Trentacinque anni, un sorriso contagioso, un’esuberanza verbale che la rende simpaticissima a chi la ascolta, una freschezza da adolescente coniugata con modi eleganti da donna di mondo, Irene Soave ha dato alle stampe il suo primo lavoro ed ha fatto il botto.
“Galateo per ragazze da marito. Come non concedersi quasi mai, quasi a nessuno, e riuscire a non sposarsi lo stesso” è un saggio delizioso e ricchissimo di rimandi per chi desideri seguire la passione di questa scrittrice e garantirsi una cultura nel mondo dei galatei e dei manuali di comportamento, atti a normare la vita di candide fanciulle che si affacciavano al mondo adulto.
Va detto, a onore di Irene Soave, che la sua non è una passione estemporanea, bensì profonda e motivata: racconta lei stessa che sin da bambina aveva mostrato interesse per libri come “L’enciclopedia della fanciulla” (edizioni Fabbri, 1962–1966), acquistata a fascicoli dalla nonna per la madre e da Irene divorata con passione.
Di lì in poi, collezionare sistematicamente manuali per l’educazione delle signore e signorine è diventata una necessità costante, evolutasi poi nel desiderio di raccontarli, questi precetti.
E’ nato così il “Galateo per ragazze da marito”, un saggio semi-serio che si legge in un fiato a dispetto delle quasi 400 pagine, divertendosi soprattutto se si è donne, maturando almeno una parvenza di senso di colpa se si è uomini.
Per definire un arco temporale di riferimento, Irene Soave ha preso in considerazione tutti i testi che è riuscita a recuperare risalenti al periodo compreso tra l’Unità d’ Italia e il Sessantotto.
Chiunque abbia vissuto con lo spirito dell’adolescente i decenni Sessanta/Settanta sa quanto oculata sia stata la scelta della data conclusiva: di lì in avanti il mondo femminile si è ribaltato nei suoi pensieri e nei suoi comportamenti, solo libertà individuale e niente norme da seguire, legalizzati aborto e divorzio, segnati a dito i padri padroni e le madri arrendevoli, con la conseguente sparizione dei vari Galatei.
Irene Soave, perché un saggio semi-serio?
Il Galateo di Irene Soave alterna una serietà indiscutibile nell’implicita indagine sociologica relativa a un secolo di storia d’Italia alla leggerezza spensierata con cui regala ironiche perle di vita vissuta dalle ragazze (in età da marito, ma nubilissime) della sua generazione, lei compresa.
Già nel sottotitolo traspare il radicale e irreversibile mutamento dei tempi: i galatei servivano ad addottorare le fanciulle affinchè trovassero un marito, possibilmente passabile, educato, benestante e che piacesse a mammà in modo da arrivare al principale obiettivo della loro vita: il matrimonio ( prima dei venticinque anni, si badi bene, che poi sarebbero diventate zitelle degne di commiserazione, votate a crescere i figli altrui).
Oggi le ragazze sono indifferenti al matrimonio, anzi lo rifuggono sino a quando non hanno concretizzato i loro obiettivi lavorativi.
Irene Soave rientra perfettamente in questi parametri: vive a Milano, lavora come giornalista per il “Corriere della Sera”, ed è non-sposata (oserei dire felicemente, dopo aver letto il suo libro…).
Ma per “la donna di una volta” la libertà di decidere della propria vita non era contemplata: di certo non poteva neanche avere un atteggiamento attivo, propositivo nella scelta del partner, perché il suo unico ruolo era quello della preda.
Il Galateo di Irene Soave, corredato da una ricchissima bibliografia degna di una cultrice del genere, è dunque il riflesso di una società che fa parte di un passato a volte rimpianto ma per fortuna irrecuperabile, è uno spaccato di usi e costumi che toccano i momenti salienti della storia dell’Italia dopo l’unità, dal “fatta l’Italia ora bisogna fare gli italiani” ai precetti del fascismo, dalle prime timide scorribande femminili all’esplosione della rivoluzione sessantottina.
Attraverso i manuali del tempo e le raccolte di Posta del cuore come quella tenuta per decenni da Donna Letizia, possiamo attraversare un passato che ci pare lontanissimo, ma che, a ben guardare, ha ancora alcuni sostenitori ai giorni nostri, tra le fila di quelle fanciulle che tutto farebbero pur di farsi sposare e di avere un matrimonio faraonico.
I cinque passi individuati da Irene Soave per arrivare alla meta
Lasciando ai lettori la piacevolezza della scoperta pagina dopo pagina, diamo qui alcuni esempi di ciò che doveva essere fatto per non finire nel novero delle zitelle (in realtà anche per loro ci sono regole e restrizioni di comportamento onde evitare di diventare acide, pettegole ed esclusivamente “gattare”: meglio sfruttare al massimo la propria libertà d’azione!).
Intanto bisogna porsi con chiarezza il proprio obiettivo, ricordando che in tempi recenti due ragazze “normali” hanno accalappiato i due principi inglesi.
Il passaggio tra il velo della prima comunione e il velo nuziale prevede l’osservanza di regole molto restrittive, indispensabili alla buona riuscita: occorre comportarsi bene per sperare in un cambio di posizione sociale (pur senza ambire ad una testa coronata), scegliendo oculatamente tra i pretendenti senza mai essere impazienti, per guadagnarsi un ruolo in fondo molto conservatore.
Ovviamente le donne in esame devono possedere caratteristiche ben individuabili, essere colte ma all’occorrenza frivole, attente al proprio orologio biologico ma non affrettate, belle e capaci di mantenersi tali, accompagnate da una dote importante ( unica speranza, una ricca dote, per le diversamente belle).
Per essere autocritiche e sincere con se stesse basta confrontarsi con l’elenco dei difetti, che vanno dai veniali ai gravi ai molto gravi ai gravissimi per poi concludersi con gli esiziali, in un percorso che va dalla timidezza all’essere già impegnata.
Se il cacciatore individua la sua preda, quest’ultima è di certo avvantaggiata, ma dovrà essere forte nei suoi convincimenti, andando dal fare la preziosa al non concedersi, perché si sa che i maschi hanno in testa un solo interesse e colei che cede è perduta.
Per quelle che prede non sono si apre invece il tempo dell’attesa…
Oggi i social e i siti di incontri aprono ai single mondi infiniti, in cui si sovrappongono conoscenza virtuale e reale, ma negli anni considerati da Irene Soave era solo lo sguardo del cacciatore a fare la differenza, in una sala da ballo, in una carrozza ferroviaria o durante un passeggio.
L’educazione avuta, lo studio magari matto e disperato delle Enciclopedie della donna, dei manuali , dei galatei davano a questo punto i loro frutti: la donna di una volta certa delle imminenti nozze sapeva a quel punto come vestirsi e comportarsi ovunque e a qualsiasi ora del giorno o della notte, in casa o fuori, in vacanza, a teatro o a tavola.
Tanta fatica, sì, ma il risultato valeva tutti gli sforzi profusi: e forse sarebbe vissuta felice e contenta.
E le altre, quelle rimaste a bocca asciutta?
A loro Irene Soave riserva un’ultima strizzata d’occhi: infischiarsene della condizione di single, volersi bene e soprattutto mai dire mai!
TITOLO : Galateo per ragazze da marito. Come non concedersi quasi mai, quasi a nessuno e riuscire a non sposarsi lo stesso.
EDITORE : Bompiani
PAGG: 384, EURO 17,00 (disponibile in versione eBook euro 3,99)