Più lavora e meglio funziona, ma in assenza (o scarsità) di sonno va in tilt. Stiamo parlando del cervello.
Per conservare al meglio le capacità cognitive, bisogna tenere il cervello in allenamento e permettergli di rigenerarsi nel sonno. In altre parole: dormire bene e un numero sufficiente di ore.
Numerosi studi scientifici infatti dimostrano come il cervello, a differenza di altri organi, migliori il proprio funzionamento in modo direttamente proporzionale al lavoro effettuato. In altre parole il cervello non si usura nonostante il suo impegno continuo.
“E’ vero che, fin da molto giovani, perdiamo neuroni, cioè la componente più nobile del cervello” spiega il Proessor Leandro Provinciali, Presidente della Società Italiana di Neurologia (SIN) e Direttore della Clinica Neurologica e del Dipartimento di Scienze Neurologiche degli Ospedali Riuniti di Ancona. “In pratica, subito dopo aver completato il suo sviluppo, il cervello inizia a perdere cellule ma, con l’apprendimento, si creano nuove connessioni fra i neuroni. Questi collegamenti rimangono attivi se vengono stimolati con continuità, mentre il numero delle cellule decresce progressivamente, le prestazioni cerebrali rimangono valide fino all’età molto avanzata”.
In pratica il cervello invecchia come tutti gli altri organi, ma per una sorta di meccanismo di compensazione, non lo dimostra se non molto tempo dopo rispetto ai cambiamenti biologici effettivi.
“Quando persistono difficoltà delle abilità cognitive, soprattutto memoria e attenzione, significa che è arrivato il momento di rivolgersi al neurologo”, continua Provinciali. “Il medico valuterà se indagare ulteriormente con esami specifici, qualora si escludano fattori esterni come stress, alimentazione, farmaci ma soprattutto disturbi del sonno”.
Numerose ricerche hanno infatti dimostrato come sonno e invecchiamento cerebrale siano strettamente legati: da un lato, dormire poco e male contribuisce all’invecchiamento cognitivo e al rischio di demenza; dall’altro, man mano che gli anni passano il ciclo sonno/veglia si altera e si diventa più vulnerabili agli stimoli esterni a causa della riduzione delle onde delta del sonno profondo. Quindi il sonno diventa più leggero e con numerose interruzioni.
Il sonno rappresenta, quindi, un’attività fondamentale per la nostra salute: un terzo della vita, infatti, si trascorre dormendo. Ma non sempre si riesce a dormire bene, a causa di uno stile di vita frenetico, di comportamenti inadatti o di malattie del sonno, spesso ignorate o sottovalutate.
Eppure sono circa 13 milioni di italiani che non riescono a dormire bene.
“I principali disturbi del sonno sono l’insonnia, che in misura diversa colpisce circa il 41% della popolazione, la sindrome delle apnee in sonno, di cui soffrono circa 2 milioni di italiani, la sindrome delle gambe senza riposo, che colpisce 3 milioni di italiani, ed i disturbi del ritmo circadiano”, dice Gianluigi Gigli, Ordinario di Neurologia presso l’Università di Udine.
I disturbi del sonno si associano spesso ad altre malattie, soprattutto a carico del sistema nervoso, per esempio, le persone affette da decadimento cognitivo sono spesso colpite anche da alterazioni del sonno. La sindrome delle apnee notturne è un fattore di rischio importante per malattie cardio e cerebrovascolari. Anche i pazienti affetti da epilessia lamentano insonnia, eccessiva sonnolenza diurna, apnee notturne, sonno frammentato, movimenti periodici degli arti durante il sonno. Oltre all’insonnia, la sclerosi multipla è invece associata a spasmi notturni, narcolessia, disturbi respiratori nel sonno e, in particolare, alla sindrome delle gambe senza riposo.
Dormire bene per eviatre gli incidenti stradali
La recente approvazione della direttiva europea sul rilascio della patente di guida ha imposto anche al nostro paese di confrontarsi con il problema della diagnosi della narcolessia e della sindrome delle apnee ostruttive nel sonno. Il servizio sanitario nazionale dovrà quindi adeguarsi alla necessità di organizzare una rete di servizi di medicina del sonno per diagnosticare eventuali patologie legate alla patente di guida.
L’obiettivo naturalmente è quello di ridurre gli incidenti alla guida dovuti all’eccessiva sonnolenza diurna. Si tratta di malattie i cui sintomi sono curabili, lo scopo della diagnosi quindi non è quello di togliere il permesso di guidare alle persone che ne soffrono, ma al contrario è permettere una diagnosi che permetta di rendersi conto del problema e in iziare un trattamento per combattere la sonnolenza diurna, a cominciare dal trattamento ventilatorio notturno per le apnee. A seguito di tale trattamento, un controllo neurologico, clinico e strumentale, potrà documentare l’eventuale regressione dei rischi nella guida in condizioni abituali.
Dormire bene influenza positivamente anche le ore diurne. Al contrario dormire poco o male influisce negativamente sulla qualità della vita e sulle performance lavorative, aumentando anche il rischio di venire coinvolti in incidenti stradali o sul lavoro.
Dormire male provoca veri deficit cognitivi
Non dormire a sufficienza compromette soprattutto le prestazioni delle persone che devono prendere decisioni rapide ed efficaci. La mancanza di riposo compromette le qualità di leadership perché, a differenza di altre aree del cervello, la corteccia prefrontale, che dirige tutte le facoltà mentali di grado superiore (come la capacità di risolvere problemi, il ragionamento e la pianificazione) non è in grado di far fronte a un’insufficienza di sonno.
Dormire poco o male influisce negativamente su tutte le qualità principali dei leader. Gli scienziati hanno dimostrato che un cervello non riposato non è in grado di focalizzare l’attenzione sia sul generale che sul particolare, mentre un buon sonno aiutano la capacità di trovare soluzioni, di imparare e decidere. Non soltanto: è stato anche provato che chi non dorme abbastanza si fida meno degli altri e può fraintendere i messaggi non verbali, perdendo la capacità di essere empatici e in armonia con gli altri.