Uno studio recentemente pubblicato sulla rivista scientifica internazionale The Lancet dimostra che la Sindrome da Fatica Cronica non incrementa il numero di mrti da tumore o da malattie cardiovascolari. Aumenta però il suicidio. La ricerca ha preso in esame 2.147 casi nell’area di Londra e mette in rilievo come la sindrome spinga i pazienti a seguire comportamenti più salutisti.
“La percentuale di morti riscontrata, infatti, è inferiore rispetto a quella di molte malattie psichiatriche, magari associate all’abuso di alcol, fumo, disordini affettivi e della personalità”, dice il prof. Umberto Tirelli, Direttore del Dipartimento di Oncologia Medica dell’Istituto Nazionale Tumori, Centro di Riferimento Oncologico di Aviano (PN). “Bisogna però valutare in modo accurato e tempestivo gli episodi di depressione che possono verificarsi in questa categoria di persone”.
Ma che cos’è la Sindrome da Fatica Cronica?
Si parla di Sindrome da Fatica Cronica quando, per almeno sei mesi, il senso di spossatezza non passa nonostante il riposo.
Si tratta di un disturbo molto diffuso?
Solo in Italia, 300.000 persone sono colpite da Sindrome da Fatica Cronica e per questo motivo sono costrette a rinunciare al lavoro. Non riescono ad andare a scuola, a seguire le proprie attività e relazioni sociali e, più in generale, ad avere una buona qualità di vita.
Ma che tipo di persone è più soggetta alla Sindrome da Fatica Cronica?
Spesso si tratta di pazienti che stanno affrontando cure oncologiche. Negli ultimi anni molto è stato fatto per aumentare l’informazione su questa malattia e oggi molti medici sono in grado di riconoscerla e diagnosticarla correttamente. Tuttavia, sostengono gli esperti, la patologia a livello normativo è ancora in fase di riconoscimento. I pazienti incontrano quindi grandi difficoltà nel farsi diagnosticare la malattia e anche nel ricevere o accettare le cure.
“Nel Centro di Aviano, negli ultimi 20 anni, abbiamo visitato migliaia di persone afflitte dalla Sindrome da fatica cronica che, se trascurate possono finire in depressione”, dice Umberto Tirelli. “Abbiamo anche messo a punto un test genetico che valuta la predisposizione genetica a sviluppare una stanchezza cronica ed eventualmente una sindrome da fatica cronica. I nostri datidicono che può esserci anche un rischio familiarea sviluppare il disturbo. La terapia che si basa prevalentemente su antivirali, immunomodulatori ed integratori, può essere efficace ma soltanto in una minoranza dei malati.Recentemente abbiamo attivato presso il Kosmic Center di Pordenone una nuova terapia con ossigeno-ozonoterapia (autotrasfusione di sangue), che sta dando buoni risultati”.