Andrea Camilleri, strane coincidenze al Km 123 dell’Aurelia
Andrea Camilleri ci ha lasciati momentaneamente orfani di Salvo Montalbano, il commissario di polizia di Vigata le cui indagini sono note a livello internazionale, anche grazie alla trasposizione televisiva venduta in più di venti paesi al mondo.
Nonostante le sue vicende non siano giunte alla conclusione né a livello lavorativo né affettivo (se si esclude qualche avventura imprevista il suo cuore sembra legato saldamente a quello di Livia), nonostante lo scrittore abbia da tempo ammonito i suoi lettori sul fatto che il finale di Montalbano sia già stato scritto e sia da lui preziosamente custodito per essere reso noto postumo, nonostante ciò ci si aspetta, ad ogni nuova pubblicazione, la prosecuzione del già letto.
E invece Andrea Camilleri ha spiazzato i suoi lettori con l’ultimo romanzo, “Km 123”, in cui i colori si confondono, dal rosa al giallo al nero, dal racconto di più vicende sentimentali alle morti sospette ai piani criminali imprevisti.
Una nuova formula narrativa per il romanzo di Andrea Camilleri
Il genere a cui Andre Camilleri si ispira in questa occasione è il romanzo breve, quello la cui lettura si esaurisce in breve tempo e che, se si ha la possibilità di poterlo fare, è bene leggere in un solo fiato, per non lasciarsi sfuggire nemmeno un particolare.
E’ un racconto senza narratore palese, costituito invece da una catena di voci celate che si alternano di capitolo in capitolo, perché nulla viene raccontato in forma indiretta, ma solo in presa diretta: dialoghi, sms, telefonate, mail, articoli di cronaca tratti da importanti quotidiani e bigliettini scritti e recapitati di nascosto sono i fili di cui è intrecciata la trama del racconto.
Andrea Camilleri non racconta nulla, non spiega nulla, lascia che a parlare siano le voci scritte e parlate dei suoi personaggi, a cui si aggiungono giornalisti e commissari di polizia: se Giovanni Verga, conterraneo di Andrea Camilleri e propugnatore dell’opera narrativa che avrebbe dovuto sembrare essersi fatta da sé, grazie all’impersonalità del narratore, potesse oggi leggere questo racconto andrebbe fiero della sua teoria e vedrebbe in Camilleri un degnissimo successore.
Ma se non ci sono narrazioni e descrizioni, come si fa a mettere insieme tutti i passaggi?
Anche in questo Camilleri è maestro: sono i personaggi principali su cui ruota la vicenda a darci, attraverso la loro voce, tutti i dettagli necessari alla comprensione dei fatti, al loro trasformarsi da vicende casuali, per quanto insolite, ad azioni mirate, che con il caso non hanno avuto nulla a che fare.
Il genere giallo è pane quotidiano per lo scrittore, ma ciò non gli impedisce, al termine della narrazione, di aggiungere in appendice un suo intervento risalente al 2003 sulla “Difesa di un colore”, cioè il giallo, il colore delle copertine volute dalla Mondadori per i polizieschi negli anni Venti.
E’ un coltissimo sguardo sulla storia del genere, un tributo alla sua identità e alla sua forza nel contesto letterario, un genere, il giallo, che merita la collocazione a fianco di altre specificità, avendo ormai da tempo abbandonato il ruolo di intrattenimento, perché la portata degli autori e del narrato lo merita ampiamente. E dato questo presupposto, Andrea Camilleri ritiene che sia forse ora di smettere di identificare il genere attraverso il colore di una copertina di cartonato vecchia di un secolo.
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Sebbene quasi nulla possa essere raccontato della vicenda se non si vuole sottrarre al lettore il piacere di scoprirla da sé nella sua brevità, si può però, senza nulla togliere alla sorpresa, comprendere chi siano gli attori di questa sorta di rappresentazione teatrale, il cui teatro è la quotidianità.
Anche in questo possiamo trovare la traccia di un altro nobilissimo siciliano, Luigi Pirandello, il primo a dichiarare apertamente quanto vana sia la convinzione di aver compreso la realtà, semplicemente perché essa non esiste in una forma assoluta, ma è declinata in modo soggettivo da chi la vive, il che la rende simile ad un caleidoscopio, dove ciò che appare non è quasi mai ciò che è.
Anche Andrea Camilleri sa giocare con l’illusione della realtà, smontandone le impalcature ad ogni passo e dimostrando, poi, come a volte neanche i protagonisti di una vicenda sappiano o possano dire di averla capita.
Il km 123 è punto di confluenza della vita di più persone: tutto ha inizio, infatti, come scopriamo al momento opportuno ma intuiamo sin dalle prime battute, con un incidente che si è verificato a questa altezza dell’Aurelia, nel tratto di congiunzione tra Grosseto e Roma ( anche le località, appena sfiorate, giocano un ruolo importantissimo e non vanno scordate).
La vittima si chiama Giulio Davoli, noto imprenditore edile romano, si presume abbia sbandato e sia finito in una scarpata con la sua Panda, dopo essere stato speronato da un’auto poi fuggita a folle velocità.
Un testimone del fatto si è prodigato per accompagnare l’uomo, gravemente ferito, in ospedale, salvandogli la vita.
Giulio ha una moglie di nome Giuditta, ma ha anche una giovane amante di nome Ester, pronta a qualsiasi gesto pur di poterlo contattare in ospedale.
Anche Ester ha un marito, Stefano, e una carissima amica di nome Maria, sposata con Francesco e residente a Milano per motivi legati al di lui lavoro.
Il gioco delle coppie è condotto da Andrea Camilleri con leggerezza ed ironia, quasi a dire che non sono eccezioni, ma bensì lo specchio del quotidiano, dove chi ama chi diventa un gioco ad incastro.
Francesco è la prima vittima, ma non l’unica, di questa strana storia che ha avuto inizio all’altezza dell’anonimo km 123 e che vedrà questo luogo ancora protagonista del procedere dei fatti.
A rendere più gustoso lo snodarsi della vicenda sono una denuncia alla Guardia di Finanza, una donna di nome Gianna, un Suv che appare e scompare, le certezze e i dubbi di chi indaga.
Ma a fronte di tutto questo, Andrea Camilleri non lesina il colpo di scena, in un finale godibilissimo e sconcertante per il lettore che ha ricavato dalle pagine precedenti la convinzione che la vera ragione di tutto si possa racchiudere in una sola parola, intorno a cui si intrecciano le vite dei protagonisti: infedeltà.
E’una telefonata a chiudere la partita, una telefonata grazie alla quale, come in un cubo di Rubik, tutte le tessere colorate vanno al loro posto, nessuna esclusa.
TITOLO : Km 123
EDITORE : Mondadori
PAGG. 154, EURO 15,00 (disponibile in versione Ebook euro 9,99)