Evidenze scientifiche lo dimostrano: fino all’85% della flora microbica nel neonato, riscontrata già nei primi giorni dalla nascita, riflette l’esatta composizione della flora materna. Sulla base degli studi più recenti, l’uso dei probiotici nel corso della gravidanza contribuisce efficacemente a ridurre il rischio di allergie e di infezioni nel bambino. Da domani a Milano si svolgerà il trentaquattresimo congresso nazionale di antibioticoterapia, che focalizza i probiotici in gravidanza.
Probiotici in gravidanza, la parola all’esperta
Secondo la professoressa Susanna Esposito, presidente del congresso, direttore dell’unità di Pediatria ad alta intensità di cura del Policlinico dell’Università degli studi di Milano e presidente dell’Associazione mondiale per le Malattie infettive e i disordini immunologici (WAidid), “I probiotici sono microrganismi vivi, presenti in molti alimenti comuni, come yogurt o latte fermentato che rappresentano dei validi alleati per la salute delle donne in gravidanza e del bambino nei primi anni di vita quando somministrati in quantità adeguate. L’uso dei probiotici è raccomandato come strumento efficace nella prevenzione delle patologie allergiche come riniti, asma e allergie alimentari, e infettive come le infezioni causate da Streptococcus agalactiae”.
Probiotici e Streptococcus agalactiae
Lo Streptococcus agalactiae, detto anche streptococco del Gruppo B, è la principale causa di infezioni neonatali gravi nei Paesi industrializzati. Si annida nel tratto gastrointestinale e/o genitale della mamma e il neonato lo contrae durante il passaggio nel canale del parto. L’infezione vaginale è asintomatica nella donna in gravidanza, mentre nel neonato non è così: nelle forme ad esordio precoce si riscontrano casi di sepsi, polmonite e, meno frequentemente, di meningite.
E’ stato evidenziato da studi scientifici: in Italia, 1/3 dei neonati di donne portatrici è colonizzato al momento del parto e durante i primi 7 giorni di vita e circa il 3% dei neonati colonizzati può sviluppare un’infezione ad esordio precoce, che può essere fatale o produrre gravi conseguenze. Si è rivelata efficace per prevenire tali infezioni la profilassi antibiotica nelle donne portatrici, eseguita con penicillina: si incomincia al momento del travaglio e si protrae la cura fino al momento del parto. Si riduce, in questo modo, il rischio di infezione precoce, dal 4,7% allo 0,4%.
Al fine di prevenire, è valido l’Enterococcus faecium L3, probiotico che vive nell’intestino umano. Somministrato nel corso della gravidanza, potrebbe essere in grado di ridurre la positività materna allo Streptococcus agalactiae. Nei neonati prematuri, riduce poi la frequenza di complicazioni infettive, come la diarrea da Clostridium difficile e manifestazioni dispeptiche.