Mancini si nasce, a volte si diventa. E' così che il cervello fa faville
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Mancini si nasce, a volte si diventa. E’ così che il cervello fa faville

02/01/2018
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C’è chi ci nasce (e tanti sono i personaggi famosi nella storia) e chi lo diventa, forse solo per un inconveniente. Ma abituarsi a “fare” i mancini – anche per qualche settimana – sembra riservare un vantaggio inaspettato: sveglia il cervello.

A queste conclusioni è giunto uno studio condotto da ricercatori svizzeri in merito all’uso del braccio sinistro (nelle persone destrimani) e su ciò che questo cambiamento provoca per le attività cerebrali: la prima conseguenza sembra essere una stimolazione positiva per il cervello.

E’ un pensiero consolante per chi si ritrova con il braccio destro rotto, l’idea che quel fastidioso gesso non serva solo a tenere a riposo l’arto immobile, ma ad “allenare” una parte dell’encefalo. Ma soprattutto è un ulteriore passo avanti della ricerca scientifica, da decenni impegnata a studiare e capire i meccanismi che regolano il fenomeno del mancinismo.

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“Fare” i mancini sveglia il cervello

Quali conclusioni si possono trarre? I risultati dei ricercatori svizzeri dimostrano che il cervello ha una tale plasticità, anche in età adulta, da sapersi adattare molto velocemente (entro 2 settimane, nell’esperimento) di fronte a un cambiamento delle richieste che riceve: in questo caso, fare le cose con la mano sinistra e non con la destra.

Quindi “fare” i mancini – anche se si è originariamente destrimani – rende il cervello più sveglio, perché lo obbliga a elabora gli impulsi necessari a far sì che quella mano sinistra si comporti davvero come se fosse sempre stata la mano dominante.

E ci possono essere implicazioni utili a livello clinico, utili agli specialisti. Si pensi alle cure necessarie per ristabilirsi dopo un qualsiasi incidente che blocca una parte del corpo (un trauma, ma anche un ictus cerebrale)… La riabilitazione spesso consiste nel bloccare la parte sana del corpo per costringere la persona a usare comunque l’arto danneggiato o paralizzato e riportarlo pian piano in funzione.

Questa pratica – affermano i ricercatori svizzeri – danneggia probabilmente i circuiti cerebrali che comandano l’altro braccio, quello sano. In questo senso, concludono, è giusto che si blocchi l’arto sano solo “per il tempo necessario e più breve possibile”.

Mancini si nasce, a volte si diventa. E' così che il cervello fa favilleMancini: sfatati i vecchi tabù

La capacità innata di usare una mano piuttosto che l’altra non sembra dunque immutabile: i destrimani, se necessario, possono adattarsi a utilizzare abitualmente la sinistra e viceversa. E questo è un ulteriore elemento che va contro gli antichi pregiudizi e tabù che una volta si nutrivano verso le persone mancine.

Nonostante la storia conti numerosissimi talenti mancini, in ogni campo dell’attività umana, la preferenza per la mano sinistra è stata per lungo tempo guardata con sospetto, criticata e osteggiata… non sono passati poi molti anni da quando, a scuola, si obbligavano i bambini mancini a imparare a scrivere con la destra.

Si è persino sostenuto che l’uso della mano sinistra come dominante fosse legato a una disfunzione cerebrale, in sostanza a un deficit delle capacità intellettive della persona. Ma la storia fornisce innumerevoli esempi che provano esattamente il contrario.

Mancini: i due emisferi del cervello in gioco

L’uso preferenziale di un lato o dell’altro del corpo dipende dalla “lateralizzazione” cioè dal prevalere di uno dei due emisferi che compongono il cervello. L’emisfero destro del cervello controlla la parte sinistra del corpo. E viceversa. E c’è asimmetria anche nel controllo delle funzioni cerebrali. Di solito:

  • l’emisfero sinistro è maggiormente responsabile della funzione del linguaggio e del pensiero logico;
  • l’emisfero destro, invece, controlla in prevalenza la sfera della creatività, dell’immaginazione e delle emozioni e della percezione spazio-visuale.

Nelle persone mancine, questa dominanza risulta invertita.

Il mancinismo inoltre si manifesta in varie “forme”. La preferenza per la parte sinistra può riguardare tutto il corpo (mano, piede, occhio, orecchio… quindi una completa “lateralizzazione”) oppure una parte (per esempio, si usa la mano sinistra ma si preferisce il piede destro, si mangia con la destra ma si scrive con la sinistra eccetera).

Ciò che si sa sull’essere manciniMancini si nasce, a volte si diventa. E' così che il cervello fa faville

I mancini rappresentano circa il 10 per cento della popolazione mondiale. E il mancinismo è stato oggetto di molti studi scientifici negli ultimi decenni.

Ora si sa con certezza, per esempio, che questa tendenza innata a usare di preferenza la parte sinistra del corpo per compiere movimenti e gesti volontari e involontari ha, in parte, una base ereditaria.

Un bambino che nasce da genitori entrambi mancini, per esempio, ha circa più del doppio delle probabilità di diventare mancino lui stesso, rispetto a un bambino nato da genitori destrimani.

Se solo uno dei due genitori è mancino, le probabilità sono quasi doppie.

I gemelli monozigoti sono in grandissima parte entrambi mancini. E gli studi effettuati sui bambini adottati ha indicato che essi sono mancini o destrimani in relazione ai genitori biologici, non importa quale sia la condizione della madre e padre adottivi.

C’è dunque un elemento di ereditarietà accertato, ma gli studiosi non hanno ancora ben chiaro il meccanismo di “trasmissione” di questo carattere biologico. Anche in questa prospettiva però si sono fatti passi avanti.

Uno studio fatto all’Università di Oxford nel 2007 e pubblicato sulla rivista “Molecular Psychiatry, ha consentito di scoprire un determinato gene – indicato come LRRTM 1 – che avrebbe un ruolo importante nel mancinismo (e anche nell’insorgenza della schizofrenia, ma i due elementi non sono collegati).

La funzione del gene LRRTM 1 – secondo la ricerca – è quella di controllare quale emisfero del cervello è preposta al controllo di precise funzioni, come quella del linguaggio, delle emozioni o della creatività. Si sa che nei mancini la dominanza degli emisferi è invertita rispetto alle persone destrimane. Secondo i ricercatori di Oxford, il gene LRRTM 1 sarebbe responsabile di questa “inversione”.

Lo studio ha coinvolto oltre 40 specialisti provenienti da 20 diversi Centri di Ricerca.

 

Manager della comunicazione, che da circa 20 anni si occupa di di tecniche di relazioni e sviluppo strategico per aziende e privati che cercano visibilità. Dopo un necessario passaggio (e sosta) nelle principali agenzie di comunicazioni internazionali (Edelman, Gruppo Publicis e Hill&Knowlton) con ruoli apicali, continua a creare eventi e rafforzare il proprio know-how attraverso l'attività in proprio. Allena la sua capacità organizzativa, gestionale e di relazione anche in famiglia, con 1 marito, 3 figli, 1 cane, 4 tartarughe, 4 pesci rossi, 1 geco e un terrazzo.

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