La narrazione è da sempre un prezioso strumento di comunicazione ed espressione per l’essere umano.
Facilita il processo del sapere, migliora l’apprendimento cognitivo, lo sviluppo emotivo ed etico; ha valore terapeutico.
Miti e leggende, infatti, non sono mai semplicemente storie curiose e bizzarre del tutto inventate; bensì offrono una visione “colorata” del mondo.
Anche se a volte descrivono il sovrannaturale, vengono tramandate per presentare un inconscio che si fa conscio; per rivelare concetti altrimenti destinati a restare sconosciuti.
Cappuccetto Rosso, per esempio, senza un’analisi approfondita potrebbe considerarsi una fiaba per bambini il cui fine è di ammonirli se prestano troppa confidenza agli sconosciuti.
In realtà deriva dall’antico mito di Crono, secondo cui l’atto di essere ingoiati simboleggia una rinascita necessaria per evolvere.
Molte volte la narrazione semplifica spiegazioni e fatti.
Basti pensare a quando si utilizzano espedienti quali le metafore per permettere all’interlocutore di comprendere al meglio, arrivando a una conoscenza più profonda delle cose.
La narrazione come atto di guarigione
La narrazione è un metodo utilizzato da numerosi terapeuti per supportare clienti e pazienti nei processi di guarigione.
Può sembrare un concetto forte, ma è molto diffuso sia presso i guaritori tradizionali delle diverse culture (mesoamericana, africana e altre) sia da medici specialisti proprio per i risultati concreti a livello clinico.
Dipendenze, lutti, traumi: tutte occasioni in cui il racconto può assumere una valenza terapeutica.
Attraverso la narrazione, infatti, i personaggi interpretano ruoli e mettono in scena parti di sé che altrimenti si faticherebbero a vedere e a osservare con discernimento.
Raccontare di sé, a sé e per sé, ancora, non è certo cosa nuova.
Già ai tempi degli antichi greci, infatti, si possono ritrovare i primi esempi di autobiografia (termine che deriva proprio dall’unione delle parole αὐτός, βίος, γραϕία).
Con l’atto della scrittura, infatti, ci si permette “qui e ora” di capire e, in seguito, accettare ciò che è accaduto in un altro tempo attraverso una riflessione guidata.
Essere spettatori, per così dire, della propria vita consente di fare chiarezza su aspetti poco limpidi, reinterpretandoli in una chiave diversa.
In alcuni ospedali (sia in Italia sia nel mondo, come in Australia) il racconto dei pazienti è stato considerato negli ultimi anni oggetto di ricerca per meglio comprendere le loro esigenze, questioni che troppo spesso rimangono in sospeso; riscontrando come scrivere e raccontare la propria storia fosse una vera e propria “best practice” per aiutare le persone a migliorare il recupero e favorire il dialogo con altri specialisti o semplicemente con la propria rete di affetti.
Narrare, quindi, non è un’arte ornamentale o qualcosa che si studia a scuola “perché così si fa”.
È un modo per comprendere quanto ci appartiene e ci circonda e trasmetterlo agli altri.
Raccontare per crescere
Un’altra convinzione è legata al pubblico delle storie, soprattutto quelle considerate fantastiche.
Si pensa che i fruitori ideali siano i bambini, con ampie sezioni dedicate a fiabe e favole per affrontare le paure o gestire le emozioni oppure, ancora, trasmettergli una morale.
In realtà i più piccoli non sono gli unici ad avere bisogno di crescere.
Tutti, grandi e piccini, lo fanno quotidianamente e costantemente per tutta la durata della vita, pertanto sarebbe superficiale pensare che gli adulti non necessitino di essere accompagnati nel lungo viaggio di conoscenza alla scoperta di sé e del mondo.
Mai sottovalutare, quindi, l’importanza della narrazione per entrare in contatto profondo con emozioni, sentimenti e ricordi.
Narrazione, sia orale che scritta
Che sia scritto oppure orale, il pensiero narrativo mette in moto processi neuronali e attiva l’azione.
È infatti la prima scintilla che crea la realtà.
La forza del pensiero, come avevamo già affrontato, è in grado di determinare e cambiare ciò che esiste.
Per i più “materiali” si tratta di fisica quantistica; per chi riesce ad andare oltre la pura razionalità si può parlare di energia (che, comunque, è la grandezza fisica che misura la capacità di un corpo o di un sistema fisico di compiere lavoro).