E’ più dolorosa una ferita dell’anima o una del corpo?
La risposta è molto semplice e ce la fornisce Ilaria Bernardini con il suo ultimo romanzo, “Faremo foresta”: non c’è confronto che tenga, graduatoria che valga, perché ogni dolore vale per se stesso e per ciò che comporta, rappresenta l’assoluto nell’attimo stesso in cui lo si vive.
E poi, perché arrovellarsi su sterili questioni quando tutto il tanto ( o poco) tempo che abbiamo a disposizione è sostanzialmente anarchico e non può essere dominato da noi che lo viviamo?
Ammesso poi che anche questo, vivere, ci sia concesso senza scadenza, con un contratto a tempo indeterminato e non solo in comodato d’uso: di questo l’autrice non pare essere così convinta, tanto da costruire sulle due protagoniste della vicenda, Anna e Maria, un percorso che si interrompe per un incidente o una casualità, l’imprevedibile fine di un matrimonio o un aneurisma cerebrale.
Non ce la posso fare, pensano e dicono le due donne al primo apparire della loro esistenza rovesciata, ma come tutti sfoderano una latente forza di sopravvivenza che salva entrambe e permette loro di ricominciare.
Ilaria Bernardini: due donne, due vite, un giardino in terrazzo
Anna ha un figlio di quattro anni, Nico, e sino ad un attimo prima aveva anche un marito, una casa, dei progetti da realizzare, dei bei ricordi di vita in comune.
Adesso le è rimasto solo Nico, il resto ha fatto il suo tempo e le ha lasciato la necessità di un cambiamento, dettato dalla separazione.
Occorre una nuova casa, dentro alla quale ricostruirsi, servono nuove certezze a cui appigliarsi, perché Nico ha sempre solo quattro anni, il suo essere così bambino deve tenerlo al riparo dal dolore che gli può provocare il capire che dove prima c’era l’abbraccio dei suoi genitori adesso è rimasto solo il vuoto.
Anna sa di dover ricominciare, ma chiudere un matrimonio non è mica facile come chiudere una porta a chiave, si intreccia il presente col passato per non staccarsi da quest’ultimo, si elemosina ancora una presenza che è già diventata assenza, si paragona il proprio soffrire con quello degli altri, per consolarsi.
Maria e Anna si conoscono in modo superficiale, ma il caso le avvicina il giorno in cui, mentre si sono incrociate presso la galleria d’arte della madre, Maria si sente male, tanto da dover essere trasportata in ospedale con una diagnosi di aneurisma cerebrale.
Il suo tempo subisce una battuta d’arresto, è necessario uscire dal tunnel della malattia con passi lenti e cauti, posporre tutte le urgenze che prima sembravano ineludibili e rallentare i propri ritmi, per riappropriarsi della propria vita.
Nel frattempo Anna ha trovato una nuova casa e una nuova dimensione, della quale entra a far parte anche Maria, in convalescenza: è un appartamento con terrazzo, sul quale la precedente inquilina ha lasciato le sue piante, in verità più morte che vive, vendendole ad Anna.
Il loro modo di essere rappresenta per Ilaria Bernardini la metafora della vita di Anna e Maria, attrici di una vita a metà, improvvide equilibriste su un filo d’acciaio che può fare la differenza: o mi reggo in equilibrio e raggiungo l’altra sponda o soccombo e rinuncio alla ricostruzione.
Se Anna non può certo dire di avere il pollice verde, così non è per Maria, abile botanica e profonda conoscitrice del ritmo che la natura e le stagioni impongono al mondo vegetale.
La loro amicizia diventa così un mutuo scambio di accudimento, al centro del quale si pone anche Nico, che può trarre beneficio dalla nuova soluzione di vita.
A ognuna delle due donne Ilaria Bernardini affida un compito, Maria si prenderà cura delle piante, che sembrano rivitalizzarsi al solo tocco dei suoi polpastrelli, mentre Anna si prenderà cura di lei, del suo recupero alla normalità.
Il tempo che aveva perso la sua imperturbabilità e si era trasformato in un elastico, con i continui sfasamenti di Anna tra passato e presente, tra cause di fallimento e rancori assolutori, tra distanze prese e poi rimpiante, torna ad essere ciò che, ovviamente, è sempre stato, un tempo circolare che è possibile abitare assistendo ai cambiamenti, compresi quelli che ci riguardano più da vicino.
La rinascita, vera protagonista del romanzo di Ilaria Bernardini
Simbolicamente bella ed efficace è la copertina del romanzo di Ilaria Bernardini, un disegno dai tratti quasi infantili di una foresta in crescita, all’interno della quale si muovono due donne, una con un bambino tra le braccia e un’altra con dei rami fioriti in una sporta: Anna e Maria si muovono con tranquillità nello spazio lasciato libero dalle piante, come se fossero nel loro habitat naturale. Un solo colore, il verde declinato in più sfumature, campeggia con discreta prepotenza.
La foresta non incute paura, è un luogo di luce e di vita, anche se è solo su un terrazzo e contempla tra i pochi abitanti solo farfalle e lucertole; questa foresta nello specifico è il risultato di tanta applicazione e di tanto amore, quegli stessi che servono per superare i confini della negatività e tornare a sorridere, con la bocca e con gli occhi.
“Faremo foresta” è l’imperativo che Ilaria Bernardini ha coniato per le sue due donne, che hanno imparato a “fare vasetti belli senza bisogno di fiori, senza bisogno di tagliare apposta e senza bisogno della primavera. Bastano le foglie, le spighe, il verde. Bastano gli avanzi delle potature per comporre qualcosa di delicato, le piante mezze morte della vicina per cominciare una foresta, gli avanzi di una famiglia per sopravvivere al deserto.”
Una foresta non diventa tale in breve tempo, bisogna avere la pazienza dei saggi nell’attesa che ciò si verifichi.
Lo stesso discorso vale per la nuova vita di tutti i protagonisti del romanzo di Ilaria Bernardini: col giusto succedersi degli eventi, grazie alla forza di volontà, i ricordi diventano tali e non costituiscono più l’unica trama di cui è tessuto il presente, la nuova vita germoglia grazie all’acqua che la rigenera, trasformando i germogli in fronde rigogliose.
Così sarà per tutti, anche per chi si era creduto un ramo secco senza speranza, per chi ha messo negli scatoloni dei traslochi tutto ciò che possedeva, comprese le certezze, per chi ha creduto che potesse essere una improbabile cartomante a tracciare le linee future della propria vita.
AUTORE : Ilaria Bernardini
TITOLO : Faremo foresta
EDITORE : Mondadori
PAGG. 192, EURO 19,00