avanzata, sempre più importanti in una società, come quella italiana, dove circa il 28% della popolazione ha più di 65 anni”.
Medicina, dati e lotta ai tumori
Nella lotta ai tumori, fa ancora notizia, poiché porta a guarigione, la possibilità di potenziare il sistema immunitario perché fermi sul nascere le neoplasie. Gli individui a rischio potranno trovarne giovamento, se si agisce prevenendo. Secondo Ruggero De Maria, direttore scientifico dell’Istituto Regima Elena di Roma, “Il nuovo obiettivo è studiare meccanismi che permettano di bloccare la formazione dei tumori”.
Medicina, dati e farmaci
Il Dna darà informazioni preziose per le pillole del futuro. I nuovi farmaci si basano soprattutto sulle conoscenze relative alla genomica e si tende a progettare il farmaco giusto per la giusta malattia per una particolare persona. Ancora dati. Ma il farmaco migliore non è il più semplice?