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Enrica Ferrara, segreti, bugie e una Cinquecento gialla
Libri

Enrica Ferrara, segreti, bugie e una Cinquecento gialla

10/08/2024

Enrica Ferrara, nata a Napoli, vive a Dublino da oltre vent’anni.

Lavora al Trinity College e collabora con l’Istituto Italiano di Cultura a Dublino.

Ha pubblicato numerosi saggi su letteratura e cinema, in particolare su Italo Calvino, Elena Ferrante, Natalia Ginzburg, Pier Paolo Pasolini e Domenico Starnone.

Nel momento in cui ha affrontato la narrativa, ha scelto di farlo con un’opera di finzione che prende spunto dalla vicenda realmente accaduta ad Angelo Ferrara, suo padre.

Negli anni Ottanta del secolo scorso in Italia ci si trovò a vivere un momento di grande tensione e difficoltà.

La politica come la si era intesa sin dall’immediato dopoguerra manifestò la sua debolezza e crollò come un castello di carte.

Iniziato con l’omicidio di Aldo Moro, il declino dei vecchi politici fu accompagnato da accuse molto pesanti, da situazioni mai limpide, da divisioni e faziosità, da schermi costruiti ad hoc per nascondere la verità.

Angelo Ferrara – e con lui la sua famiglia, Enrica compresa – vide sfumare la sua vita da dirigente della Democrazia Cristiana a causa di accuse per truffa aggravata, falso e associazione a delinquere.

Da questa dolorosa vicenda personale Enrica Ferrara prende lo spunto per costruire il suo romanzo, “Mia madre aveva una Cinquecento gialla”.

Storia di un padre assente e ingombrante

Nel romanzo Angelo Ferrara diventa il modello per Mario Carafa, un padre che scompare dal contesto familiare per riapparire soltanto sette anni dopo.

E’ il 1980, anno di svolta, quando la famiglia Carafa della buona borghesia napoletana si trova all’improvviso messa di lato, ignorata quando non additata come pessimo esempio.

Mario, il Papaone di Gina e Betta, si vede costretto a scappare perché invischiato in azioni politiche poco chiare.

Enrica Ferrara ci lascia intendere che possa essere la vittima di una macchinazione del suo stesso partito, un voltafaccia gravissimo degli uomini con cui aveva collaborato.

L’eco della vicenda di Aldo Moro, che Mario ha conosciuto personalmente, scuote ancora le coscienze, con tutti i dubbi che ha trascinato con sé.

Il mondo di Gina e Betta cambia all’improvviso ed è proprio Gina, la più piccola, a intestardirsi per capire, per dare un senso alle parole che sente usare per definire suo padre: termini per lei esotici come “capro espiatorio”, “latitante”, “brigatista” e “camorrista”.

A lei Enrica Ferrara affida il ruolo di narratore interno, con una visione improntata alla soggettività, quella di una bambina di soli dieci anni.

Il suo Papaone si è trasferito in Sardegna per nascondersi e poi ancora altrove, un non luogo in cui non le è concesso di vederlo più.

I viaggi nella lussuosa macchina del padre sono finiti, adesso a casa resta la Cinquecento gialla della mamma, piccola e scomoda ma comunque simbolo di indipendenza.

Mario è colpevole o innocente?

E’ una vittima del sistema politico che scricchiola fortemente o è implicato molto più di quanto si creda nei maneggi tra politica e mafia?

E’ un padre scomparso ma che continua a pesare sulla moglie e sulle bambine, tanto da mettere a rischio la loro vita con una bomba che fortunatamente le lascia incolumi.

E’ un uomo che ha reso necessaria una nuova identità per sé e per la famiglia.

Mario Carafa è diventato Mario Coffey e Gina è Enrica Coffey: un nuovo gioco, per una bambina di dieci anni, che ha ormai compreso che sono le parole a dar vita alla realtà, nel bene e nel male.

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Enrica Ferrara e la Cinquecento gialla

Sofia Carafa non è una donna che si arrende facilmente.

La fuga del marito le ha stravolto l’esistenza, la crescita e la formazione delle sue bambine è ormai di sua competenza.

Se in Betta trova una sorta di alleata, una confidente con cui può lasciarsi andare, così non è con Gina.

La ritiene troppo piccola, non comprendendo quanto invece sia attenta alla realtà e curiosa di sapere, messa da parte dalle compagne di scuola quando le accuse al padre diventano di dominio pubblico.

Le tre donne improvvisano una famiglia monca, che inizialmente non sanno come gestire, ma che poi le conduce sulla strada della libertà.

Per sette anni riescono a districarsi tra problemi e difficoltà, in bilico tra il desiderio di chiedere aiuto ai vecchi amici di papà o considerarli la causa del loro male.

E’ di certo una vicenda traumatica, in cui la vita dei singoli muta a seconda della storia politica contemporanea, in cui si deve convivere con il terrorismo.

Mario è solo più un fantasma, il latitante che Gina interpreta come uno che si mette di lato per agire da eroe.

Quando avrà l’occasione di parlare con lui dopo sette anni riuscirà a darsi delle risposte e a ricostruire la loro vicenda personale.

Ma durante la sua assenza c’è solo Sofia a sorreggerle.

In lei Enrica Ferrara vede una donna volitiva, alta, bella e forte come dice Gina.

Con lei le ragazze affrontano con la loro macchinina gialla un lungo viaggio per trascorrere una vacanza in un campeggio in Calabria, simbolo di un riscatto di Sofia, di una boccata di indipendenza e forse anche di nuova vita con nuovi amori.

In realtà Gina aveva tentato una fuga con la sua amica Sara tempo prima, per raggiungere l’isola di Ponza dove sembrava potersi nascondere Mario.

Una fuga risoltasi senza troppo clamore, un’esperienza che aveva lasciato in Gina un senso di smarrimento, per aver compreso che la loro vita era costantemente monitorata dall’alto.

La lunga vacanza è un momento di formazione per tutte e tre, ma soprattutto per Gina, che acquista nuova consapevolezza e una maggior capacità di comprendere le persone.

Il 1987, anno di svolta per Enrica Ferrara

Nel 1987 Mario Carafa è ancora latitante, ma Gina è cresciuta e non si accontenta più delle domande, adesso vuole le risposte.

Mediante l’intervento dello zio che mantiene i contatti col padre, riesce finalmente a incontrarlo, anche se solo per alcune ore.

E’ un momento centrale nella storia, anche se ne rappresenta la conclusione temporale.

Attraverso una specie di interrogatorio di Gina a cui il padre risponde senza esitazione, confessando alla figlia tutto quanto è accaduto, si ricuciono gli strappi, si colmano i vuoti, si cancellano le incertezze.

Brigate Rosse, Democrazia Cristiana, camorra, trame eversive, rapimenti, condanne e assoluzioni: tutto passa nelle parole di Mario, tra i viali della Reggia di Caserta e una trattoria isolata.

Per qualche ora la trama della famiglia Carafa sembra ricomporsi, ma è solo una breve illusione, perché il capro espiatorio deve tornare in clandestinità.

Vent’anni dopo, nel 2008, Gina ha realizzato il suo sogno di bambina ed è diventata scrittrice, ma vive in Irlanda.

A volte torna nella sua casa di Procida ed è proprio qui che Enrica Ferrara chiude la storia di riscatto e solidarietà femminile.

Qui le arriva un regalo del padre, fatto alla scrittrice che è diventata: qui può aver inizio un’altra storia, una nuova luce può rischiarare il passato.

Enrica Ferrara, segreti, bugie e una Cinquecento giallaAUTORE : Enrica Ferrara

TITOLO : Mia madre aveva una Cinquecento gialla

EDITORE : Fazi Editore

PAGG. 293    EURO 18,00   (versione eBook euro 9,99)

Luisa Perlo, Critico Letterario dopo una vita spesa tra i banchi di scuola. Amante dei libri, dei gatti e dei viaggi, considera la lettura lo strumento più efficace per crescere, migliorarsi e trovare il proprio posto nel mondo.

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