Sesso biologico: esistono davvero giocattoli per i maschi e altri per le femmine?
Di discorsi riguardanti il sesso biologico, cioè quello che alla nascita ci fa distinguere i maschi dalle femmine, e altri inerenti le questioni di genere, vale a dire come un individuo sceglie di identificarsi, ne abbiamo sentiti di ogni tipo.
Questi due temi sono spesso sovrapposti, accavallati, confusi l’uno con l’altro.
Un vero e proprio “vaso di Pandora“, come il celebre contenitore di tutti i mali della mitologia greca, da scoperchiare con le dovute accortezze.
Tuttavia, per quanto questi temi non siano una novità o, semplicemente, per quanto non tocchino molti di noi nel quotidiano, basta scendere nel pratico per scatenare risposte di pancia.
Una semplice domanda: esistono davvero giocattoli per i maschi e altri, invece, per le femmine?
Uomini, animali e sesso biologico: quanto abbiamo in comune?
Il primatologo di fama mondiale Frans de Waal ha pubblicato, lo scorso giugno, un libro dal titolo “Diversi“. Le sue osservazioni sul comportamento animale, possono tornarci utili per alcune riflessioni.
“In una sezione del libro il primatologo parla di alcuni primati, babbuini nello specifico, tenuti in cattività. Lasciandoli in una stanza con dei giochi di diverso genere a disposizione, palline, macchinine, bambole, si è studiato il loro approccio. I maschi scelgono preferenzialmente le palline e le macchinine che fanno correre su e giù. Le femmine, invece, pettinano e cullano le bambole“, spiega Vincenzo Caputo Barucchi, professore ordinario di Anatomia Comparata e Citologia presso l’Università Politecnica delle Marche.
Il paragone con la specie umana può sembrare quasi scontato.
Giochi da maschi, giochi da femmine. Ma è davvero così?
I venti di cambiamento degli ultimi decenni portano a vedere questa differenziazione tra i sessi ( che si esprime anche nei giochi per i bambini) in maniera molto diversa. C’è chi parla di progresso, di una società meno vincolata a inutili schemi del passato. Per altri, invece, sono ‘mode pericolose’ che rischiano di confondere i nostri bambini.
Prima di trarre delle conclusioni, quindi, facciamo un passo indietro.
Vincenzo Caputo Barucchi, nel suo libro “Il vertebrato che è in noi“, cita il filosofo Martin Heidegger. Quest’ultimo spiega che l’animale sa sempre cosa fare: se c’è un predatore scappa, se c’è una preda la mangia. Così fin dalla nascita.
L’uomo, invece, è libero di fronte al mondo, e questo ventaglio di infinite possibilità lo angoscia.
È il “misterio grande” della condizione umana, che lo scrittore Giacomo Leopardi ha accuratamente descritto nel suo celebre diario personale dal titolo “Zibaldone”.
Per esempio, davanti a un animale feroce può scegliere di nascondersi, di combatterlo o di predarlo a sua volta, in base a ciò che gli conviene fare. Stesso discorso nella vita di tutti i giorni, l’essere umano è guidato più dalla ragione che dall’istinto, che è caratteristica peculiare, invece, degli animali.
Così indeterminato e, al contempo, così illimitato nel suo potenziale, l’uomo è la specie che ha dominato il Pianeta.
Tuttavia, la comparazione tra uomini e animali era un tema caro anche al naturalista francese Georges-Louis Leclerc de Buffon.
“Egli considerò il metodo comparativo come lo strumento migliore per tentare di comprendere la peculiarità dell’uomo“, continua Caputo Barucchi.
Infatti, il naturalista francese sosteneva che: “Se gli animali non esistessero, la natura dell’uomo sarebbe ancora più incomprensibile”.
Tornando indietro, cosa ci dicono, quindi, i babbuini che scelgono determinati giocattoli per intrattenersi?
Che, forse, in fondo in fondo, c’è una qualche incomprensibile predisposizione verso determinati aspetti, valori e oggetti, in base al proprio sesso biologico.
Come se una ‘scintilla della natura animale‘ fosse incastonata nel profondo dell’animo umano.
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Con cosa far giocare, quindi, i bambini?
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Al centro della battaglia che infiamma i discorsi riguardanti le questioni di genere ci sono proprio i bambini.
Coloro che costituiranno la società del domani. Coloro sui quali gli adulti riversano costantemente, e spesso inconsciamente, le loro idee, i loro pensieri, e l’immagine del futuro che ritengono più adatta.
Pertanto, probabilmente, è corretto che un bambino sia libero di giocare con tutto ciò che nei secoli si è ritenuto prettamente ‘maschile’ e, allo stesso tempo, può essere libero di scegliere la controparte di giocattoli ‘femminili’. Stesso discorso per le bambine, ovviamente.
Ciò che forse è sbagliato, è pretendere di essere noi stessi a decidere con cosa dovrà giocare.
Perchè se gli mettiamo in mano una bambola sarà una ‘femminuccia‘, se gli diamo una macchinina sarà un futuro ‘maschilista‘, semplicemente perchè siamo noi a dare questo significato, attraverso tali associazioni.
Quindi, concludendo, forse la direzione migliore è mettere a disposizione dei bambini le varie tipologie di giocattoli, lasciando semplicemente che siano loro a scegliere.
Perchè, probabilmente, quei giocattoli non avranno mai per i bambini il significato che noi adulti, maliziosamente, volevamo vedere dietro.
Come direbbe il famoso poeta Kahlil Gibran:
“I vostri figli non sono figli vostri.
Sono i figli e le figlie del desiderio che la vita ha di sé stessa.
Essi non provengono da voi, ma attraverso di voi.
E sebbene stiano con voi, non vi appartengono.”
Colori da maschi, colori da femmine
Nell’immaginario collettivo di chi non è più un giovanotto, pensando alla differenza tra bambini e bambine, attribuire un colore a entrambi risulta una scelta piuttosto semplice. Azzurro per i primi e rosa per le seconde. Ma è sempre stato così?
La differenza tra rosa e azzurro attribuita a maschi e femmine è recentissima e, addirittura, nell’Ottocento succedeva proprio l’opposto.
Il rosa spettava ai maschi perché visto come una versione addolcita del rosso, tinta focosa e virile per antonomasia; mentre il celeste era il colore delle bambine in omaggio al manto della madonna.
Abitudine tanto consolidata che nel 1914 il quotidiano statunitense «The Sunday Sentinel» consiglia alle giovani mamme di vestire i maschi di rosa e le femmine di blu se vogliono essere rispettose delle tradizioni.
Tuttavia, in un preciso momento, questa abitudine viene completamente stravolta.
Il 20 gennaio 1953 Dwight Eisenhower diventa il quarantaquattresimo presidente degli Stati Uniti. La moglie, Mamie Eisenhower, si presenta vestita con un abito di seta rosa tempestato di duemila strass. “Mio marito governa il Paese, io governo in cucina“, diceva Mamie. Tuttavia, fino ad allora, non c’era ancora nessun legame tra il colore rosa e quel tipo di femminilità conservatrice: è Mamie che lo impone, comportandosi da influencer ante litteram.
Seguono a ruota Marilyn Monroe e Audrey Hepburn, due icone intramontabili di quell’epoca.
Nel 1959 avviene il lancio sul mercato della bambola Barbie e viene scelto come colore quello più di moda tra le ragazze: il ‘rosa Mamie‘ che dal quel momento in poi diventa la tinta girly per eccellenza, imitata da tutti i competitor nel mondo dei giochi per bambine.
Oggi i tempi sono cambiati. C’è chi rispetta le tradizioni e chi le vede un inutile e stucchevole retaggio.
Questioni che sicuramente non si pongono i bambini che vedono i colori con tutt’altra purezza d’animo.
Sesso biologico: in cosa consiste?
Il sesso biologico prende in considerazione, alla nascita, i connotati naturali e biologici come il patrimonio genetico, gli organi genitali e il quadro ormonale.
In base alle caratteristiche biologiche del neonato questo viene definito maschio o femmina, in quanto la nostra specie, vale a dire l’Homo sapiens, è caratterizzata dal binarismo sessuale.
Facciamo un passo indietro.
I geni contengono le istruzioni che determinano l’aspetto e il funzionamento del nostro organismo, e sono contenuti nei cromosomi. Ogni cellula umana, esclusi i globuli rossi, gli spermatozoi e gli ovociti, è composta da 23 coppie di cromosomi. Una di queste coppie è rappresentata dai cromosomi sessuali, che determinano il sesso biologico dell’individuo.
La combinazione di cromosomi XY, dal punto di vista biologico, identifica un maschio, mentre la combinazione XX è specifica di un individuo femmina.
Questo discorso vale per la specie umana e per tutti gli altri organismi che in natura si riproducono attraverso la cosiddetta riproduzione sessuata. Un esempio è costituito dagli altri mammiferi, come i cani, i gatti, e per quanto diversi, anche i delfini e molti altri ancora.
Anomalie del sesso biologico
Una fascia tra lo 0,5 e l’1,7% della popolazione mondiale presenta, fin dalla nascita, caratteristiche confuse o non concordanti tra loro a livello genetico, gonadico o genitale: in questo caso si parla di intersessualità.
Gli elementi presi in considerazione possono essere genetici, come nel caso degli ormoni e dei cromosomi, o legati agli organi riproduttivi e alle caratteristiche sessuali secondarie, come la barba o il seno, che generalmente ci aiutano a inquadrare il sesso biologico di una persona.
Individui dotati di connotati maschili e femminili, in contrapposizione, sono spesso definiti ermafroditi. Tuttavia gli ermafroditi, biologicamente parlando, sono esseri dotati di entrambi gli organi genitali (maschili e femminili) completamente formati e funzionanti.
I medici, parlando di queste caratteristiche parziali e miste, preferiscono usare la più accettata nomenclatura di ‘pseudo-ermafroditismo‘ o ‘mosaicismo’.
Infatti, entrambi i vocaboli, vale a dire intersessualità ed ermafroditismo, sono spesso stati visti come discriminatori poichè, più che scientifici, suonavano all’orecchio quasi come termini ‘razzisti’.
Pertanto, dal 2006, si parla di ‘Disordini della Differenziazione Sessuale’ (DDS) ma, anche in questo caso, il richiamo a una condizione clinica-medica non rende il termine del tutto adeguato e, pertanto, ha creato problemi di carattere sociale.
In Italia, proprio per questo motivo, negli ultimi anni si inizia a parlare quindi di ‘Sviluppo Sessuale Differente‘, una terminologia che assume una posizione meno giudicante e rispetta maggiormente i diritti degli individui coinvolti.
Alcuni esempi di anomalie del sesso biologico
Possono esserci interferenze genetiche, o alterazioni dei geni, che portano la Natura a creare delle ‘anomalie‘. In molti casi il sesso fenotipico (ciò che appare) non corrisponde con il sesso genetico (vale a dire quello individuato attraverso le apposite analisi per le caratteristiche genetiche).
Per esempio, la sindrome di Morris è una condizione che si instaura durante lo sviluppo degli organi e dell’apparato riproduttivo e genitale. Il risultato? “Un individuo biologicamente maschio, con coppia di cromosomi XY, si sviluppa con caratteristiche femminili perchè i suoi tessuti sono insensibili agli ormoni maschili”, spiega Barucchi.
La sindrome di Klinefelter, invece, è una malattia genetica che porta individui di sesso maschile ad avere un cromosoma X in più, quindi XXY. Lo sviluppo dei caratteri maschili è anomalo o ritardato, e spesso le persone che ne soffrono non sono fertili.
Inoltre, anche la sindrome di Turner rientra tra queste anomalie. È una malattia rara che prevede l’assenza di un cromosoma. L’individuo è geneticamente XO, caratterizzato da tratti femminili, sterilità, bassa statura e incapacità di portare a termine la pubertà sessuale.
Il genere
Il genere, o gender in inglese, è molto più complesso. Non si basa su connotati naturali, ma su costrutti e caratteristiche culturali. L’appartenenza a uno dei due sessi, quindi, si lega a componenti di natura sociale, culturale, comportamentale. Il genere, in questo senso, è forse più vicino a rispondere alla domanda “come mi sento?” rispetto a “come mi vedo?”.
Rispondere a queste domande porta alla cosiddetta identità di genere, vale a dire come un individuo si identifica. Aprendo una breve parentesi, l’identità di genere può dissociarsi dal sesso biologico e, nei casi in cui ciò si verifica, si parla di disforia di genere. La persona che sperimenta questo stato, per esempio, non accetta i propri genitali, o la crescita della barba o del seno.
Gli orientamenti sessuali
Discorso ancora diverso riguarda invece gli orientamenti sessuali, vale a dire come un individuo si relaziona con gli altri all’interno della sfera sessuale.
L’attrazione sessuale segue l’identità di genere e non il sesso biologico. Questo spiega, per esempio, orientamenti sessuali che non rientrano nel rigido binomio biologico uomo e donna, come nel caso dell’omosessualità, vale a dire l’attrazione verso un individuo dello stesso sesso biologico.
Quindi, arrivati a questo punto, quanti tipi di gender esistono?
Rispondere a questa domanda è molto complesso.
Ogni giorno spuntano fuori nuove ‘categorie‘, e l’apertura verso questo tema in Paesi diversi del mondo cambia di società in società. Pertanto, è difficile capire quanti tipi di gender esistano e quanti siano accettati e riconosciuti.
Per dare un’idea, già nel 2014 iscrivendosi su Facebook, al momento della registrazione, un utente poteva scegliere tra ben 58 opzioni differenti per esprimere la propria identità di genere.
Per approfondire, vi riportiamo un breve elenco delle identità di genere più diffuse o, semplicemente, conosciute.
- Cisgender: l’identità di genere coincide con il sesso biologico. Per esempio, una persona biologicamente formata da connotati maschili che si sente uomo.
- Agender o Genderless: letteralmente senza gender, indica un individuo che non si riconosce in un genere preciso. Può essere il caso di alcune persone caratterizzate dallo pseudo-ermafroditismo.
- Bigender: una persona che si identifica con entrambi i sessi e, spesso, nelle relazioni può interpretare ruoli sia femminili che maschili.
- Gender fluid ( non binario): caratterizza gli individui che non rientrano sempre in una categoria precisa, in quanto la loro identità può variare in base alle relazioni che sperimentano con gli altri e, quindi, sperimentare orientamenti sessuali differenti.
- Gender Queer: è il termine che caratterizza un’identità che è svincolata dal sesso biologico e dal genere, spesso associato al gender fluid.
- Transgender: identifica una persone la cui identità di genere non corrisponde al sesso biologico. Non va confusa con la transessualità che, invece, prevede il rifiuto del proprio sesso biologico e, con interventi chirurgici o estetici, porta l’individuo a mostrarsi con quello opposto.
Copertina foto di Pavel Danilyuk: https://www.pexels.com/it-it/foto/persone-donna-giocando-scuola-8422249/
Foto di Yan Krukau: https://www.pexels.com/it-it/foto/persone-giocando-creativita-divertimento-8612921/