Helena Janeczek racconta Gerda Taro e vince il Premio Strega 2018

Helena Janeczek racconta Gerda Taro e vince il Premio Strega 2018

 

Premio Strega 2018, vince con un notevole margine di voti Helena Janeczek con il romanzo “La ragazza con la Leica”.

All’atto della proclamazione, avvenuta il 5 luglio, il commento unanime ha riguardato il fatto che la vittoria fosse andata ad una donna, dopo quindici anni di strapotere maschile, come se ancora lo spartiacque non fosse da porre tra un prodotto buono ed altri meno buoni, ma fra il genere maschile e quello femminile.

I retaggi di vecchi pregiudizi sono certo difficili da abbattere, ma ci si augura di non dover più leggere titoli di riviste specializzate che tendano a far risaltare l’eccezionalità della scelta dei giurati.

E’ certo un’altra la novità insita nel lavoro di Helena Janeczek, cioè il fatto che si tratti di un particolare tipo di romanzo storico, che affonda le sue radici negli anni Trenta del secolo scorso (rivisitati negli anni Sessanta dai protagonisti) e racconta di uomini e donne realmente vissuti in quel periodo, affiancati da altri frutto dell’immaginazione della scrittrice.

Anche in questa ottica il Secolo breve (la definizione è di  Eric Hobsbawm) ha fatto scuola, cambiando i parametri di scrittura: abituati alle incursioni nel lontano passato (Scott, Manzoni, Vassalli), ci sembra che novant’anni a ritroso siano pochi, scordando però la incredibile accelerazione degli eventi moderni e il loro concludersi in un tempo molto breve ( la Seconda guerra mondiale non è certo durata poco, ma se confrontata  con la Guerra dei Cent’anni o con quella dei Trent’anni subisce un drastico ridimensionamento temporale).

E’ pertanto comprensibile la definizione data dalla stessa scrittrice al suo romanzo, il quale ha per protagonista una giovane fotografa del tempo, Gerta Taro, la prima fotoreporter donna caduta in uno scenario di guerra.

Helena Janeczek e Gerda Taro, donne di oggi e di ieri

A Helena Janeczek sono occorsi sei anni di lavoro per completare la sua storia, che l’ha portata a scoprire un personaggio straordinario, oggi come ieri, vissuto quando alle donne era riservato lo spazio della cucine e non certo la prima linea nelle guerre del momento.

Helena Janeczek racconta Gerda Taro e vince il Premio Strega 2018Gerda Taro, nata a Stoccarda nel 1910 e morta pochi giorni prima di compiere 27 anni in Spagna, dove si era recata per documentare le fasi della guerra civile con la sua fedelissima macchina fotografica, la Leica, era sentimentalmente legata ad un grandissimo fotografo di quegli anni, Robert Capa.

Fortemente attratta dalle idee repubblicane, ostile ai franchisti come ai nazisti che stavano emergendo in Germania, non aveva esitato a recarsi sul fronte, dove non poteva passare inosservata per la sua intraprendenza, per la sua giovane età e per la sua bellezza.

Durante un’incursione aerea tedesca, il veicolo su cui Gerda viaggiava venne urtato da un carrarmato, facendo sì che la donna, che viaggiava aggrappata ad un predellino esterno, finisse sotto i cingoli,  che le provocarono ferite spaventose portandola alla morte nel volgere di poche ore.

Gerda avrebbe compiuto ventisette anni dopo pochi giorni, ma aveva al suo attivo migliaia di scatti, molti dei quali mescolati a quelli del suo compagno.

Molti anni dopo, venne ritrovata una valigia contenente i negativi  degli scatti ormai molto famosi, per cui fu possibile comprendere in modo più preciso quali fossero suoi e quali di Capa.

La vita affascinante di questa giovane fotografa è stata rielaborata in forma romanzata da Helena Janeczek, che la sottopone ad un secondo filtro, quello di chi l’amò in modo intenso.

Per questo il romanzo gioca su due piani temporali: la scrittrice immagina che, negli anni Sessanta, i suoi amici e  gli uomini della sua vita ripercorrano gli anni Trenta, con tutte le loro incongruenze, i loro drammi e le loro ideologie, vissuti anche a fianco di Gerda Taro. La sua personalità, dunque, viene connotata in modo soggettivo da chi la ricorda, ognuno ha una memoria personale di lei, raccontata con sapienza dalla scrittrice, capace di affiancare particolari storici calibrati e documentati a invenzioni letterarie, del tutto giustificate.

Nelle sue pagine Gerda Taro riprende il posto che le spetta nella storia della fotografia, dal momento che per decenni è stata ricordata come la donna di Robert Capa e non come un’identità distinta ed autonoma, come realmente fu: è possibile dire tutt’al più il contrario, dal momento che fu lei a spingere l’uomo che amava ad assumere lo pseudonimo di Robert Capa e a trasformarsi in uno degli occhi più critici del Novecento.

Helena Janeczek, una scrittrice italiana multiculturale

I drammi del Novecento raccontati da Helena Janeczek si riflettono nel nostro presente, che certo limpido non è, ma cova sentimenti di odio e di rifiuto che l’Europa conosce fin troppo bene, per averli già vissuti in passato.

La scrittrice è testimonianza vivente di ciò che è stato: figlia di genitori provenienti da Auschwitz, con indosso il fardello dei salvati, è vissuta a Monaco di Baviera in un contesto che copriva le ignominie passate col velo del silenzio, incomprensibile a chi, come lei, aveva bisogno di capire ciò che era realmente successo.

Quasi trentenne, nel 1983 si è trasferita in Italia, dove ha trascorso la seconda parte della sua vita, abbandonando il tedesco come lingua della sua scrittura a vantaggio dell’italiano.

Oggi, cittadina italiana anche formalmente, con la vittoria allo Strega ci induce a mitigare gli spigoli dell’insofferenza verso chi è “altro” da noi ma con noi vive e convive, come altri scrittori che hanno trascorsi simili a quelli della Janeczek.

Gerda Taro ha testimoniato il suo tempo attraverso le immagini, Helena Janeczek lo fa attraverso le parole, ma entrambe sono donne coraggiose, spinte dal desiderio di mettere le proprie capacità al servizio degli altri, nella convinzione che solo chi conosce si può permettere di giudicare, di analizzare un passato che non si può annullare ma certo si può evitare di riproporre nei suoi sbagli e nella sua malvagità.

Parigi, dove Gerda Taro visse dopo essere fuggita dalla Germania, comprese la sua grandezza e celebrò per lei un funerale a cui presero parte duecentomila persone, ma oggi il suo nome e la sua tomba sono caduti nell’oblio.

Il romanzo vincitore dello Strega potrà renderle giustizia postuma, facendo sì che a fianco di Robert Capa, morto anch’egli testimoniando la guerra in Indocina, sia presente sempre Gerda Taro, una esuberante ragazza i cui occhi seppero vedere ciò che il mondo, in quegli anni, voleva ad ogni costo nascondere e negare.

Helena Janeczek racconta Gerda Taro e vince il Premio Strega 2018AUTORE : Helena Janeczek

TITOLO : La ragazza con la Leica

EDITORE : Guanda

PAGG. 336,   EURO 18,00

 

 

 

 

 

 

 

 

About Luisa Perlo

Luisa Perlo, Critico Letterario dopo una vita spesa tra i banchi di scuola. Amante dei libri, dei gatti e dei viaggi, considera la lettura lo strumento più efficace per crescere, migliorarsi e trovare il proprio posto nel mondo.

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