Sistema immunitario: la difesa armata contro i nemici della salute
Ogni giorno l’organismo entra in contatto con una quantità enorme di agenti: virus, batteri, microbi di vario genere. Nella maggior parte dei casi, non si ammala. A volte si ammala ma guarisce presto. E a volte, invece, non guarisce. Perché? Non è facile capire cosa accade nell’organismo quando viene aggredito. Perché un battere perfettamente innocuo si trasforma in letale? E perché a volte il nostro sistema immunitario sembra funzionare efficacemente e altre volte no?
Lo studio del sistema immunitario è uno dei campi più affascinanti della ricerca medica. E uno dei più utili, per arrivare a definire strumenti sempre nuovi di cura di importanti malattie.
Secondo gli specialisti comprendere a fondo il funzionamento del sistema immunitario è come “un’assicurazione sulla vita della specie umana, la società contemporanea, infatti, non può accettare di lasciar fare “alla natura” e di affidarsi alla selezione della specie (al costo di milioni di morti, come avveniva un tempo per le epidemie). La ricerca medica, oggi, cerca dunque strumenti diversi. E capire con esattezza come funziona il sistema immunitario significa poter trovare nuove soluzioni (in termini di cure e di vaccini), per interagire “alla pari” con un mondo – quello dei microbi, che siano virus, batteri o protozoi- in continua evoluzione. Per saperne di più sull’argmento vi consigliamo la lettura del libro I guardiani della vita, di Alberto Mantovani.
Il sistema immunitario, come funziona
Si chiama “sistema immunitario” l’insieme delle difese naturali grazie alle quali un organismo si difende da ogni agente che possa provocare malattia e/o infiammazione (patogeno) e dunque compromettere la sua integrità.
Quello immunitario è uno dei sistemi più complessi del corpo umano e molti dei suoi meccanismi di funzionamento sono ancora da scoprire. E’ formato da un insieme di cellule e mediatori chimici che agiscono in modo integrato tra loro, difendendo l’organismo quando viene a contatto con una potenziale minaccia.
Di base, il sistema immunitario è in grado di distinguere tra:
- corpi e materiale (interno o esterno) che non costituiscono un pericolo e dunque possono essere conservati;
- corpi e materiale (interno o esterno) che invece sono nocivi per l’organismo e dunque vanno eliminati.
Vari tipi di cellule costituiscono la prima “linea di difesa” dell’organismo: distinguono cioè se un agente (virus, batterio, protozoo) è amico o nemico. E quando riconoscono un intruso nocivo, lo segnalano al resto del sistema immunitario, presentando certe parti specifiche di questo microbo chiamate “antigeni”, che scatenano la produzione di anticorpi.
Su questa prima linea giocano un ruolo fondamentale le cellule dendritiche che hanno un ruolo essenziale nell’attivare le difese naturali. Esse monitorano organi e tessuti grazie a delle specie di “tentacoli”.
Sono in grado di catturare e degradare sostanze estranee all’organismo: quando incontrano un agente patogeno lo “fagocitano”, lo decompongono e poi ne mostrano un campione (l’antigene) alle cellule immunitarie, nello specifico ai linfociti T che aiutano i linfociti B ad attivarsi a produrre anticorpi.
Se le cellule dendritiche non “presentassero” quell’antigene, il sistema immunitario non si attiverebbe.
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La comparsa di nuovi virus e microrganismi aggressivi verso l’uomo fa parte del processo della vita. E’ una parte dell’evoluzione, di cui anche l’essere umano è il risultato. Tutti gli organismi viventi mutano perché muta il materiale genetico di cui sono fatti. E in questo continuo cambiamento possono comparire nuove varianti di virus o batteri, aggressive per l’uomo.
Come avviene questo cambiamento? Il cambiamento del materiale genetico di un virus può avvenire in modi diversi. Uno dei più frequenti è un passaggio di materiale genetico da un ceppo all’altro del battere stesso. Un’altra grande fonte di cambiamento è la civilizzazione: la presenza umana avanza sempre, invade nuova aree del pianeta e questo apre al contatto con diverse specie animali e vegetali, che sono “serbatoio” di nuovi germi e microrganismi. Poi la grande mobilità di uomini e merci che caratterizza l’epoca contemporanea fa il resto. Fortunatamente molti virus letali non scatenano epidemie nei Paesi sviluppati perché in pratica si fermano da soli e perché sono in vigore precise regole di quarantena e isolamento delle merci e delle persone sospette, che risalgono a centinaia di anni fa e sono ancora fondamentali.
Ma il concetto fondamentale è che virus così aggressivi si limitano da soli, perché uccidono rapidamente l’ospite grazie al quale sopravvivono. Questa non è una strategia “vincente” per un germe. Non è utile uccidere l’organismo grazie al quale esso stesso sopravvive. In questo modo, limita da solo la possibilità di contagio. Un vecchio proverbio contadino recita: meglio mungere la mucca piuttosto che macellarla.
Il sistema immunitario a volte sembra arrendersi
In realtà l’organismo umano li combatte sempre. Anzi, quando si tratta di nuove varianti di virus o batteri, il problema è che le combatte “troppo”: in molte di queste malattie infettive, infatti, non si viene uccisi dall’effetto tossico del microrganismo patogeno, ma dal fatto che questo virus o batterio scatena una risposta delle difese naturali così violenta da essere dannosa per organi e tessuti.
E’ come se il sistema immunitario non si controllasse. Il nostro sistena di difesa naturale è fatto di acceleratori e freni, entrambi fondamentali per dosare la reazione di difesa a un agente aggressivo: ci sono situazioni in cui i freni non funzionano perfettamente e il sistema non riesce ad “autocontrollarsi”, quindi diventa un pericolo per il corpo stesso. Nel complesso, però, il sistema immunitario riesce a combattere le nuove varianti dei virus.
Strategie virali contro quelle del sistema immunitario
Ci sono varianti quasi infinite di strategie adottate da virus e altri agenti patogeni. Ci sono i casi in cui il virus scatena una risposta eccessiva del sistema immunitario, che diventa letale per l’organismo. In altri casi i microrganismi si sono comportati come dei “pirati molecolari”: evolvendosi, cioè, hanno catturato alcuni geni che intervengono nel sistema di controllo, nel frenare la risposta immunitaria. Questi virus hanno catturato tali geni, usandoli per confondere le difese naturali del corpo. Non c’è una regola generale: ciascun microrganismo attua la sua strategia.
Quando vincono i virus
Il fatto che un microbo causi problemi all’uomo non dipende solo dalla sua aggressività o dalla sua strategia. Perché il sistema immunitario funzioni bene è molto importante lo stato di salute generale e l’interazione con l’ambiente. Un esempio: tutti gli individui, prima o poi, vengono a contatto con le spore del fungo Aspergillus, stando all’aperto e in un ambiente chiuso. E’ molto comune. E non si ammalano, perché le difese naturali dell’organismo riconoscono e neutralizzano le spore, che sono dunque “innocue”.
Ma se una persona sta seguendo una terapia aggressiva contro il tumore, ci sono molte probabilità che si ammali di aspergillosi (un’infezione spesso letale nelle persone con leucemia). La terapia anticancro indebolisce le sue difese e l’organismo non è in condizione di “contenere” la presenza delle spore.
Un altro elemento che gioca a favore, nella lotta contro gli agenti aggressivi, è che il sistema immunitario ha una specie di “memoria”. E’ capace di ricordare le infezioni e gli incontri già avvenuti con certi agenti: se si è avuto il morbillo – o ci si è sottoposti al vaccino – non ci si ammala più. Il sistema immunitario ricorda. E questa memoria è una proprietà essenziale, di cui gli studiosi devono ancora capire bene il funzionamento.