E la Storia continua, con Giuseppe Culicchia

E la Storia continua, con Giuseppe Culicchia

Giuseppe Culicchia lo sa, la Storia non fa sconti a nessuno e si presenta puntuale a riscuotere i suoi crediti.

Le piccole storie camminano sulle loro strade, a volte intersecandosi a volte presentandosi come irrealizzabili convergenze parallele.

Non fanno clamore, le piccole storie, a meno che siano risucchiate nel vortice dei grandi cambiamenti, delle tragedie collettive, delle commedie rappresentate sul grande palcoscenico della vita.

Alla famiglia di Giuseppe Culicchia è toccata in sorte questa seconda possibilità, in quegli anni drammatici che furono etichettati come gli anni di piombo.

A lui sono occorsi quarant’anni per rielaborare una vicenda drammatica, al termine dei quali è stato pubblicato il primo dei libri in cui la storia di famiglia viene offerta in lettura.

“Il tempo di vivere con te” (Mondadori, febbraio 2021) racconta la storia di un ragazzo di vent’anni, Walter Alasia, cugino di Giuseppe Culicchia, brigatista rosso ucciso durante un tentativo di cattura.

“La bambina che non doveva piangere” continua sulla medesima linea offrendo un punto di vista diverso, quello di Ada, la madre di Walter, rovinosamente travolta dal turbinio della Storia.

Giuseppe Culicchia e la zia Ada

Ada Tibaldi, una seconda mamma per Giuseppe Culicchia che la amerà profondamente, nasce a Nole Canavese nel 1933, da una famiglia semplice, in cui hanno attecchito le idee fasciste.

C’è una camicia nera riposta nell’armadio di casa, quella che suo padre Giuseppe indossò per la marcia su Roma.

Niente di più lontano da quelle che saranno poi le idee di Ada, che sarà operaia, comunista iscritta al PCI, sostenitrice dei diritti delle lavoratrici, delle rivendicazioni sindacali e degli scioperi.

La sua storia viene raccontata dal nipote e appare come un dovuto tributo, un riscatto per una donna che fu prima di tutto una madre, capace di difendere suo figlio sino all’ultimo giorno della sua breve vita.

Lo difese e lo aiutò addirittura in prima persona quando Walter fece la scelta di entrare nelle Brigate Rosse, ma la sua fu una scelta d’amore, non d’ideologia.

L’esergo dell’autore ne è una immediata conferma: “Se mio figlio si fosse fatto prete, cosa che conoscendolo mi avrebbe stupita, sarei andata a messa tutte le domeniche.”

Non lo ha dovuto proteggere come sacerdote, lo ha fatto come brigatista.

Ricostruendo la storia della sua famiglia dalla parte della madre, Giuseppe Culicchia ripercorre una serie di avvenimenti che sono collegati gli uni agli altri con una sequenzialità che ci lascia alla fine con la convinzione che ciò che è stato non avrebbe potuto essere diversamente, visto a posteriori.

Da qui emerge la necessità di raccontare, di spiegare come le storie si siano incrociate alla Storia, che aspettava Walter e Ada alla resa dei conti all’alba del 15 dicembre 1976.

Gli anni più belli di Ada e di Giuseppe Culicchia

Ada è la terza di sei figli, ha i capelli rossi e il labbro leporino, a cui si porrà rimedio chirurgicamente.

Per questo non deve piangere, ma il problema pare non essersi posto, perché in tutte le fotografie sorride sempre, di un sorriso solare, sincero, aperto.

I suoi genitori, Giuseppe e Giuseppina Tibaldi, vivono in campagna e qui affrontano tutte le difficoltà degli anni del fascismo prima e della guerra poi.

Come tutti, Ada sa cosa voglia dire patire la fame, proprio lei che è una bambina golosa e con un appetito tale da finire sempre tutti gli avanzi nei piatti degli altri.

Di lei il nipote Giuseppe Culicchia ci lascia un ritratto vivace, di una giovane donna che freme per godersi la vita, per poter andare a ballare, per usare di nascosto i vestiti che la sorella eredita da una cugina benestante.

Già da bambina sprigionava un’energia che fratelli e sorelle non possedevano, sapeva essere il buffone di casa, riuscendo così a scalfire la durezza del padre e la stanchezza della madre.

Si gioca con poco, ci si diverte con niente, la Storia incede con passo pesante, ma l’infanzia di Ada è comunque serena.

“La bambina dai capelli rossi che gioca in cortile con una bambola ormai pelata, perché a forza di pettinarla ha perso la bionda chioma, non può certo sapere che l’incedere della Storia non si limiterà a insanguinare il secolo in cui le è toccato venire al mondo, ma arriverà a sconvolgere la sua storia di donna adulta, infliggendole il dolore più grande che possa toccare a una madre.”

La guerra, la scuola, la polenta e una patata bollita, la colonia estiva e il mare, la radio in casa, i cinegiornali e le rappresaglie con l’uccisione dei partigiani, tutto fa crescere in fretta Ada e le sorelle, mentre la madre brucia nella stufa la camicia nera del padre.

A fare da contraltare a questa saranno poi le camicie rosse di Walter, che Ada regalerà a Giuseppe come fossero reliquie preziose.

E poi si cresce, ci si innamora, ci si sposa: Ada conosce Guido Alasia e va a vivere con lui a Sesto San Giovanni, lavora in fabbrica come operaia e in estate torna a trascorrere le sue vacanze a Nole, con marito e figli.

Nei ricordi di Giuseppe Culicchia queste vacanze hanno un sapore particolare, il cugino Walter è il suo punto di riferimento, la zia Ada una seconda mamma.

L’amore per la politica di Ada e Walter

Giuseppe Culicchia racconta come la passione di Ada per la politica, per la lotta in nome della giustizia sociale sia stata come un fuoco, lo stesso che arderà poi in suo figlio Walter, che le assomiglia molto, anche negli occhi blu.

I due sono inseparabili, man mano che Walter cresce si avvicina all’ideologia che ha abbracciato sua madre, sino a che non gli basta più e decide di andare oltre.

La vita è stata spesso dura, lontana da casa e con pochi soldi, ma la solarità di Ada non si è mai spenta, come testimoniano le fotografie che corredano il racconto di Giuseppe Culicchia.

Il lavoro in fabbrica è duro, ma Ada non cede, anzi, ne approfitta per formarsi una sua coscienza politica, leggendo e informandosi come può, comprendendo la portata dello sfruttamento operato dal capitalismo.

Walter ammira sua madre e cresce sulla sua scia, sino a quando decide di allungare il passo e passare nelle Brigate Rosse, con Renato Curcio.

Solo Ada lo sa, il suo tormento per paura che gli succeda qualcosa non può condividerlo con nessuno.

“È la Storia che vi ha puntati come due bersagli. Madre e figlio. Impossibile sfuggirle. Sa perfettamente dove e quando prendervi. Le basta aspettare. Il momento verrà.”

Il momento arriva quando Walter, che sta per essere catturato a casa sua nel cuore della notte, tenta una fuga disperata dalla finestra e viene ucciso: con lui comincia a morire anche Ada, a causa del dolore.

Gli sopravvivrà per soli otto anni, sino al 20 gennaio 1985, segnati da quotidiane visite al cimitero e dalla perdita del gusto per la vita versando tutte le lacrime che non sapeva di avere.

E’ per lei, donna forte e madre spezzata, che Giuseppe Culicchia ha scritto questo secondo libro, per una madre morta di crepacuore dopo  aver pianto tutte le sue lacrime.

E la Storia continua, con Giuseppe CulicchiaAUTORE : Giuseppe Culicchia

TITOLO : La bambina che non doveva piangere

EDITORE : Mondadori

PAGG. 228       EURO 18,00  (versione eBook euro 9,99)

 

 

About Luisa Perlo

Luisa Perlo, Critico Letterario dopo una vita spesa tra i banchi di scuola. Amante dei libri, dei gatti e dei viaggi, considera la lettura lo strumento più efficace per crescere, migliorarsi e trovare il proprio posto nel mondo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Translate »